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IPNOSI - LA MIA VOCE TI ACCOMPAGNERÀ

Milton Erikson
Spesso mi capita di dover spiegare che cosa sia l’ipnosi, a un paziente, a un amico, a una persona curiosa. Non è facile però descrivere a parole ciò che ci succede quando siamo ipnotizzati e spesso rispondo che la cosa più semplice sarebbe provarla.

Il termine deriva dal greco "hypnos", sonno, e fu introdotto da James Braid nella prima metà del XIX secolo per le analogie che a quel tempo sembravano esserci fra le manifestazioni del sonno fisiologico e il sonno nervoso, definito come: "una condizione particolare del sistema nervoso, indotta da una attenzione fissa e astratta dell'occhio mentale e visivo, su un oggetto, non di una natura emozionante".
La diffusione dell’ipnosi, come di molte altre tecniche psicologiche, è legata ad eventi traumatici, in particolare ai periodi successivi alle Guerre Mondiali: infatti veniva utilizzata per il trattamento di quelli che oggi chiameremmo disturbi post-traumatici da stress.
Successivamente il dottor Milton Hyland Erickson (1901 –1980), ha creato l’"ipnosi ericksoniana", che permette di comunicare con l'inconscio del paziente.
Questo tipo di ipnosi è molto simile ad una normale conversazione ed induce una trance ipnotica nel soggetto.
Nel 2005, la American Psychological Association (APA), ha pubblicato la seguente definizione formale: “[…] L'induzione ipnotica è una suggestione iniziale estesa per utilizzare la propria immaginazione. […] Una procedura ipnotica è usata per incoraggiare e valutare le risposte ai suggerimenti. Quando si utilizza l'ipnosi, una persona (il soggetto) è guidata da un altro (l'ipnotista) per rispondere alle suggestioni e modificare l’esperienza soggettiva, e creare alterazioni nella percezione, nelle sensazioni, nelle emozioni, nel pensiero o nel comportamento”.
Vista la complessità enigmatica di questa definizione, ho pensato di riportare come esempio una semplice testimonianza di chi ne ha avuto esperienza diretta: Patrizia “…Durante l’ipnosi, mi sono “scollegata” dal contesto in cui ero per proiettarmi in un luogo nuovo: l’immagine ai miei occhi era una spiaggia bianca con un mare da sogno con mio marito. Ho sentito il mio corpo rilassarsi, abbandonarsi come se ci fosse qualcosa che lentamente mi tirava giù… Al risveglio non avevo alcuna idea di quanto tempo fosse passato, ero rilassata e pervasa da una sensazione di pace con me stessa che non mi ha abbandonata per un paio di giorni e che ho la possibilità di ricreare quando voglio e più ne ho bisogno”.
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In realtà tutte le testimonianze sono particolari perché in ciascuna di esse è racchiusa una parte di ipnosi. L’ipnosi non è solo un insieme di semplici tecniche, ma un vero e proprio metodo per fare esperienza della realtà che circonda. Parlando da terapeuta, questo approccio permette di entrare in relazione con l’altro in modo attivo, dinamico e singolare, di ascoltare per comprendere e costruire una teoria generale capace di contenere e ridare nuovo senso ad ogni singola storia di vita. Durante il percorso che ci porta a contatto diretto con il nostro inconscio ognuno segue la propria strada, per arrivare esattamente là dove deve andare, per recuperare nuove risorse, per rimuovere ostacoli, per ricucire il legame con il proprio passato. Luca “… durante il nostro percorso, il mio terapeuta mi condusse all'ipnosi. Ricordo più intensamente una seduta e fu per me come prendere l'ascensore e scendere ai piani più reconditi della mia anima e dei miei ricordi, per comprendere l'origine dei miei malesseri. Un pulsante per la risalita e tornai alla mia realtà di sempre, ma con un'altra visione della vita”.
Visto che per anni l’ipnosi è stata usata come fenomeno mediatico, ci tengo sempre a precisare alcuni aspetti importanti. Il primo è che siamo tutti ipnotizzabili. Se ciò non avviene il problema è piuttosto del terapeuta che non ha saputo creare il giusto ponte tra conscio ed inconscio per metterli in comunicazione. Il paziente è un individuo unico, e pertanto unico sarà l'approccio utilizzato per curare il paziente: usando una metafora, è un po’ come il sarto che crea un abito su misura, attraverso il riconoscimento ed il potenziamento delle abilità e delle capacità creative di ogni persona e il processo deve adattarsi alle esigenze ed alle reazioni del singolo attraverso una molteplicità di approcci personalizzati.
Inoltre il soggetto non assume un ruolo passivo e sottomesso, ma guidato del terapeuta diventa protagonista del processo induttivo a cui prende parte. L’ipnosi quindi non è una manipolazione per condizionare le persone. Anzi è l’esatto opposto: rende disponibile l’accesso alle nostre potenzialità lasciando che tutto avvenga così come deve avvenire e permettendo di utilizzare le nostre ricchezze personali in modo libero ed efficace. Francesca “… Accosterei alla parola ipnosi, il concetto di libertà. Lasciarsi guidare in questa esperienza, mi ha permesso di liberami da una razionalità delle volte eccessivamente dominante ma poco lucida, per farmi trascinare verso in un turbinio di emozioni che, anche se non sempre piacevoli, mi hanno resa più consapevole di ciò che stavo vivendo”.
Per Milton Hyland Erickson “L’ipnosi non altera la persona, non altera la sua esperienza di vita passata. Serve a permetterle di imparare di più su se stessa e ad esprimersi più adeguatamente” (Milton Hyland Erickson (1901-1980).
Nell’uso terapeutico, tutto ha inizio sin dal primo incontro, ben prima che io pronunci le parole “… la mia voce di accompagnerà lungo tutto il percorso…”. Il legame terapeuta paziente si crea attraverso una “situazione comunicativa relazionale” già durante il processo di conoscenza reciproca. Solo dopo che si è creata la relazione è possibile indurre uno stato di trance, facendo in modo che l’attenzione del paziente si indirizzi verso la propria interiorità e le proprie sensazioni. Si avviano così ricerche e processi inconsci che danno accesso al proprio mondo interiore, ricco di immagini, sensazioni, possibilità, capacità, energie che saranno poi disponibili quando si ritornerà nel presente, nel “qui ed ora”.
Le risorse necessarie al cambiamento sono insite nella storia esperienziale della persona, grazie alle straordinarie capacità dell’essere umano. Sarà la trance ipnotica ad agire su tali risorse, estraendole dall’inconscio e restituendole al loro pieno potenziale, perché a differenza di quanto avviene nello stato di veglia, il soggetto è in grado di accedere a questi contenuti non semplicemente ricordandoli, ma rivivendoli.
Tutto ciò può avvenire anche perché l’ipnosi non è uno stato di incoscienza. Anzi la nostra attenzione è più ricettiva, più pronta, in grado di ricevere gli strumenti necessari per raggiungere i risultati desiderati. Fisicamente, una persona in ipnosi può presentare un rilassamento muscolare, un rallentamento del respiro ecc.. Tuttavia dal punto di vista della condizione mentale, la persona è cosciente e vigile. Luigina “… durante l’ipnosi si fa un’esperienza particolare. Senti che una parte di te è sempre vigile, mentre un’altra va dove deve andare. È come se la parte vigile facesse da spettatore consapevole di ciò che accade nell’altra parte della mente”.
Viste le sue potenzialità documentate anche da diverse ricerche scientifiche, l’ipnosi viene utilizzata principalmente per modificare il vissuto sensoriale ed il vissuto di schema corporeo. Il soggetto in ipnosi può orientare con facilità la propria introspezione nei diversi settori del suo organismo, può ampliare o ridurre le sensazioni che provengono dall'interno del suo corpo, può alterare i parametri fisiologici avvertibili come il battito cardiaco, il ritmo respiratorio, la temperatura cutanea e la percezione del dolore.
Viene impiegata nel controllo delle emozioni (disturbi d'ansia, attacchi di panico, rabbia, tristezza) e delle dipendenze (alcol, fumo, droghe), nelle fobie specifiche, nelle diverse forme di malattie psicosomatiche, e anche in oncologia come strumento di rilassamento e per ridurre gli effetti collaterali alle diverse terapie quali la nausea, il vomito, l'eccessiva stanchezza.

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