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JOHN MCCAIN, LA LIBERTA' DI INTERNET, IL FUTURO DEI MEDIA


"Sono molto lieto di introdurre l'Internet Freedom Act 2009 - ha annunciato il Senatore repubblicano John McCain - che manterrà la Rete libera dal controllo governativo e da regolamentazioni". McCain avrebbe tanta paura di veder danneggiato il mercato oltre che l'innovazione tecnologica, con regole che non spetterebbero affatto alla FCC.

"Quarant'anni fa, la prima commutazione di pacchetto permise il collegamento tra computer all'interno di una rete, covando la nascita di Internet, che ha con il tempo trasformato l'economia, la cultura, persino la democrazia della nostra nazione". Sono le prime parole tratte dall'introduzione del corposo documento di 107 pagine, con cui la Federal Communications Commission (FCC) statunitense ha aperto ufficialmente un dibattito pubblico, che durerà due mesi, sul disegno di legge che aprirà la strada ad una definitiva regolamentazione a difesa della neutralità della Rete.

Perché l'ex candidato presidenziale che una volta si definiva tecnologicamente "analfabeta" improvvisamente è così preoccupato per i dettagli nerd delle architetture di internet?

Denaro!

Secondo il rapporto Sunlight Foundation pubblicato due giorni fa, si legge che McCain ha ricevuto più soldi dalle lobby delle telecomunicazioni di qualsiasi altro senatore, nel corso degli ultimi due anni.


E chi ne parla su The Rachel Maddow Show, uno dei programmi televisivi americani più seguiti? Si tratta di Xeni Jardin, redattrice di uno dei 5 blog più cliccati al mondo: Boing Boing.




Al di là dei conflitti di interesse tra il senatore ed ex candidato alla Casa Bianca e le lobby delle telecomunicazioni (cui non siamo esenti neppure qui in Italia), due cose mi colpiscono in tutta questa vicenda:

1) che mentre in Italia la lobby dei giornalisti accusa i blogger delle cose più insensate (come denucia Luca Sofri), in America blogger e giornalisti lavorino in stretta collaborazione e partecipazione, come dovrebbe essere in un paese in cui c'è confronto civile e libertà di espressione. E che commistioni tra interessi economici e politica non fanno fatica a uscire sulle pagine dei blog e sui programmi televisivi più seguiti.

Ma, ancora più grave:

2) Che dando una sbirciata alle testate giornalistiche italiane nessuna (dico nessuna) sembra abbia anche solo segnalato i risvolti di questa importante presa di posizione che nei prossimi vent'anni interesserà e cambierà le vite di due terzi del pianeta. L'unica testata italiana (però online) che ne abbia parlato è stato l'ottimo Punto Informatico.

Motivo? I nostri giornalisti nazionali sembrano molto più interessati agli aspetti sessuali del senatore o al decollété della figlia per interessarsi al futuro dell'umanità.

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Di seguito l'assenza dei giornali italiani sulla vicenda (da Google News ore 13.48). E' presente un solo articolo: quello di Punto Informatico.




Un confronto analogo con la pagina news di Google.com rivela oltre 1200 articoli della stampa internazionale che riguardano i risvolti dell'
Internet Freedom Act 2009.

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