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PERCHE' NON SAPPIAMO VALUTARE IL RISCHIO CHIMICO?

Per i non addetti ai lavori è davvero arduo valutare il rischio chimico. Esistono sostanze che fanno sia bene che male, e talvolta fanno male in modo complesso e/o in maniera differita nel tempo (eventualmente anche sui figli). Inoltre sono stati commessi diversi errori nel passato (anche recente) che hanno influenzato l'opinione pubblica in maniera pervasiva e quasi eterna. L'errore nella scienza ha un effetto mediatico enorme e genera una notevole perdita di fiducia nelle istituzioni. 

Mentre invece tutto ciò che si fa per sanare l'errore, per non commetterlo più o per dimostrare che in realtà non si trattava di un errore, non fa notizia. Inoltre, quando la gente perde fiducia nelle istituzioni e nella scienza, difficilmente la recupera in tempi brevi, restando sospettoso per molto tempo, purtroppo - talvolta - senza fondate ragioni. E ciò danneggia l'individuo quando compie delle scelte senza affidarsi ad istituzioni locali, nazionali, europee, globali che hanno proprio lo scopo di valutare i rischi chimici ambientali e lavorativi e proteggere la salute della popolazione, tenendo sotto controllo una serie di parametri quantitativi. Appunto, quantità: "E' la dose a fare il veleno" - dice, citando Paracelso, Gerald A. LeBlanc nel suo libro pubblicato da Apogeo nel mese di febbraio 2024. Il sottotitolo è chiaro: "Valutare i rischi delle sostanze chimiche dalla tavola alla cura del corpo", perciò prima di affermare che un nostro problema di salute è causato da una certa sostanza chimica, dobbiamo verificare se la quantità a cui siamo stati esposti (e la via di esposizione) sono tali da causare un effettivo danno al nostro organismo. Ma per fare questo non possiamo agire rapidamente, d'istinto, sulla base di esperienze precedenti e conoscenze limitate - cioè con il sistema limbico - ma piuttosto dobbiamo affidarci alla nostra neocorteccia cerebrale per valutare razionalmente (e mettendoci il tempo necessario) se un certo rischio, magari effettivamente esistente, non sia in realtà molto, molto basso.

Da quanto sopra detto risulta evidente, per tutti, l'utilità di un libro come: "E' la dose a fare il veleno". Il pregio di quest'opera sta soprattutto nel linguaggio divulgativo ed anche in una certa dose di ironia. Mi spiego meglio: l'autore riesce effettivamente a fornire le basi necessarie - ad esempio cosa succede in generale quando una sostanza chimica entra nei polmoni e cosa si verifica quando viene assorbita tramite l'acqua o il cibo? - ma è anche capace di non annoiare ed anzi di divertire il lettore.

L'approccio usato è essenzialmente quello adottato nei corsi sulla sicurezza destinati ai lavoratori. Ciò in quanto molti considerano tutte le sostanza chimiche ugualmente e indifferentemente pericolose. Si tratta invece di cambiare rotta e quindi mentalità: non più pericolo soggettivamente determinato, ma rischio oggettivamente quantificato. Solo così si può scoprire che le sostanze chimiche non sono tutte uguali, né tutte ugualmente pericolose. 

Analizzare le quantità, le dosi e le esposizioni serve anche a distinguere fra valutazione prospettica del rischio e valutazione retrospettiva. Una cosa infatti è stabilire una soglia per il futuro, soglia che - se non superata - pone al riparo dai danni conseguenti. E' un'altra cosa è analizzare ciò che è già successo., che oggi ha avuto il culmine e il danno deriva ad esempio da un'esposizione prolungata ad una certa sostanza da parte di una determinata categoria di lavoratori.

Tuttavia il vero problema connesso con la valutazione del rischio chimico da parte dei non addetti ai lavori è costituito dal fatto di "fissarsi" su un'idea / informazione / evento e non sganciarsi più. Come se la scienza non evolvesse, non cambiasse o non verificasse sempre se stessa. Insomma molti intendono la scienza come se fosse una religione: se è vero nel 1975, è vero per sempre, quindi anche nel 2024. Così è successo per il modello LNT (lineare senza soglia) adottato per valutare il rischio di cancro legato alle sostanze chimiche. In base a questo modello non esiste una dose di radiazione "sicura", quindi non esiste nessuna soglia: ciò equivale a dire soglia zero. Si è poi scoperto che "il cancro causato dalle radiazioni è conforme ad un modello di dose soglia: le prove non sostengono il modello LNT". Ma quanti sono rimasti al modello senza soglia? Queste persone non dovrebbero quindi lasciarsi fare neanche una radiografia in tutta la vita...

E' la dose a fare il veleno

- Valutare i rischi delle sostanze chimiche dalla tavola alla cura del corpo -

scritto da Gerald A. LeBlanc

e pubblicato da Apogeo nel mese di febbraio 2024


Walter Caputo

Divulgatore scientifico dal 2008

Autore dei libri divulgativi: "La pizza al microscopio" e "Non è colpa della statistica"

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