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PAOLO POLI E UMBERTO ECO: LA MODERNITÀ DEI LORO ANNI '70

Fiorentino amato per comicità surreale, Paolo Poli  avrebbe compiuto 87 anni il prossimo 23 maggio. Si è spento ieri a Roma dopo un periodo di malattia. È stato un maestro per tutto un teatro tra varieta' e lazzi e sberleffi con una solida cultura dietro ad evitare il cattivo gusto.

Paolo Poli e Umberto Eco

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Noi lo ricordiamo in questo bel video con Umberto Eco tratto da Babau del 1970.

Una trasmissione di una attualità sconcertante: a partire dalle texture della scenografia  tipicamente anni 70 ma oggi nuovamente tornata di moda e dal look dei protagonisti come la modernissima  barba "hipster" di Umberto Eco.

Trasmissione così intelligente e avanti coi tempi che la RAI pensò bene di censurarla perché giudicata inopportuna e spregiudicata.

Come disse già un altro folle con la maglietta di colore nero:  "A tutti i folli. I solitari. I ribelli. Quelli che non si adattano. Quelli che non ci stanno. Quelli che sembrano sempre fuori luogo. Quelli che vedono le cose in modo differente. Quelli che non si adattano alle regole. E non hanno rispetto per lo status quo. Potete essere d'accordo con loro o non essere d'accordo. Li potete glorificare o diffamare. L'unica cosa che non potete fare è ignorarli. Perché cambiano le cose. Spingono la razza umana in avanti. E mentre qualcuno li considera dei folli, noi li consideriamo dei geni. Perché le persone che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo sono coloro che lo cambiano davvero".

Notare come Eco parli di "modelli" entro cui tutti (nel libro Cuore di De Amicis, ma anche nella vita) siamo come inquadrati: è il fenomeno ben conosciuto in psicologia come "la profezia che autoavvera", nota anche come Effetto Pigmalione. Un pezzo da gustare fino in fondo. 




"Nella primavera del 1970 Poli, con l'ausilio del regista Vito Molinari (con cui aveva lavorato alle operette televisive dei primi anni Sessanta) e complice Ida Omboni, negli studi di Torino registra Babau, un'indagine in quattro puntate sulle caratteristiche negative dell'italiano medio (mammismo, conformismo, arrivismo, intellettualismo) e summa del repertorio teatrale della sua attività precedente.

LA CENSURA RAI 

Ma in autunno arriva da Roma il diktat di bloccare la messa in onda perché "giudicato inopportuno e spregiudicato". Per sei lunghi anni il programma viene congelato per essere trasmesso nella Rai riformata nell'agosto 1976, perso nel palinsesto estivo. 

Paolo Poli da giovane
A monito del ritardo nella messa in onda, il titolo diventa Babau '70 . Lo show è un insieme di memorabili performance d'autore: nella prima puntata, sul tema del mammismo, Poli recita la "modesta proposta" di Jonathan Swift di arrostire i bambini in esubero nella Londra della rivoluzione industriale, nonché la celebre interpretazione "en travesti" della madre de La Nemica di Dario Niccodemi, che Poli aveva rappresentato in teatro due anni prima. 

Nella terza, dedicata all'arrivismo, e definita successivamente dal critico della Stampa Ugo Buzzolan, in occasione della messa in onda, "un documento di quello che per anni non si è potuto fare o dire in televisione", figurano, tra l'altro, un'intervista con la giornalista Camilla Cederna (in quei mesi da molti malvista per i suoi scritti indagatori sull'oscura morte dell'anarchico Pinelli, collegata ai fatti della strage di Piazza Fontana) che se la prende con ecologisti e armatori, Laura Betti che canta due canzoni anticonformiste del suo repertorio, Adriana Asti recita il personaggio della prostituta d'alto bordo da "Gli uomini preferiscono le bionde", e un finale antimilitarista. 

Tutto allacciato da un diavolo-Poli, che pronuncia ora frasi blasfeme ("Io credo al buon Dio...per forza, se Dio non ci fosse, non ci sarei neanch'io") ora moralistiche ("Sovente dietro il successo ci sono io"). Babau '70, col tempo, è diventato uno dei capitoli più emblematici della storia della censura televisiva, che però non frenò assolutamente l'attività televisiva dell'attore, che iniziò, anzi, a fare incursioni come fine dicitore nei programmi culturali di Sapere. "

Testo di Enrico Salvatori, dalla presentazione di "Babau 2000: omaggio a Paolo Poli"


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