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IL POTERE DELLA PARTICELLA DI DIO


Gli avvenimenti di questi ultimi giorni e la recente polemica tra scienza e giornalismo scientifico fanno sicuramente riflettere.
 
 
Uno dei motivi per cui esiste Gravità Zero o meglio, per cui noi della redazione abbiamo pensato di cimentarci con il mondo della divulgazione scientifica, è la volontà di supplire alla storica mancanza di una voce giornalistica aperta e comprensibile nel mondo della divulgazione, per informare e soprattutto formare in tempo reale l’opinione dei lettori.
 
 
Gravità Zero ha in questo senso fatto del suo meglio e a noi piace pensare di aver contribuito a privare la scienza di quell’aurea di mistero e incomprensibilità di cui era circondata.


In questi ultimi tempi sta accadendo però qualcosa di totalmente imprevisto. Se nel passato la comunicazione scientifica era prevalentemente affidata a riviste di settore e a pochissimi altri autorevoli strumenti di divulgazione come, per citarne due, “Le Scienze” e la rubrica “Tutto Scienze” internamente al quotidiano “La Stampa”, complice la rete, negli ultimi anni sono sorti decine e decine di siti e blog scientifici indipendenti, alcuni contenenti vera e propria spazzatura pseudo-scientifica ma altri con splendidi articoli di divulgazione e di informazione che rincorrendo e commentando in modo serio e personale notizie, hanno contribuito e tutt’ora contribuiscono a far conoscere la scienza ad un pubblico che fino a ieri la ignorava. D’altra parte il proliferare e il rimbalzare dell’informazione, ha il difetto di creare confusione diffondendo notizie non sempre attendibili o correttamente esposte, quindi non sempre credibili.

In tutto questo ci si aspetterebbe che un’organizzazione internazionale come il CERN (Centro Europeo per la Ricerca Nucleare) contribuisse a diffondere oltre all’informazione scientifica anche l’etica della comunicazione, per cui prima di diffondere la notizia di una scoperta occorra almeno averla controllata e pubblicata su una rivista specialistica. Capisco che CERN possa essere considerato autoreferente ma le regole sono regole, prima di tutto la comunicazione scientifica. Lo sanno bene Fleischmann e Pons, all’epoca criticati ferocemente da tutto il mondo accademico per aver preferito comunicare la presunta scoperta della fusione fredda in una conferenza stampa piuttosto che in un giornale specialistico. Lo sa bene lo stesso CERN, criticato già pubblicamente nel passato per aver dato spazio senza alcun controllo a libri in cui la scienza è asservita alla narrativa di cassetta e a servizi giornalistici pseudoscientifici ospitati dalla trasmissione Voyager.


Eppure la prudenza e il controllo mostrato nel comunicare prima l’oscillazione del neutrino, poi la sua superluminalità, sembrava essere ormai routine per un centro che riceve finanziamenti pubblici praticamente da tutto il mondo. Questa volta però qualcosa di nuovo è successo. Forse la pressione psicologica per inattese fughe di notizie tramite alcuni blog degli stessi ricercatori, forse la necessità per il CERN del riconoscimento di un primato per una scoperta da Nobel, hanno contribuito ad affrettare un processo di comunicazione mediatica che invece avrebbe dovuto attendere tutto il tempo necessario e richiedere tutta la prudenza del caso.
 
 
Capisco che in questo caso si parli della presunta scoperta del bosone di Higgs, chiamato da Leon Lederman (premio Nobel per la Fisica nel 1988)  "particella di Dio” per la sua presunta capacità di dare massa al “mondo”, scoperta nella quale oltre ad essere state investite tutte le attese e le speranze della comunità internazionale dei fisici, tra la costruzione di LHC e l’indotto, l’Europa ha speso più di trecentocinquanta milioni di euro pubblici. Probabilmente sarà solo questione di tempo, basterà aver pazienza e saper attendere e LHC ci fornirà tutti i dati di cui abbiamo bisogno per provare oltre ogni ragiunevole dubbio l’esistenza del bosone e la bontà del Modello Standard ma, se sfortunamente la sua esistenza non venisse confermata? Se venisse dimostrato che sono altri i meccanismi che regolano il mondo? In questo caso a scricchiolare non sarebbe solo il modello standard del nostro mondo fisico ma anche lo stesso potere economico inevitabilmente associato alla scoperta della “particella di Dio”: che sia questa la vera causa di tanta poca etica? Sicuramente è una ragione in più per rispettare le regole dell'etica nella comunicazione.

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