Ridurre la carbon footprint nei processi produttivi: efficienza energetica e innovazione
Per molte aziende manifatturiere, la carbon footprint non è più solo un indicatore da inserire nel report di sostenibilità, ma una variabile che incide su costi energetici, accesso al credito, gare d’appalto e percezione del brand. I processi produttivi, in particolare, rappresentano spesso la quota più significativa delle emissioni complessive, soprattutto se l’azienda è energivora o utilizza molte materie prime ad alto impatto. Ridurre l’impronta di carbonio diventa quindi una priorità strategica, che passa da due leve principali: efficienza energetica e innovazione tecnologica.
Capire dove si genera la carbon footprint in produzione
Prima di ridurre le emissioni, è necessario sapere dove nascono. Nel contesto produttivo, le principali fonti sono:
- consumo di energia elettrica e termica per macchinari, forni, compressori, sistemi di ventilazione e climatizzazione
- uso diretto di combustibili (gas, gasolio, altri) per caldaie, generatori di vapore, mezzi interni
- perdite di processo, scarti, rilavorazioni e fermate impianto non pianificate
- inefficienze nella catena di alimentazione delle linee (aria compressa, vapore, acqua di processo)
Una prima analisi energetica associata a un inventario di emissioni (Scope 1 e 2, ed eventualmente parte dello Scope 3 a monte) consente di individuare i punti caldi: reparti, linee, fasi o singoli impianti che pesano in modo sproporzionato sulla carbon footprint complessiva.
Efficienza energetica: partire dai fondamentali
La via più immediata per ridurre la carbon footprint dei processi produttivi è intervenire sull’efficienza energetica. Spesso esistono margini di miglioramento significativi senza stravolgere impianti e layout. Alcuni interventi tipici:
- audit energetici mirati, per identificare sprechi su motori, compressori, forni, sistemi di pompaggio e HVAC
- sostituzione di motori tradizionali con motori ad alta efficienza e inverter, per adattare il consumo al carico reale
- revisione e riduzione delle perdite di aria compressa, sistema altamente energivoro se gestito male
- ottimizzazione dei profili di temperatura in forni e essiccatoi, evitando sovrariscaldamenti inutili
- miglioramento dell’isolamento termico di tubazioni, serbatoi e superfici calde
Questi interventi, oltre a ridurre i consumi, generano benefici economici immediati: la riduzione dei kWh e dei metri cubi di gas si traduce in risparmio in bolletta e, contemporaneamente, in una minore carbon footprint per unità di prodotto.
Innovazione tecnologica: ripensare il processo, non solo l’impianto
L’efficienza energetica agisce in orizzontale sugli impianti esistenti; l’innovazione tecnologica lavora più in profondità, ripensando il processo produttivo. Questo può significare:
- introdurre tecnologie produttive alternative a minore intensità energetica, ad esempio processi a bassa temperatura, essiccazione avanzata, nuove tecniche di formatura o di trattamento superficiale
- digitalizzare e automatizzare fasi chiave per ridurre scarti, rilavorazioni e tempi morti, attraverso sensori, IoT, monitoraggio in tempo reale e manutenzione predittiva
- integrare sistemi di controllo avanzato di processo per mantenere costanti i parametri senza sovraconsumi
- rivedere le ricette, le formulazioni o le specifiche di prodotto in ottica eco-design, riducendo l’uso di materie prime e step energivori
In molti casi, l’innovazione di processo va di pari passo con l’innovazione di prodotto: un prodotto progettato per essere più leggero, più durevole o più facile da assemblare può richiedere meno energia e meno fasi produttive, abbattendo la carbon footprint lungo tutto il ciclo di vita.
Energie rinnovabili e autoproduzione: completare il quadro
Accanto all’efficienza e all’innovazione, molte aziende valutano l’introduzione di fonti rinnovabili nel sito produttivo: impianti fotovoltaici in copertura, cogenerazione ad alta efficienza, sistemi di recupero calore da processi esistenti. Queste soluzioni, se ben progettate, permettono di ridurre la quota di energia acquistata da rete e di abbassare l’intensità carbonica di ogni kWh utilizzato in produzione.
L’obiettivo non è solo essere sostenibili ma anche economici: contratti di lungo periodo per energia rinnovabile, autoproduzione e sistemi di accumulo possono stabilizzare i costi in un contesto di forte volatilità dei prezzi energetici, migliorando la pianificazione industriale.
Coinvolgere le funzioni interne e i fornitori
La riduzione della carbon footprint nei processi produttivi non è un compito esclusivo dell’Energy Manager o del responsabile di stabilimento. Richiede il coinvolgimento di:
- Operations, per integrare logiche di efficienza nella gestione delle linee e nei piani di produzione
- Manutenzione, per assicurare che gli impianti operino nelle condizioni di rendimento previste
- Acquisti, per selezionare fornitori di energia e di componenti più efficienti e meno impattanti
- Qualità e R&D, per allineare requisiti di prodotto e specifiche tecniche con gli obiettivi di riduzione delle emissioni
Anche i fornitori possono giocare un ruolo decisivo: dalla scelta di materie prime con minore intensità carbonica, a packaging ottimizzati, fino a soluzioni di logistica e trasporto a minore impatto. In questo senso, lavorare sulla carbon footprint di processo aiuta anche a costruire una filiera più resiliente e allineata agli obiettivi ESG.
Dalla riduzione delle emissioni al valore per l’azienda
Ridurre la carbon footprint nei processi produttivi grazie ad efficienza energetica e innovazione non è solo una risposta a pressioni normative o di mercato. È un modo per rendere l’azienda più snella, meno esposta al rischio energetico, più interessante per clienti, investitori e talenti sensibili ai temi della sostenibilità. Ogni kWh risparmiato, ogni fase di processo semplificata, ogni tecnologia più pulita introdotta non è solo una tonnellata di CO₂ in meno, ma un passo verso un modello industriale più competitivo e coerente con le sfide del futuro.

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