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LA BUFALA DELLA MAGNITUDO TAROCCATA PER NON PAGARE I DANNI AI TERREMOTATI

La notizia viene da alcuni anni condivisa sui principali social network (Facebook per primo). Secondo i complottisti l’Istituto Nazionale di Geofisica avrebbe modificato il dato della magnitudo per non pagare i cittadini dai danni del terremoto.




IL GOVERNO NON PAGA SE SISMA HA MAGNITUDO INFERIORE A 6? ASSOLUTAMENTE FALSO.

Sta tenendo banco, soprattutto in un continuo tam tam su Facebook quella sulla magnitudo "ritoccata" al ribasso per evitare allo Stato il pagamento dei risarcimenti. Nulla di vero, ovviamente.

Tra coloro che hanno diffuso la bufala, anche una senatrice del Movimento 5 stelle che, forse avvertita della gaffe, ha fatto prontamente marcia indietro, come ci informa Massimo Mantellini





Quella del presunto taroccamento della magnitudo del sisma (da 6.2 a 6.0) per evitare che lo Stato debba accollarsi i costi della ricostruzione è una vecchia bufala che circola in rete almeno dal 2012. La responsabilità sarebbe di una presunta legge voluta dall'allora governo presieduto da Mario Monti che fisserebbe la soglia del rimborso a 6.1 gradi. Nulla di più inventato. La bufala, circolata già in passato, si aggancia a un articolo del decreto-legge n.59 del 15 maggio 2012 poi convertito nella legge n.100 del 12 luglio 2012, quello di riordino della Protezione civile. Quell'articolo, che prevedeva l'assicurazione privata per i rischi derivanti da calamità naturali, fu soppresso al momento della conversione. Nessun limite risulta da nessuna parte del testo (approvato pochi giorni prima del terremoto che colpì l'Emilia-Romagna) e in ogni caso i risarcimenti vengono calcolati sulla base di un'altra scala, la Mercalli-Cancani-Sieberg, che valuta l'intensità del sisma in termini di danni prodotti sul territorio e non in base alla magnitudo della scala Richter. Sono nozioni che s'insegnano in terza elementare.

Intorno a queste grandi bufale sui social network se ne sviluppano a decine, che ruotano sostanzialmente intorno alla mistificazione di immagini di altri eventi, alla fantasiosa variazione sulla solidarietà giunta dal mondo (è il caso dei 10mila uomini della protezione civile russa in marcia verso il nostro Paese) o a varie tipologie di fondamentalismo. È per esempio accaduto con la foto di un bimbo estratto dalle macerie 22 ore dopo il sisma, in realtà presa dal terremoto di Katmandu del 25 aprile 2015. Oppure altre immagini, come quelle di una chiesa in Emilia risalente al sisma di quattro anni fa. Anche sui social network è fondamentale fare riferimento alle fonti tecniche (su Twitter INGVterremoti, CNgeologi, Palazzo_Chigi, CroceRossa) e alzare al massimo l'asticella su ciò che circola sulle nostre bacheche.






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