L'UOMO CHE SAPEVA TROPPO
Ma di un giallo si!
"Su internet circola una voce secondo la quale la mela del logo della Apple sarebbe un riferimento a un genio della matematica noto come Alan Turing. La compagnia nega qualsiasi collegamento; la sua mela, sostiene, allude a Newton. Ma allora perché ne manca un morso?"
La frase è attribuibile a David Leavitt, una delle migliori penne americane, firma di «New Yorker», «New York Times» e «Washington Post», e docente di letteratura inglese all'Università della Florida.
Qui troverete gli indizi che vi spiegheranno il mistero della mela rosicchiata, avvelenata al ... cianuro di potassio!
Il suo libro (L'uomo che sapeva troppo. Alan Turing e l'invenzione del computer) è questo mese in edicola con il numero corrente di LE SCIENZE (edizione italiana di Scientific American).
Un libro che si legge tutto di un fiato!
Molti ricordano Turing come il geniale matematico che riuscì a decodificare il codice Enigma usato dai nazisti per crittografare le comunicazioni durante la seconda guerra mondiale.
Molti lo ricordano come pensatore rivoluzionario che negli anni trenta teorizzò l'intelligenza artificiale prima ancora della nascita del computer.
Pochi invece ricordano Turing come uomo insicuro e solitario, perseguitato dalle autorità britanniche per la sua omosessualità, per la quale fu arrestato e «curato» con iniezioni di estrogeni. O per il suo tragico e misterioso suicidio, a soli 41 anni. Leavitt affronta con maestria e chiarezza sia la biografia scientifica sia quella umana, scavando negli aspetti piscologici di una delle menti più geniali di sempre. Di un patrimonio dell'umanità.
Noi ne parlammo su Gravità Zero anche in occasione del suo compleanno: il 23 giugno.
Per chi intedesse approfondire, troverà anche una breve biografia sul numero 89 della rivista dei Rudi Matematici.
Ma se volete sapere veramente chi si cela dietro l'enigma dell'uomo che sapeva troppo, consiglio di correre in edicola e prendere l'ultimo numero di LE SCIENZE con libro allegato.
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