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LA SECONDA VITA DEI RIFIUTI

Foto 1
Mentre alcuni approfittano dei ponti pasquali per buttarsi sulla spiaggia a prendere la prima tintarella, altri provvedono a fare il proprio dovere di Ambientalisti ad Iniziativa Individuale.

Nella prima foto si riconoscono Luigina Pugno, giornalista scientifica di Gravità Zero, insieme a suo figlio. Si sono posti l'obiettivo di ripulire un sentiero di 50 metri alle spalle della spiaggia perché - se in una direzione c'è il Mar Adriatico - in quella opposta c'è addirittura un oceano......di plastica !!!

Foto 2
Il sacco nero (foto 2) viene riempito soprattutto di bottiglie di plastica, teli di plastica e cassette di polistirolo (foto 3).

Anche l'autore di questo articolo (foto 4) fornisce il suo contributo: non solo per una questione estetica o ambientale, ma soprattutto perché i rifiuti sono risorse economiche che non vanno sprecate, in quanto possono avere una seconda vita.

Foto 3
L'ispirazione per scrivere questo pezzo è scaturita dalla lettura di "C'era un'altra volta - la seconda vita dei rifiuti", scritto da Annalisa Ferrari e Mirco Maselli per Editoriale Scienza (foto 5).

La storia del nostro pianeta può essere approssimativamente suddivisa in due periodi: l'età della cacca, quando "le strade erano ricoperte di una maleodorante fanghiglia nera, formata da escrementi umani e animali, avanzi di cibo, resti provenienti da macelli, pescherie e mercati" e l'età della plastica, quando "verso la fine dell'Ottocento, l'uomo fa appena in tempo a liberarsi del suo principale rifiuto, la cacca, che subito ne inventa un altro, ancora più difficile da smaltire: la plastica".
Foto 4

Gli effetti di tanti decenni di cattiva gestione dei rifiuti sono sotto gli occhi di tutti. E' ora che ciascuno si comporti in maniera responsabile, cioè in modo da salvaguardare l'unico pianeta che abbiamo a disposizione per vivere.

A tal fine occorre innanzitutto riciclare, attività antica se si pensa che già nel 2000 A.C. in Europa si fondevano gli oggetti in bronzo per recuperare il prezioso materiale. Inoltre, durante l'età preindustriale, il riciclo "era semplicemente una sana e ovvia abitudine, determinata dal basso tenore di vita e dalla limitata produzione di beni di consumo". A tal proposito occorre ribadire un concetto: dobbiamo consumare meno e quindi produrre meno: ciò ha come effetto diretto la riduzione di rifiuti da smaltire.

Foto 5
Smettete un attimo di leggere questo articolo e date un'occhiata a casa vostra: quanti sono gli oggetti che non vi servono? E perché li avete acquistati?

Per ridurre la quantità di rifiuti potete preferire prodotti sfusi alla spina, acquistare confezioni famiglia, bere l'acqua del rubinetto, utilizzare gli oggetti il più a lungo possibile (come faccio io con il mio cellulare Nokia del 2004; si veda la foto 6) e riscoprire l'arte di aggiustare e di creare con materiale di recupero.

Foto 6
Per completare l'analisi di un comportamento responsabile rispetto al problema dei rifiuti occorre aggiungere - alle raccomandazioni già espresse - il riutilizzo e il recupero.
Le magliette vecchie diventano stracci, gli imballaggi usati possono assumere la forma di portapenne da scrivania o giocattoli per bambini o altro... basta metterci un po' di creatività !!!
Infine, per consentire il recupero dei rifiuti dobbiamo tutti impegnarci nel differenziarli già a casa nostra, in modo da poterli poi riporre negli appositi cassonetti (carta, plastica, vetro, secco non riciclabile ecc.).

Concludo con un suggerimento mnemonico: 4R ovvero riciclo, riduzione, riutilizzo, recupero.


N.B.: Le parti virgolettate sono tratte dal libro pubblicato da Editoriale Scienza. La foto 4 è stata scattata da Lugina Pugno, tutte le altre sono di Walter Caputo.







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