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DALL'UNIVERSITÀ DI MODENA E REGGIO EMILIA LE ULTIME NOTIZIE SULLA CIMICE ASIATICA

Lara Maistrello, ricercatrice in Entomologia
Partiamo da un quesito emblematico: caro lettore, tu cosa provi per gli insetti? Sono pronto a scommettere che gli insetti non ti stanno simpatici, perché stai pensando all'ultima puntura di zanzara che hai subito o a quando hai notato, magari in casa tua, un coleottero davvero troppo grosso per permettersi di circolare indisturbato nella tua dispensa. D'altronde, tu non mangeresti mai un insetto, nemmeno se ti garantissero che si tratta di un cibo molto più ecosostenibile rispetto ad altri alimenti ricchi di proteine.

C'è chi invece studia gli insetti con una passione che non puoi neanche immaginare. Ad esempio, Gianfranco Curletti, che ha raccontato – in modo ammirevole – la sua vita di avventuriero-entomologo in giro per il mondo, proprio come una specie di Indiana Jones per gli insetti. Non a caso il libro si intitola “Matto per gli insetti”. Ed è bellissimo.

C'è anche una brava entomologa – si chiama Lara Maistrello e lavora presso l'Università di Modena e Reggio Emilia – che ho conosciuto durante la conferenza divulgativa “Arriva la scienza sulla scena del crimine”. In quell'occasione mi sono reso conto che il mondo degli insetti è sconfinato, complesso e senza dubbio estremamente interessante. Lara ha spiegato soprattutto cosa succede ad un cadavere quando giungono gli insetti....

Paride Dioli, entomologo specializzato
negli Eterotteri (cimici)
Ma a questo punto, caro lettore, ti starai chiedendo perché dovresti interessarti agli insetti. E  a cosa servono i soldi investiti nella ricerca entomologica. Ebbene, un insetto può arrecare molti danni all'agricoltura (ma anche ai cibi già preparati/confezionati) quindi – in ultima analisi – può danneggiare ciò che vorresti mangiare. Questo è il motivo per cui Lara ha organizzato un convegno, che si è tenuto a Modena il 6 febbraio 2016.

L'insetto in questione è la cimice asiatica (Halyomorpha halys). Tutto è cominciato il 13 settembre 2012, quando uno studente – raccogliendo insetti – si è imbattuto in una cimice sconosciuta  per il territorio italiano e l'ha portata alla Prof.ssa Maistrello, che – dopo aver consultato il Dott. Paride Dioli, esperto di quel tipo di insetti - ha allertato il Servizio Fitosanitario Regionale, considerata l’elevata pericolosità per le colture di questa specie. Quest'ultimo, a sua volta, ha avvisato le preposte autorità europee. Ed è così cominciato un lavoro di mappatura della diffusione dell'insetto e si sono avviate le indagini sulla biologia e sul monitoraggio e i danni in campo, in collaborazione con i Consorzi Fitosanitari delle province di Modena e Reggio Emilia. Alla fine del 2014 si vedevano già i primi danni alle coltivazioni, in particolare nei frutteti. Tuttavia, complice anche il clima particolarmente favorevole a questi insetti, durante l'estate 2015 si è assistito ad una vera e propria esplosione della popolazione, con pesanti perdite di raccolto che hanno suscitato forte preoccupazione nel mondo agricolo.

A parte tramite il colore marmorizzato tipico degli adulti, gli stadi giovanili della cimice asiatica si riconoscono per una una serie di  sporgenze appuntite sui lati del capo e del torace (ma occorre una lente di ingrandimento per vederle). Come  tutte le cimici, è dotata di un rostro, tramite il quale punge e “succhia”i tessuti vegetali, causando deformità ed altri danni che rendono incommerciabili la frutta e la verdura. Proprio per mezzo di quella sorta di stiletto, esercita la sua funzione di “super polifago”, in quanto arriva a cibarsi anche di 300 specie diverse di piante. Perché lo fa? Perché una tale varietà di cibo gli è necessaria per crescere e riprodursi.


La cimice asiatica
(Halyomorpha halys)
Il pericolo per i frutteti, i vigneti, gli ortaggi, i cereali (e già questo elenco è sufficiente....) è rappresentato dal fatto che la cimice asiatica è giunta in Italia, appunto, dall'Asia. E in Italia non ha concorrenti, né predatori, né parassiti, né malattie che possano frenarla, limitandone lo sviluppo. Per quanto riguarda l'Europa, la prima meta di viaggio della cimice asiatica è stata la Svizzera, già nel 2004, dopodiché si è diffusa in molti Paesi, come la Francia, l'Austria, l'Ungheria, la Romania e, naturalmente, l'Italia. Di conseguenza i confini attuali del problema sono già molto ampi.... E pare che il clima del nostro Paese sia piuttosto adatto alla cimice, che – ad esempio – non gradisce molto il freddo della Svizzera.

Per il lavoro di mappatura dell'insetto c'è stato un importante contributo: tutte le segnalazioni inviate dai citizen science, ovvero da volontari che hanno fornito informazioni secondo uno schema predisposto dai ricercatori. Questo fatto è particolarmente interessante, non solo per l'aiuto fornito e quindi per il vantaggio dato alla collettività (senza chiedere un compenso), ma soprattutto perché si tratta di un caso di cittadini che partecipano, entro certi limiti, alla ricerca scientifica. E questa è un'altra cosa molto bella.

Auguro a Lara e al suo team e ai Servizi fitosanitari buon lavoro con la speranza di aver successo nel contenere lo sviluppo della cimice asiatica.

Walter Caputo

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