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LE CONSEGUENZE DEL FUTURO. SALUTE: SULLA NOSTRA PELLE

Alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, per il ciclo Le conseguenze del futuro, martedì 23 aprile alle 18.30 si parla di Salute. Sulla nostra pelle, con Iain Mattaj e Laura Boella


Dopo aver puntato i riflettori su conoscenza, formazione e comunità, il percorso d’indagine Le conseguenze del futuro, proposto dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, in collaborazione con Eni, prosegue martedì 23 aprile, alle 18.30 presso la sede della Fondazione (viale Pasubio 5; Sala Polifunzionale), con il focus Salute. Sulla nostra pelle, insieme a Iain Mattaj, il biologo scozzese primo direttore della Fondazione Human Technopole di Milano – il neonato istituto che aspira a diventare uno dei più grandi poli di ricerca multidisciplinare sulle scienze della vita – e a Laura Boella, professore ordinario di Filosofia morale all’Università Statale di Milano. A moderare gli interventi, il conduttore e autore radiofonico e teatrale Matteo Caccia.

A Ian Mattaj spetterà il compito di inquadrare il tema della salute dal punto di vista degli ultimi progressi del settore biomedicale e dei relativi impatti sociali sui individui e società, spiegando come scienza e salute siano sempre più intrecciate a livello globale. La ricerca scientifica d’eccellenza deve sempre più farsi carico del miglioramento della qualità della vita, ponendosi come fattore di coesione per la creazione di società inclusive, nelle quali tutti abbiano le stesse possibilità di accesso a tecniche e cure avanzate e di precisione. Nell’ambito biomedicale, in particolare, i risultati della ricerca ci hanno già donato, ad esempio: solo tra il 2000 e il 2016, un aumento di 5 anni dell’aspettativa di vita (secondo l’OMS), la disponibilità di biosensori ingeribili grazie ai quali gli specialisti possono monitorare la salute gastrointestinale senza procedure invasive, la creazione di vasi sanguigni bioingegnerizzati utilizzabili come innesti a lungo termine o bypass e robot programmabili con le tecniche chirurgiche più avanzate. Non solo: il traguardo forse più decisivo è costituito dallo sviluppo di tecnologie sempre meno costose (si è passati dagli oltre $500 milioni per una singola sequenza nel 2003 a meno di $1.000 di oggi) e capaci ora di analizzare l’intera sequenza del DNA di una singola cellula alla volta, descrivendo il genoma nel modo più completo in assoluto e avvicinandoci sempre più alla cosiddetta “medicina personalizzata”. Da tutto questo si comprende perché il binomio tecnologia-salute vada contestualizzato sia nella sfera della collettività che in quella più intimamente personale e la testimonianza di uno dei più importanti esponenti della ricerca biomedica al mondo racchiude la chiave di lettura per unire ricerca d’avanguardia e nuovi modelli di sviluppo, capaci di comprendere pienamente la sfera della salute personale e quella della comunità.

Per approfondire il nesso tra società e progresso, intendendo quest’ultimo sia in senso tecnologico che economico e sociale, la parola passerà a Laura Boella: l’attenzione si concentrerà sulla dimensione intersoggettiva delle relazioni umane, composta di sentimenti di simpatia, empatia e compassione, in contrapposizione alla progressiva tecnologizzazione di quasi tutti gli ambiti relazionali dell’uomo, con conseguenze evidenti in termini di percezione della vicinanza e lontananza tra i soggetti. Come preservare una dimensione di umanità a fronte della digitalizzazione pervasiva che stiamo vivendo e come aver cura di sé e degli altri a prescindere da quella medicalizzazione spinta cui la società contemporanea sembra essere portata? È il paradosso della nostra società del benessere: il tema della salute viene distorto e inteso come performance, un “dover stare bene” quasi agonistico che suscita una particolare sensibilità nei confronti della pressione sociale e si esprime, in taluni contesti, in un consumo non necessario e smodato di neurofarmaci. Tutto questo solleva interrogativi cruciali per decidere quali saranno le conseguenze del futuro, vale a dire il mondo edificato dagli esiti di tendenze e linee di sviluppo evidenti già oggi: una prospettiva che la docente di Filosofia morale ha indagato nel suo saggio Empatie. L’esperienza empatica nella società del conflitto (Raffaello Cortina Editore, 2018), mettendo in guardia contro il flusso continuo di emozioni a buon mercato che ci invade quotidianamente, sui media e online, e soffermandosi sulla peculiarità dell’empatia, che non è simpatia, non è governata dall'etica della solidarietà e della fratellanza e non produce mere somiglianze o sintonie, bensì azioni impreviste e sempre diverse, scaturite dai nuovi pensieri e desideri nati grazie all’incontro-confronto con l’altro. E la diversa qualità delle relazioni umane può generare anche empatia senza simpatia ed empatia negativa, due esiti emozionali alternativi a quello più semplificato e che crediamo di conoscere e che costituiscono un elemento essenziale per definire il ruolo dell’empatia nel più ampio contesto culturale e istituzionale.

A concludere la serata dopo i primi due interventi sarà, come di consueto, la testimonianza di una “buona pratica”, affidata in questo caso a Jacopo Fo e Iacopo Patierno, che metteranno a fuoco il rapporto fra “teatro” e “salute” nei contesti di povertà, raccontando l’esperienza – pluripremiata – nel distretto di Palma, nella provincia settentrionale di Cabo Delgado, in Mozambico, dove gli spettacoli de “Il Teatro fa bene” hanno permesso a circa 25mila persone di avvicinarsi alle buone pratiche igienico-sanitarie e alimentari, in particolare riguardo la maternità e la cura dei neonati. Le performance sono state realizzate da un gruppo di attori mozambicani formati in Italia che hanno impiegato il linguaggio teatrale per obiettivi di alfabetizzazione sanitaria.

Le conseguenze del futuro proseguirà sui temi: Cibo. La giusta risorsa, con Raj Patel, economista, saggista e attivista affiliato alla University of Texas, e il Vice Presidente Commissione Agricoltura Parlamento Europeo Paolo De Castro (7 maggio); Spazio. Le piazze del mondo, con Ash Amin, urbanista e geografo presso l’Università di Cambridge, in dialogo con Abderrahman Labsir, responsabile delle politiche giovanili e di inclusione sociale e membro del consiglio municipale della città di Mechelen, in Belgio, esempio di integrazione sociale e culturale fondata su processi partecipati di rigenerazione urbana (22 maggio).

Tutti gli incontri sono a ingresso libero fino a esaurimento posti.
www.fondazionefeltrinelli.it | #conseguenzedelfuturo

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