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MELiSSA, DA BARCELLONA ALLO SPAZIO

Continua la collaborazione con "Gravedad Cero" in terra di Spagna. Di seguito il pezzo di Carlo Ferri, dell'Institut de Ciències de l'Espai (CSIC-IEEC) di Barcellona, giunto pochi minuti fa in redazione.

Foto: Esa

Prima di iniziare un lungo viaggio in automobile è bene preoccuparsi soprattutto di due cose: riempire il serbatoio di carburante e caricare il veicolo di cibo per affrontare il tragitto.

Dentro i dovuti limiti, intraprendere un viaggio spaziale presuppone più o meno gli stessi compiti, sebbene navigare nel cosmo implica confrontarsi con distanze e tempi molto più elevati da percorrere. Tuttavia, dal momento che non ancora esistono aree di servizio nello spazio per il rifornimento di viveri e ossigeno sarebbe impossibile inviare astronauti per l'esplorazione di altri corpi del Sistema Solare. In effetti, oggigiorno non esiste alcun tipo di tecnologia che ci permetta di realizzare viaggi di questo tipo. L'equipaggio di una missione spaziale destinata ad arrivare a Marte, ad esempio, impiegherebbe approssimativamente mille giorni e avrebbe bisogno di un carico di più di 30 tonnellate tra vettovaglie e riserve di ossigeno, qualcosa ancora irrealizzabile. Per questo motivo le agenzie spaziali stanno studiando soluzioni per poter garantire la sopravvivenza dei suoi astronauti.

In questo senso si stanno muovendo alcuni paesi dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) che, insieme al Canada, portano avanti il MELiSSA (acronimo inglese di Micro-Ecological Life Support System Alternative), un progetto pilota capace di ricreare un ecosistema artificiale per la generazione di ossigeno, acqua e alimenti vegetali dal riciclaggio di residui organici come urina, feci e CO2 prodotti dall'equipaggio di una nave spaziale. L'installazione, unica in Europa per le sue caratteristiche, fu innaugurata la scorsa settimana presso l'Universitat Autònoma de Barcelona (UAB) alla presenza del direttore dell'ESA, Jean-Jacques Dordain.

Il principio sul quale si basa MELiSSA è quello di un ecosistema acquoso (come quello di un lago), composto da cinque processi che funzionano come un circuito chiuso. Attraverso la decomposizione di residui per processi di fermentazione e la conversione di ammoniaca in nitrato, vengono alimentate alghe e piante che, a loro volta, raccolgono CO2, producono ossigeno e filtrano l'acqua. Inoltre, i vegetali fungono da alimento per l'equipaggio in modo da chiudere il circolo e reiniziare il processo di recupero e riciclaggio.

Durante i primi due anni queste tecnologie verranno applicate su un gruppo di 40 topi che, almeno in teoria, consumano lo stesso ossigeno e producono la stessa quantità di CO2 di una persona. I diversi processi verranno testati indipendentemente l'uno dall'altro per i prossimi 18-24 mesi e saranno progressivamente interconnessi finchè MELiSSA inizi a funzionare a pieno regime nel 2014.

Chissà che nel prossimo futuro, diciamo tra 50 anni, quando secondo le previsioni le riserve mondiali di petrolio saranno esaurite, la tecnologia sviluppata da MELiSSA ci aiuti a soddisfare le nostre necessità energetiche. In questo caso non ci sarà neanche bisogno di andare così lontano affinché la sua applicazione ci torni utile, e magari riusciremo anche a risolvere altri problemi come il cambio climatico.

Sito web: http://ecls.esa.int/ecls/?p=melissa


L'AUTORE

Carlo Ferri, sta ultimando un dottorato in Fisica presso l'Institut de Ciències de l'Espai (CSIC-IEEC) di Barcellona, in Spagna. Si occupa di astrofisica delle alte energie e in particolare del trattamento dei dati dell'XMM-Newton dell'ESA per lo studio di novae in fase di post-esplosione e di variabili cataclismiche.
Scrive regolarmente per Tuttoscienze e per El Pais.



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