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DALLA TERRA ALLA LUNA

Alle 22:17 (ora italiana) del 20 luglio 1969 non ero davanti alla TV ad assistere al primo storico allunaggio. Nessun altro impegno avrebbe potuto avere maggiore priorità rispetto alla visione di qualcosa di incredibilmente importante ed irripetibile. Il mio problema è che il 20 luglio 1969 non ero ancora nato. A tutte le “generazioni nate dopo quella memorabile estate” deve aver pensato l'astronauta Umberto Guidoni, quando ha deciso di scrivere “Dalla Terra alla Luna – Il progetto Apollo 40 anni dopo”, libro pubblicato nel mese di marzo 2011 dall'Editore Di Renzo.

Guidoni ha ritenuto necessario raccontare alle generazioni post-allunaggio cosa successe in quel periodo in cui, grazie soprattutto alla guerra fredda e alla competizione USA – URSS, si giunse ad un viaggio che solo la fervida fantascienza di Verne aveva potuto immaginare. Dopo aver terminato la lettura del testo, ritengo che l'obiettivo di Guidoni sia stato perfettamente raggiunto: divulgare con parole semplici ed emozioni ciò che è ormai entrato nei libri di storia. Lui, quindicenne, ebbe la possibilità di seguire in diretta lo sbarco sulla Luna e all'epoca non poteva sapere che, decenni dopo, avrebbe volato due volte intorno alla Terra ed avrebbe soggiornato sulla Stazione Spaziale Internazionale.

D'altronde io sono nato nel 1970 e sono cresciuto con i documentari di Piero Angela. Il mio primo vero interesse per la scienza è stata proprio l'astronomia. Quindi questo libro sembra scritto appositamente per la mia generazione. A maggior ragione si tratta di un testo che dovevo necessariamente leggere, in quanto i miei studenti sono nati negli anni '90 e sospettano che sulla Luna non ci siamo mai andati. Purtroppo loro sono cresciuti con la pseudoscienza di Voyager e Misteri. Ed è quindi mio compito spiegar loro come si svolse realmente il programma Apollo.

Certo, come giustamente evidenzia Guidoni, i teenagers di oggi “mostrano assai meno entusiasmo per lo spazio” rispetto a coloro che hanno vissuto in prima persona lo sbarco sul nostro satellite e purtroppo alcuni miei studenti sembrano non mostrare entusiasmo per nulla. Ciò nonostante gli insegnanti non possono darsi per vinti: per loro Guidoni ha scritto un capitolo apposito, “Il complotto lunare”, proprio allo scopo di demolire scientificamente le principali tesi di coloro che ritengono che lo sbarco sulla Luna sia avvenuto solo all'interno di un set cinematografico.

Inoltre, una volta ogni tanto, a chi ha la fortuna di insegnare capita uno studente il cui sogno nel cassetto è proprio fare l'astronauta. A me è capitato di recente e non so con quali parole descrivere gli occhi di un ragazzo che pensa allo spazio. Occhi che guardano lontano nel futuro, parole come “pensi a cosa deve essere partire per esplorare un nuovo pianeta” e passione per la scienza.

“Dalla Terra alla Luna” è il racconto di come sia stato realizzato il profetico e memorabile discorso di Kennedy, pronunciato il 25 maggio 1961: “....credo che il paese debba impegnarsi, prima che finisca questo decennio, a realizzare l'obiettivo di far atterrare un uomo sulla Luna e farlo tornare sano e salvo sulla Terra...”. E fu così che la spinta propulsiva al programma Apollo venne data proprio dalla supremazia russa relativa alla tecnologia spaziale, alla quale l'America oppose tutte le sue energie organizzative, scientifiche e finanziarie. La vittoria americana non fu immediata: Guidoni spiega non solo i successi ma anche i problemi e i fallimenti che la NASA dovette affrontare per portare i primi uomini sulla Luna.

Dopo il programma Apollo, la spinta verso lo spazio risultò affievolita: l'obiettivo era stato raggiunto, l'URSS era stata battuta e i finanziamenti cominciavano a scarseggiare. La NASA riuscì comunque a portare avanti il programma Skylab, ovvero la prima stazione spaziale americana. E poi venne lo Space Shuttle e la Stazione Spaziale Internazionale. E si affacciarono sulla scena spaziale anche il Giappone, la Cina e l'India.

La parte finale del libro è dedicata soprattutto al futuro, ovvero all'eventuale programma per tornare sulla Luna entro il 2020. Infine, una base permanente sulla Luna, oppure una stazione orbitante potrebbero essere gli “spazioporti” che consentiranno la futura esplorazione umana del nostro Sistema Solare.


Questo post partecipa al Carnevale della Fisica ed. 18

2 commenti

il dentista di provincia ha detto...

Quei giorni di 40 anni fa ero al mare a Rimini e quella notte fatidica la passai nella sala TV dell’albergo. Una buona parte della sala era occupata da un gruppo di studenti americani in vacanza, che bevevano, si agitavano, rumoreggiavano, cantavano. Un po’ mi infastidivano, perché non si riusciva a sentire (vedere, non si vedeva un accidente in quel vecchio tubo catodico in bianco e nero). Un po’ li invidiavo, ma poiché (come poi avrebbe detto Armstrong) era un’impresa di tutta l’umanità, il sentimento prevalente era di fratellanza.
La notte passò tra le immagini dei giornalisti italiani, che trovavano anche il modo di litigare, e le macchie scurissime e chiarissime che la televisione ci trasmetteva dalla Luna. Ogni tanto non resistevo alla tentazione di affacciarmi nel giardino ad occhieggiare direttamente la Luna.
La lontanissima, bianca, pallida, poetica, silenziosa luna: dove in quello stesso istante due uomini chiusi in una scatoletta di latta si preparavano a scendere e passeggiare!
Ero nella Storia, nel momento più alto della Storia.

Walter Caputo ha detto...

Gentilissimo Dentista di provincia,
grazie veramente di cuore per la sua testimonianza relativa a quella fatidica notte.