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CELLULE STAMINALI EMBRIONALI: FRA RICERCA MEDICO-BIOLOGICA, ETICA, RELIGIONE ED ECONOMIA

Di seguito il primo articolo che parte dalla notizia apparsa in questi giorni sulla rivista Stem Cell di un gruppo di ricercatori italiani dell’Istituto Telethon di Genetica e Medicina (Tigem) di Napoli in cui si dimostra che una proteina è in grado di far “regredire” le cellule adulte a uno stadio pluripotente (tornano in grado, cioè, di differenziarsi nuovamente in altri tipi cellulari).

Le cellule staminali “per eccellenza” sono quelle embrionali che, per la prima volta nel 1998, sono state coltivate e moltiplicate in vitro da embrioni, ottenuti con tecniche di fecondazione in vitro, non più utilizzabili per l’impianto in utero.

Tali cellule contenendo nel loro DNA i programmi genetici di qualsiasi tipo di tessuto, sono totipotenti, cioè possono dare origine ad un nuovo organismo, e il loro studio permetterebbe di capire i meccanismi che determinano le malformazioni, la risposta ai farmaci, i meccanismi epigenetici che regolano l’espressione dei geni, quelli utili, in vitro e in vivo, per fermare la corsa delle cellule staminali verso il loro destino, e successivamente di indirizzarle verso la specializzazione voluta ecc. Si potrebbe inoltre indagare la formazione dei tumori in quanto le cellule tumorali, come quelle staminali, si riproducono molte volte senza differenziarsi. Emerge quindi chiaramente la spettacolare potenzialità delle cellule staminali embrionali e l’entusiasmo che questo solleva negli studiosi per indagare i segreti più reconditi della natura umana.

Le cellule staminali embrionali vengono però ricavate dalle blastocisti, cioè da formazioni sferiche di poche cellule di embrioni e quindi di potenziali esseri umani, che, una volta ottenute ed utilizzate determinano la distruzione dell’embrione stesso, atto che equivale ad una loro uccisione.

Per tale motivo le ricerche sulle cellule staminali embrionali totipotenti sono diffusamente dibattute, e alimentano intensi dibattiti come sempre accade quando le interazioni fra ricerca scientifica medico-biologica, etica, religione, economia e politica si rivelano in tutta la loro complessità.

In tale ambito si trovano infatti contrapposti coloro i quali considerano il concepimento l’inizio della vita dell’“essere umano”, e quindi contrari all’utilizzo degli embrioni umani per fini di ricerca e cura, e coloro che sostengono la necessità di ricerche sulle cellule embrionali umane, pur implicando questa la distruzione dell’embrione, per le enormi implicazioni terapeutiche che ne possono derivare.

Gli atteggiamenti verso l’uso di cellule staminali a fini di ricerca e/o di cure mediche variano da un paese all’altro. In Italia l’utilizzo per ricerche degli embrioni congelati non più utili per impianti in utero, destinati quindi alla distruzione, sono vietati dalla legge 40 che regolamenta la disciplina: in pratica è la posizione più restrittiva.

In alcuni stati sono permesse ricerche solo su quelle cellule staminali già messe in coltura precedentemente e quelle importate dall’estero. Negli Usa ed in particolare in Germania e in Austria, con piccole differenze fra le tre nazioni, l’estrazione di cellule staminali da un embrione umano è considerata illegale. In Gran Bretagna, Spagna, Francia, Singapore, Israele, Corea del Sud è perfettamente legale anche se gli scienziati britannici possono utilizzare embrioni umani solo fino a quattordici giorni dopo la fecondazione dell’ovulo momento in cui l’embrione è un insieme di cellule, grande circa 0,2 mm. Infine in molti altri paesi non esistono ancora leggi precise atte a disciplinare la ricerca sulle cellule staminali embrionali umane.

In tale dibattito anche le tre religioni monoteistiche sono intervenute assumendo posizioni diverse. Infatti mentre la religione cattolica ritiene che la vita abbia inizio dall’incontro dell’uovo con lo spermatozoo e quindi interrompere la normale evoluzione significa mettere fine alla vita di un essere umano, per l’Ebraismo e per l’Islam l’embrione diventa essere umano al momento della nascita. Pur essendo concordi nel divieto di produrre deliberatamente embrioni in vitro al solo fine della ricerca, Ebraismo e Islam non considerano l’embrione in vitro una vita potenziale a tutti gli effetti, per cui la ricerca scientifica è permessa. L’ebraismo ritiene che l’uovo fertilizzato non sia ancora una persona e, quindi, non abbia diritto alle stesse tutele. Pone solo tre condizioni alla ricerca su tali cellule: l’embrione deve essere in vitro, cioè extracorporeo alla donna; deve avere meno di 40 giorni e la ricerca deve avere il fine ultimo di salvare altre vite umane. La religione Islamica invece si spinge anche oltre affermando che la ricerca sulle cellule staminali è doverosa ed addirittura obbligatoria, al fine di acquisire nuove conoscenze utili a salvare vite umane per cui studi sono in corso in Iran, Egitto, Singapore, Turchia ed anche Arabia Saudita per un uso responsabile degli embrioni.

Gli accesi dibattiti sugli aspetti etici suscitati dall’uso delle staminali embrionali sarebbero superati se venisse realizzata la possibilità, come recentemente riportato, di ottenere cellule staminali embrionali umane partendo da fibroblasti del derma.
Una tale scoperta sarebbe veramente epocale per l’opportunità di avere una sorgente illimitata di cellule staminali embrionali autologhe, senza sacrificare embrioni, sviluppare una tecnologia di ringiovanimento facilmente applicabile ed efficace in termini di resa, eliminare il rischio di rigetto, ridurre la possibilità che le cellule “tornate bambine” inducano tumori, aumentare l’efficienza del metodo che si basa sull’ingegneria
genetica, potenzialmente pericolosa.

In tale ambito si inserisce la scoperta italiana di un nuovo meccanismo per riprogrammare diversi tipi di cellule adulte, tra cui fibroblasti, cellule del timo e precursori di cellule neuronali e renderle simili alle staminali, condotta dall' Istituto Telethon di Genetica e Medicina (TIGEM) di Napoli .

Tali cellule, che sono state fuse con cellule staminali embrionali in presenza della proteina Wnt, hanno perso le loro caratteristiche e si sono “riprogrammate,” cioè trasformate in cellule poco differenziate (pluripotenti) in grado di dare origine a cellule di tessuti diversi da quello di partenza.

La scoperta apre interessanti prospettive nella terapia di tutte le patologie cronico degenerative irreversibili come la malattia di Alzheimer, il morbo di Parkinson e le cardiopatie. Questo metodo potrebbe rappresentare una valida alternativa a quello attualmente condiviso dalla comunità scientifica Internazionale che ottiene cellule staminali a partire da cellule della pelle introducendovi, tramite vettori virali, dei geni tipici della fase embrionale del nostro sviluppo e capaci di far 'tornare indietro' allo stadio indifferenziato, tipico delle cellule staminali, le cellule adulte





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