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I
film di fantascienza come
Atmosfera Zero ci hanno trasmesso l'idea che quando un astronauta venga esposto al
vuoto molto spinto (come quello dello spazio), il suo corpo, sottoposto alla propria pressione interna di una atmosfera, letteralmente
esploda in pochi secondi (
qui il trailer con la scena).
In realtà non è proprio così che accade: e lo dimostra questo test condotto dalla NASA nel 1966 per preparare alle missioni lunari. Jim LeBlanc racconta di come venne esposto al vuoto spinto per ben 14 secondi.
Dopo la ripressurizzazione della camera (25 secondi) e i soccorsi con maschera di ossigeno, Jim si rialzò dopo qualche minuto, con qualche disturbo temporaneo all'udito a causa della rapida depressurizzazione.
Nel video afferma che: “I felt the saliva on my tongue startin’ to bubble…” (trad. sentivo la saliva sulla lingua iniziare a bollire..."
In pratica l'acqua sulla superficie della lingua, a contatto con il vuoto, sperimenta l'
effetto che vediamo in questo video (clic). L'ebollizione si verifica quando la
tensione di vapore del liquido eguaglia la pressione. Abbassando sufficientemente la pressione si può provocare l'ebollizione anche a temperatura ambiente, senza necessità di portare l'acqua a 100°C.
Il corpo umano, dunque, non solo non esplode affatto, ma non subisce neppure danni permanenti. La morte, se mai si dovesse permanere in queste condizioni per oltre 30 secondi, avverrebbe per la saturazione dei gas che farebbe perdere efficienza al cuore portando a collasso circolatorio, e quindi alla asfissia.
Questo la dice lunga anche sulla enorme adattabilità del corpo umano alle alte variazioni di pressione.
Scena come quelle dei film di fantascienza alla "Atmosfera Zero", dunque, non sono realistiche, e un essere umano che restasse nello spazio senza tuta per alcuni secondi non avrebbe alcuna conseguenza permanente. Se accadesse nello spazio, nei pochi secondi di coscienza potrebbe anzi adoperarsi per rientrare nell'astronave.
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