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OMOLOGO SARAI TU!


Davanti a te, un bipede tanto sconosciuto quanto spaventoso!

I suoi muscoli orripilatori gli permettono di aumentare la capacità coibentante della pelliccia e, un tempo, di apparire più massiccio ai nemici.

La parte interna del suo occhio rivela una membrana nittitante (questo particolare lo accomuna ai rettili e agli squali) e un tempo poteva essere calata sopra l'occhio per proteggerlo ed idratarlo mantenendo comunque la visibilità.



L'estremità vertebrale rivela il residuo della sua coda, mentre l'organo vomeronasale attualmente scollegato dall'encefalo, in passato gli serviva ad avvertire i feromoni sprigionati da altri individui. Le orecchie venivano mosse e orientate da articolazioni, di cui si intravedono solo dei tubercoli residui...

No, non è un film horror! Non te ne sei accorto? Ti stai semplicemente guardando allo specchio!

Nell'uomo, infatti, si chiamano "organi vestigiali" quegli organi che, pur presenti in molti esseri viventi, sono poco sviluppati o del tutto inutilizzati.

Sono ciò che resta del nostro passato, quando potevamo annusare i feromoni, gonfiare la pelliccia e orientare le orecchie.
Sono una prova tangibile del processo evolutivo. Una delle tante prove dell'evoluzione.

La "pelle d'oca", ad esempio, è un riflesso provocato proprio dall'azione di piccoli muscoli posizionati sotto la cute, chiamati orripilatori.
Nei mammiferi e negli uccelli la loro contrazione porta al sollevamento di peli e piume: si forma così un cuscino d'aria che isola l'animale dal freddo o lo fa sembrare più grosso e combattivo agli occhi di un predatore. Nell'uomo il pelo è così rado che i muscoli orripilatori hanno perso la loro funzione primaria. Restano però correlati alla sfera emotiva: la pelle d'oca può essere provocata dalla paura, dal piacere oppure da una musica o un'immagine evocative.

L'orecchio esterno si completa attorno alla sesta settimana di gestazione. Nella zona in cui si formerà il canale auricolare, crescono sei piccoli rigonfiamenti di tessuto che formeranno, in una minoranza della popolazione, il punto di unione tra il quarto e il quinto ispessendosi nel tubercolo di Darwin. Questo nodulo cartilagineo è posizionato sul bordo esterno del padiglione e sembra essere un residuo dell'articolazione che permetteva ai nostri progenitori di muovere e orientare le orecchie.

Il coccige degli esseri umani è il residuo della coda dei nostri antenati: è formato da 4 vertebre fuse in un'unica struttura ossea, ma non è raro trovare un numero di segmenti ossei variabile tra 3 e 5.

Perfino i denti del giudizio sono organi vestigiali, molari quasi del tutto inutili ai fini pratici.
Comuni alla maggior parte dei primati, tranne a quelli di dimensioni particolarmente ridotte: ultimi a crescere in ordine cronologico si trovano perciò a dover fare i conti con uno spazio ridotto sulla mascella. Il fatto che circa il 35% della popolazione non li abbia, suggerisce, in un'ottica evolutiva, che la specie umana sia destinata perderli definitivamente.

E la plica semilunare della congiuntiva dell'angolo interno dell'occhio, non è nient'altro che residuo della membrana che ci accomuna a un antenato comune a uccelli, rettili, invertebrati.

Nel seguente video, il filosofo della Scienza Telmo Pievani illustra a Corrado Augias una spettacolare tavola comparativa: un fenomeno chiamato omologia, che è una delle evidenze più forti ma anche più semplice da verificare, dell'evoluzione degli esseri viventi.

Le parti di molte delle nostre strutture (non solo quelle vestigiali) condividono un antenato comune, quindi è una struttura comune che le specie diversificandosi mantengono.
Prove che sono presenti in noi, o dentro di noi (come la nostra appendice, residuo di una parte ancestrale di intestino).

Le prove della differenziazione e dell'adattamento che ci ha portati a essere quello che siamo evolvendo con altri esseri viventi da un progenitore comune.








Questo post partecipa al Carnevale della Biodiversità, ospitato questo mese su Leucophaea.

2 commenti

Formalina ha detto...

Non avevo pensato alla correlazione tra la plica semilunare e la membrana nittante, nè conoscevo la possibile origine del tubercolo di Darwin, grazie!
Sul fatto però che i denti del giudizio siano destinati a scomparire non sono completamente d'accordo: per il semplice fatto che i problemi di salute correlati alla loro eruzione e possibili complicanze sono ormai ovviati dagli odontoiatri e dagli antibiotici (vero, non in tutto il Mondo), questo fa sì che il carattere fenotipico "dente del giudizio" non possa subire una selezione negativa all'interno della popolazione, almeno fintanto che sussisteranno queste condizioni... Precisazione non superflua dal momento che la nostra specie potrebbe, prima o poi, rimanere priva di certi bonus contro la selezione naturale (come i sopracitati)... a quel punto non so se verrebbero selezionati negativamente prima i denti del giudizio o la specie Homo sapiens.

Anonimo ha detto...

Articolo estremamente interessante, immagino che la capacità di muovere l'orecchio esterno - che presentava anche mio nonno - sia riconoscibile come apparato vestigiale.
Questo potrebbe essere legato al fatto che a me i denti del giudizio non hanno causato scompensi? E' possibile che in certi individui appaiano in contemporanea più apparati vestigiali?
Alessandro.