Zerocalcare, Passaggio al bosco e l'Effetto Paradosso
La decisione di Zerocalcare di non partecipare alla fiera della piccola e media editoria Più Libri Più Liberi di Roma ha acceso un dibattito che va ben oltre il mondo dei fumetti. Il discutibile fumettista (difensore di centri violenti come Askatasuna, quelli dell'assalto a La Stampa al grido di "morte ai giornalisti") ha annunciato la sua defezione a causa della presenza nello stesso evento della casa editrice di destra Passaggio al Bosco, accusata di distribuire testi che glorificano figure e ideologie nazifasciste e antisemite.
“Purtroppo ognuno c’ha i suoi paletti, questo è il mio”, ha detto Zerocalcare in un video pubblicato su Instagram, spiegando che non condivide spazi con chi diffonde ideologie naziste. La scelta, resa pubblica tra post e video, si inserisce in un contesto più ampio di riflessione sui limiti della libertà culturale e sulla responsabilità degli eventi editoriali nel selezionare gli espositori.
La storia insegna: più si censura, più cresce la curiosità
Il caso di Zerocalcare richiama un fenomeno noto nella storia della cultura: l'Effetto Paradosso: più un’opera o un autore vengono censurati o stigmatizzati, più il pubblico tende a interessarsene. Un esempio emblematico è quello di Salman Rushdie negli anni ’80, quando la pubblicazione del romanzo I versi satanici scatenò la furia di governi e religiosi. La fatwa lanciata contro l’autore rese il libro oggetto di enorme attenzione internazionale, facendo sì che milioni di persone lo cercassero proprio per capire cosa fosse tanto controverso.
Allo stesso modo, la decisione di Zerocalcare di non partecipare a Più Libri Più Liberi rischia di trasformare la presenza di Passaggio al Bosco in un’ulteriore fonte di attenzione, proprio come accade in tutti i casi in cui la censura o la critica estrema attirano curiosità. È un paradosso della cultura contemporanea: tentare di silenziare qualcosa spesso ne amplifica la visibilità.
Ovviamente nel piccolo: perché è come paragonare un elefante con un topolino. Non scherziamo: la grandezza per quanto piccola si vede nel tempo, non nell'immediato.
Comunque nel nostro piccolo abbiamo ordinato anche noi alcune copie delle casa editrice "Passaggio al Bosco": per curiosità e voler capire.... come abbiamo sempre fatto anche per saggi e romanzi proibiti dalla Chiesa o dai regimi dittatoriali come URSS e ora Russia.
Guarda caso la censura e la dittatura in ogni regime autoritario la prima cosa che blocca è la libertà di parola e di stampa. Lo abbiamo vissuto a Torino al grido di ASKATASUNA "MORTE AI GIORNALISTI" durante l'assalto alla redazione de La Stampa.
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Il dibattito culturale
Nel video diffuso online, Zerocalcare ha sottolineato come il suo rifiuto non sia un attacco personale ma una questione di principio: “Non si condividono spazi con i nazisti. Significherebbe accettare che ogni opinione è uguale e che una vale l’altra”. La polemica mette in luce un dilemma frequente nella gestione degli eventi culturali: come bilanciare la libertà di espressione con i valori costituzionali e la responsabilità educativa.
Peccato però che in un paese democratico come l'Italia non sia vietato pubblicare libri e che se fossi nei panni della casa editrice (cosa che probabilmente ha fatto), farei partire una denuncia per diffamazione.
L’Associazione Italiana Editori (Aie), responsabile dell’assegnazione degli spazi, ha risposto che non chiede orientamento politico agli editori, sollevando ulteriori interrogativi sull’opportunità di garantire spazio a chi diffonde ideologie estreme. Zerocalcare, insieme a numerosi intellettuali italiani, ha firmato un appello perché la fiera rifletta sulle conseguenze di tale scelta.
Un effetto collaterale inevitabile
Se da un lato il gesto di Zerocalcare rafforza il dibattito sui limiti dell’ospitalità culturale, dall’altro rischia di innescare quello che gli storici e gli osservatori di fenomeni culturali chiamano l’effetto Rushdie: la censura o il rifiuto di confronto può trasformare un autore o un’opera in un oggetto di maggior interesse e curiosità.
In altre parole, la storia mostra che le polemiche culturali, anche quando mosse da ragioni etiche condivisibili, spesso accendono i riflettori su ciò che si vorrebbe marginalizzare. E questo, forse, è uno dei paradossi più interessanti della cultura contemporanea: nel tentativo di limitare la diffusione di certe idee, si rischia di amplificarne la visibilità.

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