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LUTTO NELLA CULTURA: SCOMPARE IL SOCIOLOGO LUCIANO GALLINO

Muore all’età di 88 anni: aveva iniziato la sua carriera a fianco di Adriano Olivetti. Denunciò il neoliberismo e la crisi del lavoro. La camera ardente allestita all’Università degli Studi di Torino. 

Luciano Gallino, professore emerito di Sociologia, lascia nella cultura italiana un vuoto certamente incolmabile. Con questa consapevolezza, l’Università di Torino raccoglie il testimone per un’attività improntata a quell’impegno scientifico e civile, a quello spirito critico e particolarmente innovativo che ne hanno sempre distinto l’opera.

Nato nel 1927 Luciano Gallino è stato uno dei maestri della disciplina in Italia. Formatosi nel gruppo degli intellettuali reclutati da Olivetti, ha svolto tutta la sua carriera nell’Università di Torino.
Il suo ‘Dizionario di Sociologia’, edito dalla Utet nel 1978 ha dato piena cittadinanza accademica e scientifica alla disciplina, dopo l’eclisse voluta dal fascismo e dell’idealismo crociano.

Ha avuto un ruolo di pioniere e innovatore negli studi sul lavoro e l’impresa, interesse mai abbandonato dai primi studi sulla Olivetti ai più recenti sulla responsabilità sociale delle imprese e sul rapporto tra tecnologia e democrazia; negli studi sulla modernizzazione della società italiana e le sue disuguaglianze sociali, anche questo interesse frequentemente ripreso negli anni in analisi delle complessità del caso italiano, e più recentemente sugli effetti della globalizzazione nelle società occidentali; negli studi sul ruolo della scienza nella società e i rapporti tra le scienze umanistiche e scientifiche (L’incerta alleanza, intitolò la sua riflessione).

Ha affiancato nel corso di lunghi anni di attività, giunti fino all’ultimo libro licenziato pochi mesi or sono (Il denaro, il debito e la crisi, Einaudi), un forte impegno verso l’analisi rigorosa che è stata un riferimento per numerosi colleghi e allievi, formatisi sulla sua teoria de ‘L’attore sociale’ o sull’indagine delle forme nuove assunte via via dal lavoro, insieme con un altrettanto forte e rigoroso impegno di critica sociale, rivolta al mondo intellettuale, della politica e dell’opinione pubblica, in molte sue opere più recenti sulla crisi globale e nazionale, le sue origini e le riforme necessarie per uscirne.

Amava confrontarsi di persona con colleghi e studenti sulle sue tesi scientifiche e spendersi nella divulgazione dei risultati delle sue ricerche e riflessioni, senza cercare facili consensi; ha continuato in tutta la sua carriera accademica a promuovere un’incessante innovazione nei temi, nel modo di fare ricerca e di organizzare l’università; ha difeso la serietà del metodo scientifico, e nel contempo dell’impegno sociale sui temi affrontati, con la ferma direzione della più antica rivista italiana della disciplina, i Quaderni di Sociologia.

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