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Covid-19: giorni di (stra)ordinario isolamento

Da millenni la filosofia buddhista e il cristianesimo ci hanno detto che siamo tutti interconnessi, che l'altro è mio fratello, ma sempre più ce ne siamo dimenticati.
Gli altri, la sofferenza degli altri, i problemi degli altri erano qualcosa di lontano, di visto sugli schermi.
Il covid-19 ci ha messo di nuovo davanti agli occhi l'umana interconnessione, la vediamo anche se obbligati a stare chiusi in casa.
La notizia della sua comparsa sul nostro territorio ha suscitato reazioni emotive sconnesse: rabbia verso chi ci governa che doveva dichiarare la quarantena nazionale dal giorno del primo caso, paura di ammalarsi di questo virus di cui ci fanno vedere il numero delle vittime, compassione e dolore verso chi ha perso una persona cara senza salutarla, onnipotenza di chi se ne frega ed esce, impotenza di chi guarda a Conte, a Burioni, a Borrelli, a Trump arrabbiato con la Cina l'OMS e i suoi consiglieri, alle fake news, al numero dei contagiati che sale sempre da quasi 2 mesi e non sa a chi credere.
Noi che avevamo silenziosamente delegato alla scuola il compito di istruire ed educare i nostri figli, ci troviamo a casa con loro, h 24, a dover fare contemporaneamente: i domestici, i lavoratori, gli educatori, gli animatori e gli istruttori su 3 piattaforme diverse (!), i duellanti per l'ultima bustina di lievito, mentre cerchi quasi tutti i giorni di convincere la tua anziana madre che non può andare al mare (sito in un'altra regione) a respirare lo iodio.

La dottoressa Romagnoli, nel suo Covid-19: giorni di (stra)ordinario isolamento, edito da EPC, 
affronta le ricadute del coronavirus su di noi in base alla fase della vita in cui siamo: genitori con figli piccoli, adolescenti, coppia, e in base a temi che ci accomunano: paura, tempo, colpa.
Guarda con occhio psicologico a come viene vissuto l'isolamento in base alle caratteristiche della personalità.

L'autrice scrive:
"E' colpa di qualcuno. 
Di chi corre.
Di chi porta le mascherine per far scendere il cane togliendole ai medici.
Di chi non porta le mascherine.
Di chi è razzista e non va più nei negozi degli stranieri.
Di chi ci va.
Degli autobus che girano.
Dei mezzi che fanno orario ridotto.
Di chi canta sui balconi.
Di chi non si sente orgoglioso di essere italiano.
Di chi è catastrofico.
Di chi è leggero e vede positivo.
Di qualcuno è la colpa.
Non può essere di nessuno".

"La paura sale come la marea. Dobbiamo contrastarla. Ma non salendo su un gradino più alto per mantenere la testa fuori, no, così la sentiremo rincorrerci e guadagnare terreno.
Dobbiamo combatterla con la calma. Razionalizzando i pensieri e non facendoci suggestionare ogni minuto di più".
Per le persone psicologicamente fragili il virus è un fertilizzante di paura e angoscia.
L'epidemia può sopraffare queste persone, aggiungendo paura all'ansia di base, oppure le può aiutare a ridimensionare le angosce, a distinguere tra un pericolo reale ed uno immaginato, tra la libertà limitata per proteggerci da un pericolo reale, e quella tante volte castrata per proteggere da un pericolo ipotetico, spiega la dottoressa Romagnoli.

La sua narrazione personale permette al lettore di seguire tutte le sue riflessioni fino ai consigli utili.
Un libricino, che offre diversi spunti di riflessione per sopravvivere all'isolamento, all'ansia e alla depressione.

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