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LE DONNE NELLA GRANDE GUERRA: INTERVISTA AL CAPO UFFICIO STORICO DELLO STATO MAGGIORE DELLA DIFESA

Si è tenuto a Roma in questi giorni, presso il Centro Alti Studi per la Difesa (CASD), un interessante Congresso, ideato e organizzato dall’Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa (Ministero della Difesa), sul tema “Le donne nel primo conflitto mondiale. Dalle linee avanzate al fronte interno: la Grande Guerra delle donne”, del quale abbiamo parlato, sulla nostra testata, di recente, in merito ad una delle relazioni tenuta, dalla giornalista Dott.ssa Ada Fichera, proprio nel corso di tale evento in merito alla giornalista Nellie Bly.

Torniamo sull’argomento perché abbiamo intervistato il Col. Massimo Bettini, Capo Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa, che ci ha raccontato, nel dettaglio, scopi e dettagli del Congresso.

Come è nata l'idea di un Congresso, dedicato alle donne nel prima guerra mondiale, proprio nelle Forze Armate, un mondo che nell'immaginario collettivo è prettamente maschile?

L’Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa già organizzava annualmente un congresso su tematiche storico - militari. In occasione del Centenario della 1^ Guerra Mondiale, poi, abbiamo cercato di individuare argomenti più particolari, che non si limitassero ai problemi prettamente tecnici, ma che avessero più ampio respiro, dando modo di approfondire, ad esempio, quanto lo sforzo militare fu allora accompagnato da un coinvolgimento nazionale senza precedenti.

Il tema delle donne nella Grande Guerra va in questa direzione ed è stato scelto nell’ambito del Comitato Guida per gli eventi di commemorazione del citato centenario, nominato nel 2013 per individuare, in ambito Difesa, le iniziative che potessero meglio ricordare e far comprendere, per gli anni seguenti, quel periodo così terribile ma anche così importante della storia mondiale. E anche il mondo militare è in realtà ben consapevole dell'importanza avuta dalle donne in quegli anni, che le vide giocoforza impegnate in molti contesti, sia nelle linee avanzate sia nel cosiddetto fronte interno, in ruoli prima di esclusiva pertinenza maschile. Le donne erano diventate operaie, impiegate, contadine, guidavano mezzi pubblici, si occupavano delle famiglie, garantivano una qualificata assistenza sanitaria negli ospedali militari. Vi furono poi giornaliste al fronte, informatrici, insomma, un caleidoscopio di impegni nuovi, che ne fecero emergere con forza grandi e poliedriche capacità.


Dopo un lungo e difficile percorso di emancipazione, oggi le donne rappresentano una componente di rilievo in molti contesti lavorativi, così come nelle Forze Armate. Lo Stato Maggiore della Difesa, per il centenario della 1^ Guerra Mondiale, ha dunque voluto dar loro spazio e visibilità, evidenziandone il ruolo essenziale assunto nel conflitto, come sottolineato dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, Gen. Claudio Graziano, intervenuto in apertura del congresso, e dal Ministro della Difesa, Senatrice Roberta Pinotti (la quale nella circostanza, pur se impegnata altrove per le gravi problematiche internazionali di quei giorni, ha voluto comunque far giungere le sue parole a tutti i congressisti). 

Ci parli di questi due giorni di Congresso, delle tematiche affrontate e dei relatori.

Il progetto scientifico e l’impostazione organizzativa che abbiamo avviato diversi mesi fa si sono avvalsi dell’entusiastica collaborazione della Prof.ssa Anna Maria Isastia, affermata studiosa, già docente de “La Sapienza - Università di Roma”, Segretario generale della Società Italiana di Storia Militare, ecc., con la quale sono stati individuati molti dei relatori e delle tematiche da trattare. Siamo così riusciti ad avere un complesso armonico 26 conferenzieri (docenti, ricercatori, esperti, giornalisti, militari, ecc.), che hanno affrontato l’argomento nelle sue varie sfaccettature. Oltre al contributo degli Uffici Storici delle Forze Armate e dei Comandi Generali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, abbiamo potuto usufruire del consueto supporto di alcuni Atenei nazionali come l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e La Sapienza – Università di Roma. Con quest’ultima, grazie al Pro-Rettore, Prof. Antonello Biagini e del Prof. Antonello Battaglia, è stata attuata, come ormai da anni, una collaborazione che ha permesso ad alcuni giovani ricercatori di tenere una specifica sessione di lavoro nel corso del Congresso, ai laureandi di conseguire crediti formativi e ai dottorandi di prendere parte ad un evento di simile approfondimento per la loro carriera. Da sottolineare anche la presenza delle ultime classi di alcune scuole superiori romane, che ci hanno così permesso di rivolgere a tanti giovani gli interventi dei conferenzieri (registrando presenze di qualche centinaia di uditori).

Charing Cross - Shuttestock
Si possono individuare, fra le provenienze o i trascorsi dei relatori, una dozzina fra atenei nazionali e istituti militari di livello universitario, anche stranieri, insieme a Istituzioni di particolare attinenza al tema trattato, come il Corpo delle Infermiere Volontarie (le Crocerossine), o alcune fra le più importanti e autorevoli associazioni di studiosi e appassionati di storia militare. Due / terzi dei relatori sono state donne, così come sono donne le professoresse a cui è stata affidata l'apertura e la chiusura dei due giorni di lavori. Si è parlato di infermiere crocerossine, di spie, di portatrici carniche, di reporter di guerra, di religiose negli ospedali militari, di decorazioni al valore, dell’analoga esperienza maturata dal punto di vista austro – ungarico e anglosassone e di tantissimi temi di rilievo, che nei prossimi mesi troveranno loro completa diffusione attraverso gli Atti di questo Congresso, alla cura dei quali stiamo già lavorando, e che saranno pubblicati dallo Stato Maggiore della Difesa spero entro la prossima estate.

Perché è importante approfondire, forse oggi più che in passato, la storia militare e in generale la storia del nostro Paese?

La nostra storia costituisce davvero la radice su cui si è costruito il nostro presente e da cui si svilupperà il nostro domani. Non è una frase vuota quella che afferma che un popolo senza memoria storica è un popolo che non ha futuro. È essenziale quindi diffondere e condividere con le nuove generazioni, in modo oggettivo e costruttivo, le tappe del percorso che ci condotti a quello che siamo oggi, alle prospettive future che possiamo meglio individuare e proiettare in avanti conoscendone origini ed evoluzione. Questo vale per la storia militare, come pure per la storia più generale. Molti dei valori e dei diritti che diamo per scontati nel nostro mondo di oggi, sono stati conquistati con duri sacrifici e con percorsi durati molti anni. Tra questi, ci sono proprio i diritti delle donne (ora parliamo di “pari opportunità”), che emersero con forza durante gli anni della Grande Guerra (il congresso, fra l’altro, è stato avviato proprio il 25 novembre, data in cui ricorre la giornata contro la violenza sulle donne).

Oggi più che mai, in tempi non facili, in cui molti di quei principi su cui si fonda la nostra società - pur con tutte le imperfezioni che le si vogliono confutare - risultano minacciati da organizzazioni che ne rifiutano la validità, è ancora più importante rispondere sul piano della cultura, della concreta conoscenza delle nostre radici, del riscoperta di alcuni valori condivisi.

In tale ottica, ci piace evidenziare che questo congresso vuol essere un piccolo passo in questo senso; le forme di sinergia tra varie istituzioni, nel campo degli studi storici – militari, come in altri settori analoghi afferenti alla cultura, possono essere infatti uno strumento essenziale per difendere la nostra identità, perché approfondire e comprendere il nostro passato, le nostre radici, è una delle risposte più profonde e importanti che possiamo fornire contro queste minacce.


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