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COS'È LA PET THERAPY E IN COSA CONSISTE

Oggi tutti o quasi abbiamo in casa un animale domestico, e sappiamo quanto ci possa fare compagnia Anche secondo la scienza la compagnia di un animale è importante per l'uomo e non solo nella quotidianità ma anche in quei momenti in cui c'è particolare bisogno di vicinanza, ad esempio durante una malattia. Studiando questo fenomeno è nata la cosiddetta pet therapy, ovvero una terapia dolce, che è in pratica basata sull'interazione tra uomo e animale.

Tipici animali domestici da compagnia - Shutterstock


Questa non è una terapia a sé stante ma integra e rafforza i risultati delle tradizionali terapie mediche in corso su un paziente e serve per migliorare la situazione fisica, cognitiva, comportamentale, psicosociale e anche psicologica-emotiva di persone afflitte da diverse patologie. 

Colui che la scoprì per primo fu  Boris Levinson, uno psichiatra infantile,  intorno al 1960, quando espose le sue teorie sui benefici ai malati dati dalla compagnia degli animali,  e egli stesso le applicò nelle cure rivolte ai suoi pazienti. 
Levinson infatti studiando l'interazione tra uomo e animale vide che prendersi cura di un animale aiutava a calmare l'ansia, e trasmetteva calore affettivo al paziente,  aiutandolo a a superare anche stress e depressione e donandogli positività e armonia.

Nel 1981 negli Stati Uniti venne fondata la Delta Society, una associazione che  studiava  gli effetti terapeutici sulle persone proprio come conseguenza della compagnia degli animali. 

Da quel momento in poi la pet therapy si è evoluta e si è diffusa sempre più in tutto il mondo anche se solo di recente ha ottenuto un maggiore riconoscimento e oggi infatti trova ampia applicazione concreta in vari settori e ambienti come le case di riposo, gli ospedali, anche nei reparti di pediatria, le comunità di recupero.

Lo scopo di questa terapia è di facilitare l'approccio medico e terapeutico  soprattutto quando il paziente non dimostra molta collaborazione spontanea. 

La presenza degli  animali infatti anche se non sono i nostri animali domestici, permette in molti casi di stabilire un rapporto affettivo-emotivo con il paziente che solo gli animali sanno dare perche è profondo e senza pregiudizi e, tramite questo si riesce anche stabilire un canale migliore di comunicazione tra paziente e medico e a stimolare in modo attivo il paziente per renderlo  partecipe alle cure e a motivarlo per portarlo all'avvio verso la guarigione.  

In Italia ad oggi non esiste una netta definizione giuridica nazionale per i requisiti minimi necessari per effettuare l'attività della pet therapy. 
Spetta solo alle singole Regioni legiferare in materia.


Pet therapy in Italia

In Italia ad oggi non esiste una netta definizione giuridica nazionale per i requisiti minimi necessari per effettuare l'attività della pet therapy. 
Spetta solo alle singole Regioni legiferare in materia.

La pet therapy nel nostro paese è stata introdotta  nel 1997 con una proposta di legge presentata alla Camera dei Deputati da Piero Ruzzante. 
Una seconda proposta si è avuta nel 2003 ad opera di Carla Castellani atta a  promuovere il contatto uomo-animale con fini terapeutici. 
Sempre nello stesso  anno ha avuto un riconoscimento  dato con il Decreto del Presidente del Consiglio che stabilisce un accordo tra il Ministero della Salute,   Regioni e Province Autonome, riguardo il benessere degli animali da compagnia e la pet therapy.

Qusto è un passo in avanti perchè l' accordo annovera gli animali per la pet therapy tra gli “animali da compagnia”. Stabilisce inoltre che l’addestramento di tali animali da compagnia sia da effettuare tramite soggetti con specifica preparazione. Infine, prevede che le Regioni e le Province Autonome possano valutare indipendentemente l’adozione di varie iniziative per agevolare il contatto delle persone ad esempio ospedalizzate o in comunità o in case di riposo con i diversi animali da compagnia, siano essi animali domestici di proprietà quanto animali utilizzati specificatamente per la pet therapy.

Da queste proposte ha origine un ulteriore testo unico relativo alla “disciplina delle Attività e delle Terapie Assistite dagli animali”. Questo testo sottolinea quanto sia di utilità sociale e terapeutica la pet therapy, promuovendone  la realizzazione  presso strutture sanitarie, tenendo anche sempre  a mente il benessere dell’animale che viene impiegato a tali scopi. 

Oltre alla definizione di queste cure, dei controlli e selezioni a cui devono sottoporsi gli animali impiegati nelle terapie di AAA/TAA, viene vietato anche l’utilizzo di animali selvatici, esotici e di cuccioli per questi impieghi.  
Inoltre è nata una Commissione Nazionale per le AAA/TAA la quale definisce le diverse figure professionali che servono per la pet therapy e descrive anche delle norme attuative per le AAA/TAA, oltre a promuovere dei programmi di ricerca e delle varie modalità di divulgazione dei dati di volta in volta emersi. Inoltre definisce gli standard per la creazione di corsi di formazione per gli operatori della pet therapy e gli animali da impiegare nelle attività di AAA/TAAA. 


Pet Therapy - Shutterstock 






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A.A.A. e A.A.T 

Oggi si assiste quindi a una suddivisione di varie attività terapeutiche con gli animali domestici e si distinguiono in A.A.A. e A.A.T.
A.A.A. sta per Attività Assistite con Animali. Sono interventi  ricreativi di supporto psicologico-relazionale, che vengono effettuate per  migliorare la qualità della vita di  bambini, portatori di handicap, pazienti negli ospedali, anche psichiatrici, anziani, e anche detenuti. Le A.A.A. non sono però prescritte da un medico.  


A.A.T. ( o T.A.A.) significa invece Terapie Assistite con Animali. Sono questi degli interventi individualizzati su un soggetto e fatti a supporto delle terapie tradizionali, praticate con animali appositamente istruiti allo scopo per portare un miglioramento nella sfera fisica, in quella motoria, psichica, emotiva e cognitiva del paziente. Le A.A.T vengono realizzate sulla base di specifiche indicazioni sanitarie e anche psico-relazionali fornite dal medico o dallo psicologo che ha in cura il paziente in oggetto e prevedono precisi obiettivi da raggiungere su vari livelli standard di efficacia prestabiliti.

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