Header Ads


LE NUOVE FRONTIERE DELLA RIABILITAZIONE PER L’AFASIA POST-ICTUS (1° parte)

LA LOGOPEDIA E LE TECNICHE DI NEUROSTIMOLAZIONE CEREBRALE (1 di 2)


Cos’è l’afasia? Chiunque abbia conosciuto o sostenuto persone con disturbi afasici sa bene di cosa stiamo parlando.

Rieducazione del linguaggio - Shutterstock


Il sito dell’A.IT.A. (Associazione Italiana Afasici) ne dà una descrizione semplice ma efficace: “Gli afasici soffrono di disturbi del linguaggio causati da lesioni cerebrali (trombosi, emorragie, traumi cranici, tumori, encefaliti).

Queste lesioni non alterano la loro intelligenza, o la loro capacità di provare sentimenti come chiunque altro. Esse impediscono però di utilizzare normalmente il linguaggio nelle attività comunicative di tutti i giorni.

I disturbi afasici assumono forme diverse. In alcune persone, le parole diventano difficili da trovare: a volte non vengono, o vengono al momento sbagliato. In altre, le parole vengono fuori "storpiate". In altre ancora, le parole sono relativamente semplici da trovare, ma non possono essere messe insieme in frasi grammaticalmente corrette. Vi sono persone in cui è compromessa la capacità di parlare, ed altre in cui è danneggiata la capacità di scrivere; analogamente, in alcuni casi è danneggiata la comprensione delle parole udite, in altri la comprensione delle parole lette.” 

In Italia le stime attuali riportano un numero di circa 150.000 persone afasiche e 20.000 nuovi casi di afasia all'anno. Il disturbo del linguaggio è il principale impedimento ad una vita normale per queste persone, per via delle conseguenze sull'autonomia (sia sul piano personale che su quello lavorativo) e sull'equilibrio sociale ed emotivo del loro ambiente.

La persona afasica ha dunque bisogno di un supporto complesso, che va dall'intervento medico al trattamento riabilitativo e che deve necessariamente coinvolgere i care-giver che se ne prendono cura quotidianamente (familiari, amici, colleghi).

Il recupero delle funzioni linguistiche è affidato alla riabilitazione logopedica ma, pur accertata l’efficacia del trattamento in pazienti afasici post-stroke (1), spesso la possibilità terapeutica offerta dal Servizio Sanitario è limitata e, soprattutto nella fase cronica, i progressi registrati sono molto lenti. Una strategia praticabile per superare questo limite consiste nel massimizzare i miglioramenti introdotti dalla riabilitazione con l’adozione di tecniche di supporto in grado di potenziare gli effetti dei tradizionali metodi di trattamento.

La stimolazione corticale transcranica, non invasiva, in combinazione col training logopedico, è uno dei metodi proposti a questo scopo nel campo della ricerca scientifica e delle sue applicazioni cliniche. I lettori di Gravità Zero se ne ricorderanno perché ne abbiamo dato dei cenni nell'articolo di gennaio 2014 "Dentro il cervello - Gravità Zero alla mostra Brain" in occasione della mostra "Brain. Il cervello, istruzioni per l'uso".

La stimolazione cerebrale transcranica è stata introdotta e descritta per la prima volta durante la seconda metà del 1900. Da allora sono stati condotti diversi studi che hanno espanso le sue applicazioni da un impiego puramente investigativo (diretto allo studio dei meccanismi cerebrali) a un uso mirato al trattamento clinico di patologie cerebrali: in particolare, un promettente filone di ricerca è proprio l’applicazione delle tecniche di neurostimolazione in campo afasiologico. I vantaggi apportati da questo tipo di applicazione possono manifestarsi: 

(i) in un incremento degli apprendimenti raggiunti, tale da consentire un più alto livello nelle prestazioni e 

(ii) in un incremento nella velocità alla quale detti apprendimenti vengono conseguiti, sì da ridurre i tempi richiesti dalla sola terapia comportamentale standard.


La Transcranial Magnetic Stimulation (TMS) e la transcranial Direct Current Stimulation (tDCS) figurano tra le principali tecniche di neurostimolazione utilizzate a favore di pazienti affetti da afasia post-ictus, sia cronici che post-acuti. Il meccanismo d’azione di entrambe si fonda sull’induzione di una corrente elettrica esterna in grado di modulare l’eccitabilità neuronale cerebrale (incrementandola o riducendola in funzione dei parametri di stimolazione). In sintesi, l’effetto terapeutico della TMS e della tDCS nella riduzione dei disordini afasici si ritiene correlato alla capacità delle due tecniche di indurre vantaggiose modificazioni neuroplastiche nella riorganizzazione post-ictus delle aree del linguaggio (2). Con prospettive incoraggianti, cresce in questi anni l’evidenza del fatto che, quando condotte in combinazione con il trattamento logopedico, queste neuro-tecniche siano in grado di potenziare il recupero di alcune abilità linguistiche nei pazienti trattati (3). Gli studi condotti sono peraltro in linea con altre indagini cliniche che hanno mostrato come la stimolazione corticale non-invasiva consenta significativi miglioramenti in altri domini lesi, ad esempio nella paresi motoria e nel neglect visuo-spaziale (4).


L'articolo continua: seconda parte.

Dott.ssa Barbara De Tommaso, Logopedista, cura il servizio di logopedia low cost offerto dall'Associazione ECO

Dott.ssa Lucia Pecoraro, Logopedista




BREVI PROFILI DELLE AUTRICI

Dott.ssa Barbara De Tommaso - Logopedista
Barbara De Tommaso
Dopo 10 anni di attività di ricerca come chimico, ho deciso di perseguire una passione mai sopita: lavorare per e con le persone sulla fragilità della comunicazione nella patologia. Questo il motivo della scelta di logopedia.

Lavoro a Torino presso la fondazione don C. Gnocchi onlus e collaboro con l’Associazione E.C.O., in qualità di libero professionista per la gestione del servizio di logopedia low cost. Collaboro inoltre con il P.S. San Camillo. Presso la scuola d’infanzia dell’Istituto Sociale di Torino conduco un laboratorio sulle abilità di comunicazione e linguaggio.

Lucia Pecoraro
Lavoro come libero professionista presso il centro riabilitativo A.I.A.S. di Busto Arstizio (VA) e presso la fondazione don C. Gnocchi onlus di Legnano (MI) e Nerviano (MI). Collaboro, inoltre, con l'associazione As.P.I. onlus di Varese.


NOTE ALL'ARTICOLO - PRIMA PARTE

(1) Studi di meta-analisi documentano come il trattamento logopedico sia in grado di migliorare i processi e le funzioni del linguaggio in pazienti afasici.

(2) Horn, S.D., et al., 2005; Turkeltaub, P.E. et al., 2011.

(3) Bhogal SK et al., Breitenstein, C. et al., 2009; Brady MC., Holland R. and Crinion J., 2012.

(4) La negligenza spaziale unilaterale (NSU), anche nota come neglect spaziale, è un disturbo della cognizione visuo-spaziale. I pazienti con neglect spesso falliscono nella consapevolezza o nel riconoscimento degli items presenti nella parte contralesionale ed insistono preferibilmente su quelli presenti nell’area ipsilesionale (Pavani F. et al, 2003). Questo comportamento può riguardare il totale o parziale fallimento nel riconoscere le stesse parti del proprio corpo, dello spazio personale, oppure gli oggetti e le persone che si trovano nello spazio peripersonale ed in quello extrapersonale. Infine il paziente con neglect può riprodurre le stesse negligenze nello spazio rappresentato o immaginato (Bisiach, E. e Luzzatti, C., 1978).


Nessun commento