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COPENAGHEN A TEATRO


Esco ora dalla prima rappresentazione a Pordenone di Copenaghen, che ormai è in scena da ben 11 anni.

Uno spettacolo entusiasmante, delicato e intenso allo stesso tempo. Quasi un inno al principio di indeterminazione di Heisenberg, in quanto non c'è sicurezza di quello che è accaduto quella sera del 1941 quando Heisenberg (Massimo Popolizio) va a trovare Bohr (Umberto Orsini) nella sua casa a Copenaghen. Cosa si sono detti durante l'ultima camminata fatta assieme, per non essere ascoltati dalle orecchie indiscrete dei tedeschi. Forse si sono confrontati sulla possibilità di costruire la bomba atomica? Sull'etica di dare ad un dittatore un arma di distruzione di massa?

E chi è che ha sbagliato: Heisenberg che ha continuato a lavorare per i tedeschi? o Bohr e tutti gli altri scienziati ebrei che hanno contribuito alla tragedia di Hiroshima?

Non c'è certezza sulla vicenda, ne ci è mai stata visto che anche dopo la guerra le versioni date dai due fisici furono sempre discordanti, fino a che calò il silenzio sugli eventi di quella sera. D'altronde "la memoria è un diario strano, ti permette di sfogliare le pagine del tempo, confondendo le date e gli eventi" come dice Bohr, ad un certo punto.

E durante queste 3 possibili ricostruzioni, viene narrata la storia umana e scientifica, che non possono ami essere scisse, non si può estrapolare l'uomo e la scienza dal contesto storico, dallo spazio-tempo.

Si rivivono , ripercorrendo le tappe fondamentali della fisica classica e atomica, dal 1913 al 1945 e di quella che fu l'esperienza di Copenaghen diretto dove tutti i più grandi fisici del '900 passarono almeno un po' di tempo: facendo insieme la Fisica. Anche e soprattutto attraverso gli occhi di Margareth (Giuliana Lojodice), la moglie di Bohr, che ha sempre un punto di vista esterno e diverso da quello dei due scienziati e che sembra sempre riportarli nella giusta dimensione, riuscendo a fare sintesi delle loro intuizioni, dei loro ricordi.

Una cosa tra le tante mi ha colpito, Bohr e Heisenberg erano soliti passeggiare dopo cena per schiarisi le idee continaundo a parlare, c'è stato un altro grande scienziato che era solito passeggiare per risolvere i suoi problemi: Charles Darwin.

Il fatto probabilmente non ha rilevanza, ma che i più grandi scienziati si chiariscano le idee passeggiando immersi nella natura, mi piace, li fa sentire molto più vicini e "normali" di quanti siano soliti pensare.

Il mio consiglio è di andare a vedere lo spettacolo se ne avete l'occasione (anche perché l'interpretazione è sublime) e di sicuro leggete il libro, riedito per l'occasione da Sironi.



Citazione:

Bohr:
Perché tanti fisici teorici erano ebrei?
Perché la fisica teorica (...) era sempre stata considerata in Germania inferiore alla fisica sperimentale e le cattedre teoriche erano le uniche che gli ebrei potevano ottenere

Margarethe:
Fisica, si era detto, no? Solo di fisica dovevate parlare.

Bohr:
Questa è fisica.

Margarethe:
E' anche politica.

Heisenberg:
A volte è difficile separare l'una dall'altra.


tratto da M. Frayn, Copenaghen, Sironi Editore


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Informazioni sullo spettacolo:
Copenaghen
di Michael Frayn
traduzione di Filippo Ottoni, Maria Teresa Petruzzi
con Umberto Orsini, Massimo Popolizio, Giuliana Lojodice

scene di Giacomo Andrico
costumi Gabriele Mayer
Luci Giancarlo Salvatori
Musiche Andrea Liberovici

Regia Mauro Avogadro

Qui la scheda dei coproduttori, ERT Fondazione, e tutte le date della tournée:
http://www.emiliaromagnateatro.com/produzione.asp?P_Spt_CID=429

Qui scheda dei coproduttori, CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia, con rassegna stampa, galleria di immagini e altro:
http://www.cssudine.it/spettacoli_scheda.php/ID=44
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