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IL BISTURI SI FA DA PARTE NEL TUMORE AL POLMONE: BASTA CONCENTRARE CALORE E CHEMIOTERAPIA

Domenica 2 ottobre il dott. Gadaleta ritirerà un prestigioso premio internazionale 

paziente oncologica - Shutterstock
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Bari: tumore e procedure mininvasive per la cura non sono più un ossimoro. 
Anche una “bruciatura” (termoablazione percutanea) può mandare in fumo il cancro, ancor meglio se prima è stato avvelenato con chemioterapia concentrata e depositata in loco (chemioembolizzazione polmonare segmentaria), senza intossicare l’intero organismo.

Tutt’altro che una visione futurista, ma la rivoluzionaria scoperta declinata al presente che ha permesso al dottor Cosmo Damiano Gadaleta, direttore dell’unità operativa complessa di radiologia interventistica e oncologia medica integrata dell’istituto oncologico “Giovanni Paolo II” di Bari, di aggiudicarsi il “XXIV Premio Internazionale sotto l’egida del Centro Francescano Internazionale di Studi per il Dialogo tra i Popoli e le loro Culture ‘San Francesco e Chiara d’Assisi’, nella sezione “Scienza e Ricerca”. 

La sperimentazione pioniera nel mondo, pubblicata nel 2013 su Radiology, ha coinvolto inizialmente 17 pazienti con cancro al polmone, nei cui confronti la distruzione della lesione tumorale, per noduli fino a 5 centimetri è avvenuta con l’ausilio del calore (intorno a 90 gradi centigradi) e senza incisioni chirurgiche. Quanto basta per inaugurare un percorso che sembra una marcia trionfale, messo nero su bianco nella motivazione a margine del recentissimo premio: «L’aver ottenuto il 100% delle risposte terapeutiche complete nei tumori polmonari con diametro tra 0.5 e 3.0 cm e l’80% per quelli fra 3.0 e 5.0 cm, abbinando la termoablazione con la chemioembolizzazione polmonare trans-cardiaca». 

«Ci tengo a ringraziare il direttore generale dell’oncologico, Vito Antonio Delvino e il direttore scientifico, Giampietro Gasparini, i quali hanno messo a mia disposizione le strutture, i laboratori e le strumentazioni avveniristiche dell’istituto, imprescindibili per giungere agli importanti risultati raggiunti» chiosa Gadaleta, consapevole di aver riacceso il lumicino della speranza in numerosi pazienti.

Lancette indietro. Mentre in un primo momento la porta del successo si è aperta esclusivamente a noduli con grandezza massima di 2 centimetri (studio compiuto nell’oncologico barese, primo in Europa, nel 2002 e pubblicato nel 2004 su American Journal of Roentgenology), la tenacia del medico barese ha fatto sì che la tecnica potesse essere migliorata ed estesa anche a tumori di dimensioni maggiori. «Dopo una ricerca pluriennale, l’intuizione è stata quella di sostituire con l’acqua l’aria che sta intorno al tumore, ottenendo questo risultato come conseguenza dell’embolizzazione (chiusura temporanea dei vasi sanguigni) operata con un micro-catetere dall’interno dell’arteria polmonare. Si parla tecnicamente di ‘infarto bianco’, reversibile in pochi giorni», chiarisce Gadaleta. 

La strategia mininvasiva spalanca l’accesso anche ad altre buone notizie per il paziente, parallele alla guarigione: l'eliminazione di noduli metastatici multipli disseminati nei polmoni che, normalmente, sarebbero stati aggrediti solo con la chemioterapia generale; l’inopportunità di intervenire con più o meno ampie aperture della parete toracica suturate con fastidiosi drenaggi; l’inutilità di lunghi periodi di degenza post-operatoria e l’assenza pressoché totale di complicanze.

Se la consacrazione scientifica della tecnica è stata celebrata con la pubblicazione dello studio su Radiology tre anni fa, l’ultimo marchio di eccellenza è, invece, impresso nel premio che il dottor Gadaleta ritirerà ufficialmente nella città di Massa domenica 2 ottobre; un ambito omaggio al merito che fa il paio con l’ulteriore riconoscimento «per i lavori svolti e la competenza acquisita nella ricerca sull’ipertermia» incassato durante il “34th Annual Conference of the International Clinical Hyperthermia Society (Ichs)” a Pesaro, lo scorso 22 settembre.

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