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AMBASCIATORE USA: NO AL REFERENDUM SAREBBE UN PASSO INDIETRO PER L'ITALIA

John Phillips si schiera a favore della riforma costituzionale. Sono state immediate le critiche, soprattutto del centrodestra, alle affermazioni dell'ambasciatore USA.  Ma l'ambasciatore ha fatto solo il suo dovere. 

Ambasciatore USA John Philips  - fotogramma 


Il sì al referendum costituzionale ha un nuovo sostenitore: si tratta dell’ambasciatore americano in Italia John Phillips, secondo il quale la vittoria del No «sarebbe un passo indietro per gli investimenti stranieri in Italia». Phillips è intervenuto a un incontro sulle relazioni transatlantiche organizzato a Roma all’Istituto di studi americani. «Quello che serve all’Italia è la stabilità e le riforme assicurano stabilità, per questo il referendum apre una speranza. Molti Ceo di grandi imprese Usa guardano con grande interesse al referendum. La vittoria del Sì sarebbe una speranza per l’Italia, mentre se vincesse il No sarebbe un passo indietro», sottolinea l’ambasciatore ricordando che il presidente del Consiglio andrà negli Stati Uniti il 18 ottobre, in occasione della cena di Stato offerta alla Casa Bianca dal presidente Usa Barack Obama.

Immediate le critiche da esponenti del centrodestra (ma anche alcuni della sinistra), non comprendendendo, purtroppo, che il compito di un ambasciatore è proprio quello di trasmettere i "sentiment" del proprio Governo, degli imprenditori del paese che lo sostengono. Fa, in ultima analisi, il suo mestiere.

Lo ha compreso bene il sottosegretario degli esteri, Della Vedova che ha messo subito a tacere le critiche: «Ha detto quello che tutti sanno: gli imprenditori stranieri decidono di investire in Italia sulla base di alcuni criteri e chiedono un governo credibile e stabile, e riforme» che facilitino il loro business». 
Per Della Vedova, quindi, «una eventuale bocciatura del referendum costituzionale genererebbe incertezza, inciderebbe sulla credibilità della politica italiana, sulla sua capacità di fare delle riforme e creerebbe una battuta di arresto degli investimenti stranieri».

L'ambasciatore Usa, conclude l'esponente di governo, «ci ha semplicemente messo sull'avviso».

Intanto arriva anche l'allarme di Fitch sulle turbolenze che potrebbero seguire a una eventuale vittoria del no. Ogni turbolenza politica o problemi nel settore bancario che si possano ripercuotere sull'economia reale o sul debito pubblico, potrebbe portare a un intervento negativo sul rating dell'Italia. Lo ha affermato il responsabile rating sovrani per Europa Medio Oriente di Fitch, Edward Parker, a una conferenza a Londra, secondo quanto riferisce Bloomberg. "Se ci fosse un voto 'no', lo vedremmo come uno shock negativo per l'economia e il merito di credito italiano", ha dichiarato, come si legge sul sito online di Reuters.


Altro che ingerenza politica. È l'economia, bellezza! 




Un aggiornamento

Intervengono anche i vertici europei della società di rating Fitch e il tenore della valutazione sul futuro italiano risulta identica. "Ogni turbolenza politica o problemi nel settore bancario che si possano ripercuotere sull'economia reale o sul debito pubblico, potrebbe portare a un intervento negativo sul rating dell'Italia", afferma il responsabile rating sovrani per Europa e Medio Oriente di Fitch, Edward Parker, nel corso di una conferenza a Londra. Anche lui: "Se prevalesse il No, lo vedremmo come uno shock negativo per l'economia e il merito di credito italiano".

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