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Etica nell’intelligenza artificiale



L’intelligenza artificiale (AI) sta rivoluzionando il mondo in modo senza precedenti. Sta plasmando il nostro lavoro, le nostre interazioni e il nostro stile di vita. Le tecnologie dell’intelligenza artificiale offrono notevoli vantaggi in diversi settori, ma senza un quadro etico adeguato, rischiano di perpetuare pregiudizi, discriminazioni e minacce ai diritti umani e alle libertà fondamentali.

L’intervento dell’UNESCO


Le organizzazioni internazionali come l'UNESCO svolgono un ruolo cruciale nel plasmare l'agenda etica dell'Intelligenza Artificiale. Devono collaborare con governi, aziende e organizzazioni della società civile per sviluppare normative globali che garantiscano un uso responsabile dell'AI.

L'Intelligenza Artificiale è una forza potente che sta trasformando il nostro mondo in modi inimmaginabili. Ma con questo potere arriva una grande responsabilità di utilizzarlo in modo etico e sostenibile. Il rischio è che i malintenzionati possano sfruttare a proprio favore la tecnologia dell’intelligenza artificiale per truffare altri utenti, rubare proprietà intellettuali, realizzare contenuti disinformativi e generare codici dannosi.

Questi, tuttavia, sono solo alcuni dei rischi che l’AI porta con sé.


I rischi legati all’intelligenza artificiale


Innanzitutto, il tema della privacy emerge come uno dei rischi principali. Con algoritmi sempre più sofisticati che raccolgono e analizzano grandi quantità di dati personali, c'è il pericolo che la privacy individuale venga erosa.

I Governi si stanno già muovendo per risolvere il problema della fuga di dati, accelerata dall’AI. Ad esempio, il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) dell'Unione Europea rappresenta un passo importante nella protezione della privacy, stabilendo regole chiare sul consenso, il diritto all'oblio e la notifica delle violazioni dei dati. L'implementazione di leggi simili in altre giurisdizioni può contribuire a garantire una maggiore protezione dei dati personali. 

In secondo luogo, quando gli algoritmi di AI, che guidano decisioni critiche in vari settori, quali il finanziamento, il reclutamento e il sistema giudiziario, riflettono e perpetuano i pregiudizi e gli stereotipi presenti nei dati con cui vengono addestrati, possono portare a quella che viene indicata come ingiustizia algoritmica.

Come analizzato approfonditamente anche dal portale tecnologico espertotech.it, ad esempio, se un algoritmo di reclutamento viene addestrato su dati storici di assunzione che riflettono discriminazioni di genere o di razza, l'algoritmo può continuare a perpetuare queste discriminazioni.

È importante che gli esseri umani mantengano il controllo e la supervisione sulle decisioni algoritmiche, intervenendo quando è necessario correggere le disparità o le discriminazioni.

Verremo sostituiti dalle macchine? 


Torna la paura che venne scatenata nelle varie rivoluzioni industriali, ovvero che i lavoratori possano perdere i loro impieghi a causa delle macchine. Questa prospettiva solleva interrogativi profondi sulla responsabilità sociale e la necessità di ridefinire il significato e il valore del lavoro umano. L'avanzamento dell'AI, sebbene promettente per l'efficienza e l'innovazione (come ad esempio in ambito medico), può comportare la perdita di posti di lavoro in settori dove le mansioni possono essere automatizzate. Questo può portare a perturbazioni economiche e a un aumento della disoccupazione.

Per coloro che si trovano in situazioni di disoccupazione come queste, è fondamentale fornire una rete di sicurezza sociale robusta, con sussidi di disoccupazione adeguati, accesso a servizi di assistenza sanitaria e supporto per il reinserimento nel mondo del lavoro.

  Purtroppo, un evento del genere, come è successo con altre scoperte tecnologiche, è inevitabile. Le aziende sono libere di scegliere di adottare delle innovazioni come l’AI al posto di lavoratori, sempre che il risultato sia quello desiderato e che i costi di gestione siano inferiori. Lo stesso Elon Musk ha parlato della sostituzione del 40% delle professioni attualmente esistenti con l’AI.

Il noto imprenditore ha anche proposto l’adozione di un reddito universale, che possa coprire il costo della vita di ogni persona, a prescindere dalla sua estrazione sociale o impiego. Si tratta di una visione distopica o etica? Tu cosa ne pensi?

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