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SETTE REGOLE PER IL DIVULGATORE SCIENTIFICO DI SUCCESSO SECONDO GEORGE GAMOW


George Gamow è un fisico di origine russa vissuto tra il 1904 e il 1968. Si è occupato con successo di fisica nucleare, relatività e meccanica quantistica, ma ha fornito i suoi contributi più importanti nel campo della cosmologia e della biologia. Ciò che però costituisce l’oggetto di questo articolo non è la sua attività di scienziato, ma piuttosto quella di divulgatore scientifico, per la quale ricevette dall’UNESCO, nel 1956, il Premio Kalinga.
Dalla sua "autobiografia informale", intitolata "La mia linea di Universo" (Edizioni Dedalo 2008) è possibile estrarre sette indicazioni utili per chi si occupa di divulgazione scientifica.

1) Cerco di semplificare per me stesso, così imparo a semplificare per gli altri.

A Gamow è sempre piaciuto "vedere le cose in termini chiari e semplici". Per ottenere questo risultato ha speso tempo ed energie, ma ha ottenuto una ricompensa: imparare a semplificare per i non addetti ai lavori.
Come ci è riuscito ? Soprattutto con il coraggio della "libertà di parola" (così si esprime Giulio Giorello nella prefazione al testo sopra citato) e vivendo molto intensamente, anziché rinchiudersi nella classica torre d’avorio. È proprio il pieno contatto con gli altri, soprattutto con i non addetti ai lavori, che gli ha probabilmente consentito di scrivere numerose opere pienamente accessibili.
Oltre a questi ingredienti ha giocato un ruolo fondamentale la sua spiccata ironia, che ha senza dubbio non solo l’effetto di far sorridere, ma soprattutto quello di alleggerire il testo.
La scrittura di Gamow consiste quindi nell’esporre in maniera semplice una serie di idee secondo un ordine "naturale", in un certo senso non precostituito. È un po’ come, usando le sue stesse parole, raccontare "storie" ad un "gruppetto di amici davanti a un fuoco scoppiettante dopo una buona cena".

2) Non mi arrendo se non riesco a pubblicare ciò che scrivo

Nel 1937 Gamow scrisse il suo primo racconto della serie "Mr Tompkins", nel quale cercava di spiegare all’uomo comune i concetti di spazio curvo e di Universo in espansione. Naturalmente lo inviò per la pubblicazione a numerose riviste, ma ricevette soltanto lettere di rifiuto.
Nella sua autobiografia, riferendosi proprio a quel racconto, scrisse: "lo infilai in un cassetto e non ci pensai più". Ciò non significa che si arrese, ma semplicemente che era consapevole che forse non era il momento giusto per pubblicare oppure non aveva trovato la strada giusta per giungere alla pubblicazione. Il fatto di non pensarci più implica che non si strappò i capelli a causa del fallimento, ma considerò l’evento in maniera piuttosto equilibrata. È abbastanza evidente che la sua situazione finanziaria non dipendeva dalla pubblicazione. Poteva permettersi di aspettare. E la sua paziente attesa fu ricompensata dal successo.

3) Accetto consigli da altri su cosa scrivere e come pubblicare

Nel 1938, in occasione di un convegno di Fisica in Polonia, Gamow parlò del suo racconto a Charles Darwin (1). Ed accettò il suo consiglio di inviare il manoscritto alla rivista "Discovery". Così venne pubblicato il primo pezzo, dopodiché ne vennero pubblicati molti altri. E, verso la fine del 1938, giunsero a Gamow offerte da varie case editrici che, sicuramente, stabilirono delle indicazioni da rispettare in merito ai contenuti e alla forma. E fu così che uscì il suo primo libro di divulgazione scientifica: "Mr Tompkins in Wonderland", opera che raccoglie, appunto, le avventure di Mr Tompkins (trad. it. "Le avventure di Mr Tompkins: viaggio scientificamente fantastico nel mondo della fisica" – Edizioni Dedalo – 1995).

4) Mi avvalgo di un’accurata promozione dei miei libri

Ormai tutti riconoscono – nella nostra economia – l’importanza di saper vendere: non basta più un buon prodotto perché il mercato lo accolga favorevolmente, occorre anche una "buona confezione". Tanto è vero che parte del successo divulgativo di Gamow è dovuto a Barbara Perkins, publicity manager della Cambridge University Press. A tal proposito Gamow scrisse: "venni a sapere che la riuscita della promozione del mio libro era merito suo".

5) Collaboro con altri per scrivere libri su argomenti sui quali non sono molto esperto

È noto che per "tradurre i concetti apparentemente più astratti in immagini familiari anche al barista" (sono parole di Giulio Giorello, che cita un’espressione di Niels Bohr) occorre una buona conoscenza della disciplina scientifica a cui i concetti appartengono, oltre che naturalmente un’ottima capacità di trasmettere la cultura scientifica. Ciò implica soprattutto adattare il proprio linguaggio a quello dei lettori (o ascoltatori) e suscitare curiosità e interesse tramite la narrazione di una storia.
Quando le capacità del divulgatore scientifico non bastano per l’opera da realizzare, è il momento di riconoscere i propri limiti e collaborare con altri. D’altronde è risaputo che "l’unione fa la forza". E infatti Gamow, per scrivere "Mr Tompkins inside himself" (trad. it. "Viaggio di Mr Tompkins all’interno di se stesso: avventure nella nuova biologia” – Zanichelli – 1971), si fece aiutare dal suo amico Martinas Yčas, professore di microbiologia al Medical Center della New York State University. Ciò in quanto l’obiettivo di Gamow era "esporre i recenti rivoluzionari sviluppi della biologia".

6) Mi piace scrivere libri di divulgazione scientifica

Ciò è proprio quanto afferma, in modo esplicito, Gamow. Si tratta d’altronde di un fatto quasi naturale: se una cosa ti piace, è più facile riuscire a farla bene. Se una cosa ti piace molto, diventa una passione, e riesci ad andare avanti anche se nessuno ti paga. Tuttavia, ad un certo punto, ti rendi conto che senza soldi non riesci a fare la spesa al supermercato, e allora cerchi un lavoro, magari non molto gradevole, ma remunerato, e lasci le briciole del tuo tempo per la passione.

7) La mia vocazione principale non è scrivere libri di divulgazione scientifica

Anche questa è un’esplicita affermazione di Gamow. Il suo principale interesse è infatti "affrontare e risolvere i problemi della natura, che siano fisici, astronomici o biologici". Dunque, la vera vocazione di Gamow – già maturata durante l’infanzia – è fare lo scienziato. Tuttavia, dato che nella ricerca scientifica "le idee buone ed entusiasmanti non arrivano tutti i giorni", egli occupò il tempo libero fra un’idea e l’altra scrivendo libri di divulgazione scientifica.
nota (1): Naturalmente non si tratta di quel Darwin, che tutti conoscono e che a quell'epoca era già morto da 50 anni. A pag. 160 dell'autobiografia di Gamow c'è' scritto: "Nel maggio del 1938 andai in Polonia per partecipare ad una conferenza sul tema "Nuove teorie della fisica", che si teneva presso l'Università Pilsuzki di Varsavia ed era organizzata dall'Istituto Internazionale di Cooperazione Intellettuale, che credo fosse in qualche modo collegato alla Società delle Nazioni. Alla conferenza partecipavano Niels Bohr e Christian Moller per la Danimarca, sir Arthur Eddington e sir Charles Darwin per l'Inghilterra, Paul Langevin e Louis Brillouin per la Francia, ed Eugene Wigner, John von Neumann, Samuel Goudsmit e io per gli Stati Uniti".

5 commenti

Anonimo ha detto...

Un articolo molto utile. Mi piace molto. Grazie per averlo pubblicato.
Vorrei inserirlo nel mio blog se sei d'accordo
http://lascuoladelsapere.blogspot.com

saluti
Rosa

Anonimo ha detto...

Grazie Walter, condivido in pieno. Per fortuna per lui Gamow ci ha lasciato prima di assistere allo scempio 'divulgativo' dell'equazione scienza = spettacolo, che non avrebbe assolutamente condiviso. Appellandomi quindi ai suoi principi e all'antico proverbio milanese "ofelè fa' l tò mestè", invito caldamente i 'divulgatori' che vogliano a tutti i costi 'calcare le scene' a rivolgersi agli esperti del settore evitando deplorevoli 'fai da te'. Il teatro, come la scienza, ha delle regole del gioco che non possono essere ignorate e richiede anni e anni di pratica e conoscenza. Con affetto, da un'esperta che da anni lavora sull'argomento.

Walter Caputo ha detto...

Gentilissima Rosa,
ti ringrazio. Se vuoi, pubblica pure l'articolo sul tuo blog.
Gentilissima Maria Eugenia,
grazie per il tuo commento. Io sono un simpatizzante della "scuola di Piero Angela": ritengo che chi ha una discreta conoscenza della materia e una buona capacità di trasmetterla, possa lavorare nell'ambito della divulgazione scientifica.
Ciao Walter

Anonimo ha detto...

Ciao, e complimenti per il post.
Mentre lo leggevo mi sono soffermato a pensare al mio lavoro; insegno fisica in una scuola superiore. La domanda che mi sto facendo è questa: nel mio lavoro sono nel mio piccolo un divulgatore o devo essere qualcosa di più, o di diverso? Insegnare e fare divulgazione sono due concetti che davvero coincidono? Un libro di testo e un libro di divulgazione in fondo sono due testi completamente differenti!
Pian piano elaborerò una risposta...

Walter Caputo ha detto...

Ciao Andrea,
grazie per aver apprezzato il post. Anch'io insegno e faccio il divulgatore scientifico e credo che si tratti di sue attività differenti. Hai perfettamente ragione. Tuttavia io riesco ad insegnare meglio perché uso la divulgazione come primo accesso (e funziona!!!).
Saluti. Walter