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LA VALUTAZIONE QUALITATIVA DELL'EMOCROMO: GRAVITÀ ZERO INTERVISTA LA DOTT.SSA YLENIA PANCIONE

Dott.ssa Ylenia Pancione
Siamo a Benevento per intervistare la dott.ssa Ylenia Pancione, biologa specialista in biochimica clinica, borsista A.I.L. (Associazione Italiana contro le Leucemie-Linfomi e Mieloma) presso l'azienda ospedaliera G. Rummo di Benevento. Il responsabile scientifico della borsa di studio è il primario dott. Vincenzo Rocco. Con la dr.ssa Pancione lavorano anche i colleghi borsisti dott. Maurizio Fumi e dott.ssa Silvia Sale.

Dr.ssa Pancione, di cosa si occupa?

Mi occupo di pazienti oncoematologici, ovvero persone affette da leucemia, linfomi o - in generale - tumori del sangue.

Com'è organizzato il suo lavoro?

Al nostro laboratorio si rivolgono sia pazienti ospedalieri sia "esterni", sia con diagnosi specifica che senza. Ricevuto il campione di sangue, il primo step consiste nell'effettuare l'emocromo, ovvero il conteggio di globuli rossi, bianchi e piastrine. E' importante rilevare che oggi i moderni analizzatori sono in grado di fornire anche informazioni qualitative, per cui conoscendo la tecnologia del proprio strumento è possibile classificare come "anomalo" un campione "numericamente nei limiti".

Può spiegarci meglio in cosa consistono le caratteristiche qualitative delle cellule?

Gli strumenti ematologici forniscono anche grafici, nei quali ogni popolazione cellulare assume una certa posizione. I grafici classificano le popolazioni cellulari sulla base di determinati criteri, ad  esempio le dimensioni, il contenuto in granuli, la forma del nucleo ecc. Nel momento in cui si verificano alterazioni a carico di questi criteri, cambia la posizione delle cellule nei grafici e ciò fornisce in alcuni casi un orientamento specifico verso una certa patologia, mentre in altri ti spinge verso l'approfondimento diagnostico. E' molto importante conoscere la tecnologia del proprio strumento per saper cogliere i segnali che esso fornisce. Saper leggere i grafici significa già avere un'idea di cosa cercare con l'analisi al microscopio. Ciò riduce i tempi necessari per l'inquadramento diagnostico e l'avvio della terapia. In generale non è quindi più necessario aspettare di vedere un'alterazione quantitativa.

Qual è il secondo step?

Occorre eseguire lo striscio. Si tratta quindi di mettere una gocciolina di sangue su un vetrino porta oggetti e poi - con un altro vetrino copri oggetti (più piccolo del precedente) - la si fa strisciare in modo che si distribuisca su tutta la superficie acquisendo una forma a proiettile. Poi si lascia asciugare il vetrino per una notte (salvo situazioni urgenti) e l'indomani si passa al terzo step, che è la colorazione.

Striscio di sangue periferico: in
alto non colorato, in basso dopo la
colorazione.
Perché è necessario colorare le cellule?

Perché altrimenti non si riuscirebbero a distinguere, o meglio non si potrebbero cogliere le caratteristiche morfologiche, ad esempio com'è fatto il nucleo o il citoplasma. Il colorante è sempre lo stesso, ma quando si lega al nucleo e alle componenti del citoplasma conferisce loro una colorazione specifica, che consente all'operatore di classificare correttamente sia le cellule normali che quelle patologiche.

Cosa succede dopo?

Nel nostro laboratorio viene effettuato anche l'esame citofluorimetrico dell'immunofenotipo, che consente di distinguere le varie popolazioni leucocitarie in base all'espressione, sulla loro superficie, di particolari antigeni. Mi spiego meglio: non riusciamo a vedere direttamente un certo antigene (che è una proteina), ma possiamo comunque rilevarlo in maniera indiretta, facendo reagire l'antigene con un anticorpo specifico, che a sua volta è legato ad una molecola, in grado di emettere fluorescenza se colpita da una luce di una certa lunghezza d'onda.


Quando il paziente riceve definitivamente la diagnosi?


In casi urgenti (ad esempio per le leucemie acute) può bastare un'ora. Recentemente sono stata chiamata di sera dal mio primario dott. Vincenzo Rocco per verificare una sospetta leucemia acuta in una ragazzina, che era giunta al pronto soccorso lamentando astenia. Tale sospetto derivava dall'analisi dei dati grafici. Il sospetto è stato confermato tramite l'osservazione dello striscio e l'esame immunofenotipico prima citato. E così, dopo un'ora, la ragazzina è stata trasferita al centro ospedaliero di competenza per iniziare la terapia.

In casi non urgenti il paziente viene indirizzato il giorno successivo al day hospital ematologico, dove viene effettuata una valutazione clinica ed eventualmente vengono richiesti ulteriori esami di approfondimento. A tal proposito il nostro laboratorio effettua anche l'esame morfologico e immunofenotipico del midollo osseo, mentre gli esami bioptici e citogenetici vengono svolti in altri centri.

Citogramma della Perossidasi fornito
dall’analizzatore ADVIA 2120i Siemens

Ringraziamo la dr.ssa Ylenia Pancione per l'estremo sforzo divulgativo della terminologia medica.

Ringraziamo anche l'A.I.L., sezione Stefania Mottola di Benevento, che con le sue borse di studio consente a giovani ricercatori di poter svolgere la propria attività senza dover emigrare.

Grazie a questa intervista abbiamo capito che l'esame del sangue non è semplicemente fare "push the button", ma che è fondamentale la competenza e l'esperienza dell'operatore. Inoltre ci fa un grande piacere sapere che esistono laboratori come questo dove la valutazione qualitativa dell'emocromo viene fatta indipendentemente da una specifica richiesta del medico. Ciò risulta molto utile ai fini della diagnosi precoce. Speriamo che questa modalità di lavoro diventi prassi anche in tutti i centri dove ancora non viene svolta.




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