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NEL DAS C'ERA L'AMIANTO: VENIVA PRODOTTO A TORINO

Uno dei giochi più diffusi negli anni ’70 conteneva il 30% di  fibre di amianto. Lo rivela uno studio dall’Azienda Sanitaria e dell’Università di Firenze e pubblicato sulla rivista scientifica Scandinavian Journal of Work Environment and Health.

Il panetto DAS venduto negli anni '70 

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Il marchio DAS nasce da un acronimo del nome del suo inventore, Dario Sala, che lo brevettò nel 1962

Nonostante il successo planetario di questa pasta per modellare ampiamente utilizzato nelle scuole, ma anche da artigiani, restauratori di ceramica e artisti, Dario Sala non si arricchì con il suo brevetto, che cedette presto e per un prezzo molto contenuto alla Adica Pongo di Lastra a Signa. Cercando tra i documenti conservati presso l'Archivio di Stato di Torino, i ricercatori hanno trovato i registri su cui era stato segnato l'acquisto di "centinaia di tonnellate di amianto grezzo" dall'amiantifera di Balangero, la più grande cava di amianto che si trova in provincia di Torino.

La ricostruzione storica del prodotto ha permesso di stabilire che circa 55 milioni di confezioni di "Das" contenenti amianto sono stati prodotti e venduti sul mercato interno sia internazionale in 13 anni, con un numero di utenti valutabile nell'ordine di milioni. La pasta modellabile veniva esportato in Olanda, Inghilterra, Norvegia e Germania. Quei panetti grigi, che potevano essere modellati e poi gradualmente indurivano, erano fatti a quanto pare per il 30% di amianto (il resto era talco e gesso).

Per i primi tre anni, 'Das' è stato commercializzato in polvere da miscelare con acqua e successivamente in pasta pronta all'uso.  E proprio nell'impasto della celebre pasta da modellare "Das" venivano inserite anche fibre di amianto, dannose per la salute. Chi è cresciuto fra gli anni 60 e 70, ha conosciuto il DAS e ci ha giocato. Rispondono inoltre pienamente alla Norma Armonizzata En 71 parti 1, 2 e 3:2013 in ambito europeo, nonché all'Astm D-4236 negli Stati Uniti.
"Dato che il 'Das' e stato commercializzato in Italia ed esportato in altri paesi europei - sottolineano gli autori dello studio - i nostri risultati suggeriscono che ai pazienti affetti da mesotelioma che non riferiscono di essere stati esposti ad amianto per motivi professionali, dovrebbero essere chiesto se in passato hanno usato il 'Das'".

SOLO L'ESPOSIZIONE E AD ALTE DOSI AUMENTA IL RISCHIO DI CONTRARRE MALATTIE

«Tutti i tipi di amianto sono cancerogeni, ma sostenere che basta una fibra nell’aria per ammalarsi è falso. Ciò non significa che debbano essere trascurate le esposizioni anche modeste».
È quanto affermato dall’epidemiliogo professor Corrado Magnani, docente di Statistica Medica all’Università del Piemonte Orientale, epidemiologo esperto in problemi delle patologie da amianto.
«Come per i danni del fumo, anche le malattie legate all’amianto sono dose-dipendenti. È importante la durata dell’esposizione, ma insieme alla dose. Ovvio che l’esposizione alla quale può essere sottoposto uno studente o un docente in un caso come questo è molto differente da quella ad esempio di un operaio della manutenzione o da chi con l’amianto lavorava a diretto e stretto contatto come accaduto all’Eternit di Casale Monferrato».
«Se l’amianto è in una parte compatta, ad esempio di cemento, o ben legata alle matrici gommose - spiega sempre il professore - è difficile che le fibre vengano rilasciate, anche dal linoleum usurato». Tuttavia, «la possibilità che materiali vecchi e usurati rilascino polvere non può essere esclusa: dove l’amianto viene osservato allora si è creata una situazione di pericolosità».
Le polveri contenenti fibre di amianto se respirate possono causare malattie molto gravi, come l’asbestosi, il carcinoma polmonare e il mesotelioma, una forma di tumore a cui si sopravvive in media 7-8 mesi dal momento della diagnosi. Le fibre di amianto sono sottilissime e non c’è una soglia di rischio al di sotto della quale la loro concentrazione nell’aria non sia pericolosa. Una volta entrate a contatto con i tessuti del sistema respiratorio, le fibre possono impiegare decenni prima di causare qualche patologia (e non sempre la causano).

Chi ha utilizzato il DAS in quegli anni nella sua forma in pasta umida, quindi senza elementi volatili durante la lavorazione, deve comunque rassicurare. L'amianto diventa pericoloso solo se viene inalato e dunque in forma di polvere.

Dal 1976 in poi l’amianto fu sostituito con la cellulosa.   Tuttavia, riporta lo studio, è possibile che qualcuno possieda ancora oggetti modellati tra il 1960 e il ’70, ma questi articoli non rappresentano un rischio per la salute di chi li possiede. Viene comunque raccomandato di non rompere tali oggetti e, in particolare, di non ridurli in polvere, perché le fibre di amianto potrebbero ancora disperdersi in aria con il rischio di essere inalate.

L’amianto è stato utilizzato per decenni in prodotti di ogni genere, dalle coperture dei tetti alle tubazioni, passando per le vernici, le auto, la plastica e le uniformi ignifughe. Era anche utilizzato in polvere come sistema per filtrare meglio il vino. Finché non è volatile, come abbiamo detto, non rappresenta particolari pericoli.

La pericolosità dell’amianto era nota da tempo: è dal 1930 che nel Regno Unito erano state assunte diverse cautele circa la sua natura cancerogena, ma dovettero passare decenni prima che si arrivasse al completo bando della sua lavorazione in vari tipi di prodotti industriali: in Italia accadde solo nel 1992. 


NEL DAS PRODOTTO DA FILA NON C'È AMIANTO 

In una nota la Fila, che dal 1994 produce e distribuisce la pasta Das, ha precisato che «il prodotto in commercio in Italia e all’estero è perfettamente sicuro e pienamente conforme alle normative vigenti». «Sia in ambito comunitario che negli Stati Uniti, la composizione del Das in termini di formulato è stata esaminata da organismi accreditati, che ne hanno confermato la piena sicurezza per l’utilizzo da parte di bambini ed adulti», ha aggiunto. «Lo studio condotto dall’Ispo sulla possibile presenza di fibre di amianto nella composizione del Das si riferisce alla pasta che veniva prodotta e commercializzata da Adica Pongo tra il 1963 e il 1975, molti anni prima dell’acquisizione di quest’ultima da parte di Fila, avvenuta nel 1994», conclude il comunicato.



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