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HEARTQUAKE: NEL CUORE DEL TERREMOTO

Napoli, città culturale, ha ospitato Heartquakemostra di carattere artistico scientifico. Da un’idea di Michela Alfè e Mauro Caccavale, la mostra ha preso vita nel cuore della città, precisamente nella chiesa di San Biagio Maggiore in Via San Gregorio Armeno il 23 Aprile scorso.
Per comprendere al meglio l’esposizione, l’idea, le tavole, Gravità Zero ha intervistato gli artisti scienziati e il curatore della mostra.



Parlateci di Voi.

Mauro Caccavale è un fisico sismologo, esperto utilizzatore dei mezzi informatici, appassionato di fotografia che, dal punto di vista artistico, si è formato a Napoli con Ugo Pons Salabelle. Michela Alfè è un chimico, sperimentatrice di molteplici mezzi espressivi, introdotta alla pittura e alle arti figurative dall’artista partenopea Tullia Matania.

Perché “Heartquake”?

Il nome Heartquake, di difficile resa in italiano, gioca con la parola ‘Earthquake’ cioè terremoto e ‘Heart’, cuore. Un evento sismico è una perturbazione improvvisa nel tessuto della Terra che ne altera istantaneamente gli equilibri globali, così come un infarto. I tessuti si riassestano in entrambi i casi ma i segni restano indelebili che e si accumulano nel tempo.

Quali tipi di programmi utilizzate per la creazione delle tavole esposte?

I programmi utilizzati per Heartquake sono quelli tipici diffusi in sismologia per la rappresentazione grafica dei dati acquisiti. Si tratta prevalentemente di software open source come Quantum-Gis per l’analisi geografica dei dati e GMT (Global Mapping Toool) per la loro rappresentazione.

Da cosa o da chi nasce l’idea di unire arte e scienza?

L’unione di arte e scienza è per noi un’esigenza naturale. Entrambi ricercatori al CNR, per lavoro siamo quotidianamente a contatto con i processi di trasformazione della materia come la sintesi di nanomateriali avanzati e con i processi di naturale riorganizzazione della Terra attraverso studi di rischio sismico. Il frutto di questi studi, per il progetto Heartquake per esempio abbiamo usato mappe sismiche, mappe cartografiche e prospezioni sismiche, ha un notevole contenuto estetico che intendiamo recuperare e rendere riconoscibile, aiutati dalla profonda conoscenza dei fenomeni che riproponiamo per nuove letture, che non siano solo di utilizzo tecnico.

Cos’è l’O-ring Art Studio?

L’O-ring Art Studio è un collettivo fondato nel 2011 da Mauro Caccavale e Michela Alfè. Il logo che ci rappresenta descrive il senso del nostro lavoro. Un o-ring, una guarnizione consumata dall’uso che funziona da giunzione tra due personalità differenti, dalla quale nascono delle rose, metafora della creazione artistica. L’O-ring Art Studio è il luogo dove si incontrano e dialogano i nostri due linguaggi espressivi predominanti, fotografico e pittorico e si confrontano le nostre competenze scientifiche. Il tipo di ricerca artistica a cui siamo interessati mira a proporre nuovi punti di vista di fruizione del reale perseguendo lo stupore e l’emozione attraverso il recupero ed il ricordo

La parola al curatore della mostra.

Francesco Ciotola, 35 anni, storico dell'arte e fotografo, da sempre sostiene la funzione sociale dell'arte e della fotografia in particolare, con diverse iniziative personali e collettive in Italia e all'estero. Attivo nel settore della formazione artistica dei più giovani, attualmente opera a Napoli. Tra le ultime mostre curate "io vivo come te"/tributo a Pino Daniele e Heartquake.

Le motivazioni e l’idea di partenza della location e del modo in cui avete esposto le opere?

La chiesa seicentesca di San Biagio Maggiore, sede dell’associazione Domus Memini, ci è sembrata subito la cornice ideale per Heartquake. L’ambiente è carico di storia, alle pareti sono ancora visibili gli ex-voto modellati secondo le parti anatomiche per le quali si chiedeva intercessione, suggerendo fin dai primi passi una relazione profonda con il corpo umano. La sua posizione centrale, nel cuore dell’antico centro storico della città di Napoli, ha inoltre favorito lo scambio con appassionati d’arte e curiosi che hanno partecipato con molto calore a questa esperienza. Il percorso espositivo rivelava per prima cosa le Tavole, per poi concludersi, all’atto di voltarsi per andar via, con la proiezione, situata in alto e non immediatamente visibile se non con un atto volontario.

Le tavole esposte hanno sconvolto l’immaginario del visitatore e l’assenza di una legenda/spiegazione delle stesse ha spronato il pubblico ad immedesimarsi nell’opera dando una visione del tutto soggettiva.

Nella Tavola 1 un cranio, nel quale è sovrapposta una prospezione geologica, è adagiato su un motivo in cui ogni punto rappresenta un singolo evento sismico, disposti secondo una sequenza temporale, come un elettrocardiogramma dei battiti della Terra.



Nella Tavola 2 un piede, schiaccia il suolo imprimendo un segno in corrispondenza della zona più soggetta a terremoti indotti.


Nella Tavola 3 un sistema di faglie (interpretate come le ferite rosse del tessuto della Terra o anche come un sistema arterioso) al di sotto del sistema urbano si intersecano e integrano con una cianotipia che rappresenta un sistema venoso.


La Tavola 4 propone una sezione del suolo come una sezione del corpo umano.



Nella Tavola 5 una prospezione geologica è penetrata da un sistema polmonare ramificato che scambia aria in costante rapporto con la superfice, rimandando al tema dell’estrazione di gas naturale dal sottosuolo e al respiro della terra.



Nella Tavola 6 il suolo è sostenuto da ginocchia il cui equilibrio è incrinato dagli eventi sismici localizzati a diverse profondità suggerendo la precarietà e la delicatezza degli equilibri geologici.  


Il pezzo forte è HeartQuake!
Heartquake è un cuore blu di Prussia sul quale si addensano, al ritmo dell’arpa del Maestro Gianluca Rovinello autore della musica, i punti epicentri di terremoti indotti che da anni interessano una Hevasta area al Nord-Europa soggetta a intenso sfruttamento delle risorse naturali attraverso l’estrazione massiccia di gas, mostrandone la sofferenza. Sette tavole con mappe di rischio sismico, cartografie e prospezioni geologiche illustrano il percorso metodologico. Immagini digitali, perturbate da innesti di ossa, tessuti e organi realizzati con l’antica tecnica di stampa della cianotipia.



 Gravità Zero vi dà appuntamento alla prossima mostra scientifica!

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