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BIOECONOMIA: IL MODELLO DEGLI AGENTI INTERATTIVI

Ci sono molti modi per dire che l’economia tradizionale è in grado di spiegare solo parzialmente la realtà economica.
Ad esempio neuroeconomia, economia comportamentale, econofisica, bioeconomia, ovvero come l’economia ha dovuto mutuare da altre discipline (neuroscienze, psicologia, fisica, biologia) nuovi modelli per descrivere in modo realistico il comportamento dell’attore individuale, del gruppo e dell’intero sistema economico.

Sono soprattutto i disoccupati e i cassaintegrati a non credere alle spiegazioni sulla genesi e lo sviluppo dell’attuale crisi economica. Se l’economia convenzionale fosse in grado di dirci perché tutto ciò è successo, per quale motivo i governi non hanno impedito che si toccasse il fondo ? Semplicemente perché le attuali politiche economiche non sono in grado di influenzare in maniera sostanziale lo stato dell’economia, i cui movimenti – nel breve periodo – non sono prevedibili. L’economia, infatti, è composta da persone e gruppi che non si comportano come vorrebbe la teoria economica ortodossa, perché – occorre riconoscerlo una volta per tutti – non siamo sufficientemente razionali quando prendiamo le nostre decisioni. Spesso, soprattutto quando occorrerebbero molte informazioni e profonde competenze per agire, ci facciamo influenzare da ciò che fanno gli altri. Esattamente come fanno le formiche, quando – di fronte a due identici mucchietti di cibo (continuamente reintegrati), posti alla stessa distanza dal formicaio – devono decidere verso quale dirigersi. Quindi si tratta di applicare all’economia un modello biologico, per spiegare il comportamento delle persone come se fossero formiche.

È proprio la “bioeconomia” il filo conduttore de “L’economia della farfalla” di Paul Ormerod (Instar Libri, 2003), testo nel quale l’economia non viene più considerata una macchina o un insieme di meccanismi, ma piuttosto viene associata ad un sistema vivente molto complesso.

Ma torniamo alle nostre formiche e vediamo quanto hanno da insegnarci. Se esse non hanno motivo per preferire uno dei due mucchietti di cibo, dovremmo aspettarci che metà della colonia scelga il mucchietto A e l’altra metà il mucchietto B. In realtà è possibile qualunque tipo di distribuzione fra i due mucchietti, per esempio 20 e 80 o 30 e 70, ma tendiamo a pensare che l’esito finale sia 50 e 50 perché assimiliamo la scelta dei mucchietti al lancio (ripetuto numerosissime volte) di una moneta non truccata. Tuttavia, dato che quando una formica ha successo nella ricerca di cibo, tende a tornare verso lo stesso mucchietto, si assiste al ritorno delle formiche al formicaio che stimolano – tramite una secrezione chimica – altre formiche a seguirle per rifornirsi di cibo. Paul Ormerod, nel testo citato, scrive: “in termini economici ciò significa che il comportamento di ciascun agente è direttamente influenzato da quello degli altri”. Ciò implica che “maggiore è il numero di formiche che scelgono un certo mucchietto, maggiori sono le probabilità che nel futuro questo numero cresca ulteriormente”: infatti più formiche si dirigono verso il mucchietto A, più “formiche seguaci” si dirigeranno verso lo stesso mucchietto, e più aumenterà la probabilità che la prossima formica, appena uscita dal formicaio, si diriga proprio verso il mucchietto A. In termini tecnici, in questo caso si parla di “retroazione positiva”, poiché l’effetto iniziale della scelta delle prime formiche tende a crescere con il passare del tempo. La retroazione positiva è molto diffusa nell’economia e nella società, mentre invece le teorie economiche tradizionali ipotizzano un equilibrio automatico del mercato grazie al meccanismo dei prezzi, che sarebbe in grado di smorzare qualunque deviazione dall’equilibrio (questa si chiama “retroazione negativa”).

L’analisi degli agenti interattivi, ovvero delle formiche, ha fornito risultati sorprendenti. Infatti, se nel breve periodo i movimenti delle formiche sono assolutamente imprevedibili, nel lungo termine “emerge un andamento ben riconoscibile” (tutte le frasi fra virgolette sono tratte dal testo citato in principio), a seconda che vi sia bassa oppure alta propensione (delle formiche) a cambiare comportamento.
Quindi, nel breve periodo non possiamo dire se la formica che sta uscendo ora dal formicaio si dirigerà verso A oppure verso B, ma possiamo calcolare la probabilità che essa scelga uno dei due mucchietti di cibo. Invece, nel lungo periodo, se vi è bassa propensione a cambiare comportamento, cioè se le formiche – una volta scelta la propria destinazione – difficilmente la modificheranno, si verificherà che la maggior quantità di tempo le formiche la trascorreranno in situazioni di massimo squilibrio: quasi tutte scelgono A oppure quasi tutte scelgono B. Ciò capita perché se “i cambiamenti sono soltanto occasionali, quando la suddivisione è scivolata verso un punto estremo, occorrerà del tempo perché le cose si modifichino”.

Al contrario, se vi è elevata propensione a cambiare comportamento, ciò significa che le formiche che hanno scelto una certa destinazione, facilmente – di ritorno dal mucchietto A – sceglieranno il mucchietto B. Quindi, in questo caso, “la probabilità di una suddivisione squilibrata è molto bassa”. Infatti si verifica che – in questa situazione – le formiche trascorreranno la maggior parte del loro tempo in corrispondenza di una situazione equilibrata: grosso modo metà formiche intorno al mucchietto A e metà intorno al mucchietto B.

Paul Ormerod applica – in modo convincente – il modello delle formiche a svariate situazioni economiche e fornisce una serie di risposte ad interrogativi che tutti si pongono. Un piccolissimo esempio è la reazione della quantità domandata a variazioni del prezzo. Tutti sanno che se i prezzi aumentano la gente compra di meno e quindi la quantità domandata si riduce. Perché invece, in alcuni casi, più il prezzo aumenta, più la gente compra, e più gente compra, più altra gente inizia a comprare ? Semplicemente perché – talvolta – non decidiamo sulla base del prezzo, come vorrebbe la teoria economica convenzionale, ma bensì sulla base di ciò che fanno gli altri. E più “gli altri” sono numerosi, più noi decidiamo di comprare, dimostrando di comportarci esattamente come fanno le formiche.

2 commenti

mutuinet ha detto...

Articolo molto importante, ben fatto, è utilissimo leggerlo, grazie

Walter Caputo ha detto...

Grazie !!! Sono gli apprezzamenti come il tuo che mi spingono a continuare a scrivere. Ti consiglio, sul tema, di andare qui (http://www.euinit.eu/?p=95).
Walter Caputo