Chimica: perchè studiarla?
Questa era la frase che il migliore della classe mi ripeteva spesso. Lui voleva fare il magistrato e non riusciva a capire cosa avesse di così affascinante la chimica.
E pensare che al Liceo Classico degli anni ’90 si studiava una chimica rudimentale che ancora oggi mi fa sorridere. Era un misto fra organico e inorganico, con un po’ di fisica e di geografia astronomica. Ma per me la chimica era affascinante e misteriosa: che meraviglia pensare che grazie alla chimica c’è vita.
Ecco l’altra frase ricorrente che non capivo.
Chi avrà mai deciso che chimica e letteratura non vanno d’accordo? La passione per la scienza è classica o scientifica?
A queste domande ho avuto risposta all’Università, quando al primo anno di Chimica e Tecnologie Farmaceutiche avevo compagni ragionieri, orafi, classici, scientifici…
Sapete la cosa più bella della prima lezione universitaria? Eravamo tutti uguali, si ricominciava da capo: la chimica dalla A alla Z per tutti allo stesso modo.
E ogni giorno era un’avventura: la chimica inorganica,la chimica fisica, la chimica delle piante, la chimica delle cellule.
La chimica organica, che meraviglia!
Fogli riempiti di tante piccole molecole, che rappresentavano la vita e quintali di reazioni espresse attraverso il disegno.
E poi la scoperta degli orbitali e della potenza dei legami.
Il fascino di sapere che spostando un singolo elemento della molecola potevo creare un nuovo messaggero, un potente veleno o un farmaco salvavita.
Scoprire la magia del corpo umano dove la chimica e il suo giusto funzionamento regolano il nostro benessere e la nostra salute.
E infine la sintesi chimica.
Metti insieme A+B e otterai C diventava realtà e non era più una semplice reazione scritta su un foglio di carta.
Ed è così che mi trovo a sintetizzare vescicole fosfolipidiche che inglobano un fluorescente, poi aggiungo un metallo di transizione e verifico la cinetica di rilascio.
“Ma a cosa serve?” mi chiedevano gli amici, “un farmaco può essere rilasciato in uno specifico settore del corpo e può essere veicolato e rilasciato a tempi diversi se noi lo progettiamo prima” rispondevo io.
“WOW” dicevano loro, “questo è il fascino della chimica” rispondevo io.
Un grazie va sicuramente all’ insegnante del Liceo, per la sua bravura e la sua passione scientifica che ci trasmetteva durante le lezioni.
Calma e attenta a spiegare concetti "difficili": ci faceva vedere i colori della fiamma, ci spiegava la forza di gravità e sperimentava piccole reazioni chimiche in classe.
L’università è stato inizialmente un percorso di guerra più che di formazione: siamo partiti in 200 e siamo arrivati in 50.
Professori che non c’erano mai per chiarire la lezione, gli esami fissati in un dato giorno e poi periodicamente spostati e addirittura professori che bocciavano solo perché fuori pioveva. Questo, a dire il vero, accadeva durante i primi anni universitari, poi le cose sono migliorate.
Alla fine il dialogo fra studenti e professori era piacevole e di confronto, si partecipava ai seminari, ci si confrontava sugli argomenti.
E così sono diventato un chimico, ho un buon lavoro, mi piace ancora leggere i classici e parlare di filosofia, ma qualcosa è cambiato.
Oggi riesco a vedere l’ infinitesimamente piccolo che c’è in ogni cosa.
Guardando il mondo immagino miliardi di reazioni che in ogni secondo avvengono per dare vita, riprodurre, allarmare, risanare, comunicare.
E di questo devo ringraziare solo loro: Carbonio, Ossigeno, Idrogeno, Azoto, Potassio, Sodio…
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