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LE GRANDI SCOPERTE PALEONTOLOGICHE IN ITALIA: I PRIMI RESTI DI ITTIOSAURI IN SICILIA

All'incirca 230 milioni di anni fa, esattamente nel Triassico superiore, la Sicilia come la conosciamo oggi non esisteva. Quella parte di Terra si stava formando e al suo posto c’era un mare chiamato Tetide popolato da grandi rettili marini chiamati “ittiosauri”.

Questi sono stati scoperti per la prima volta in Italia meridionale.

Per saperne di più abbiamo intervistato il Curatore Scientifico Gianni Insacco, del Museo di Storia Naturale di Comiso in provincia di Ragusa, che con altri ricercatori ha pubblicato questa significativa scoperta sulla Rivista Italiana di Paleontologia e Stratigrafia.


Nel marzo 2014 la notizia di un ritrovamento paleontologico di estrema importanza in Sicilia è rimbalzata su tutto il web. Di che cosa si trattava?


Le due vertebre di ittiosauro - Foto G. Insacco
Si trattava di due vertebre, le cui forme e dimensioni non lasciavano dubbi: erano ossa di grandi ittiosauri, i primi mai trovati in Sicilia e nell’Italia meridionale
I nuovi fossili sono stati rinvenuti presso Monte Scalpello (Provincia di Catania) nell’Ottobre 2011 dal naturalista Agatino Reitano e dal biologo Davide Di Franco che, insieme ai paleontologi Cristiano Dal Sasso (Museo di Storia Naturale di Milano), Alfio Alessandro Chiarenza (Università di Bologna) ed il sottoscritto, hanno pubblicato la scoperta sul Volume N°120/2014 della “Rivista Italiana di Paleontologia e Stratigrafia”.

Ci descrive questo nuovo fossile di rettile preistorico? 

L'ittiosauro siciliano in un disegno di D. Belladonna
Gli ittiosauri siciliani appartenevano al gruppo degli shastasauri ed erano dei rettili marini, somiglianti agli odierni mammiferi cetacei. Avevano una lunga coda, che terminava in una pinna a forma di falce asimmetrica, e zampe trasformate in pinne, che impedivano loro di uscire dall’acqua. Dotati di polmoni, riuscivano a compiere anche lunghe apnee. Questi rettili erano infatti vivipari, non deponevano uova e partorivano in mare aperto.
Lo studio anatomico delle vertebre ha permesso di identificare almeno due individui, di cui il più grande era lungo 4-5 metri. L’esemplare di maggiori dimensioni è rappresentato da una vertebra dorsale; l’osso più piccolo è una vertebra cervicale e proviene da un individuo non ancora adulto.

Quando sono vissuti e in quale ambiente?

Questi rettili marini, dotati di pinne al posto delle zampe, nuotavano in un caldo mare tropicale del Triassico, 230 milioni di anni fa, in quello che oggi è il territorio montuoso della Sicilia centro-orientale.

In quale formazione rocciosa sono stati trovati questi fossili?

Sono stati rinvenuti nei sedimenti del Triassico superiore della Formazione Mufara di Monte Scalpello (CT), ascrivibili al Carnico superiore.

Quale significato assume questa scoperta per la paleogeografia del Triassico?

Sino ad oggi gli shastasauri erano noti solo in Nord America, Sud-Est asiatico, Europa centrale e, per quanto concerne il nostro paese, sull’arco alpino (in primis Besano, in provincia di Varese). Nel Triassico medio-superiore (fra 245 e 200 milioni di anni fa) gran parte della penisola italiana era sommersa da un oceano tropicale chiamato Tetide. Il ritrovamento di ittiosauri shastasauri in Sicilia è tuttavia inaspettato e ridefinisce le conoscenze sulla distribuzione geografica del gruppo, costituendone la segnalazione più meridionale, in una zona che all’epoca era prossima all’equatore.

Dove sono esposti i resti ossei?

Presso il Museo Civico di Storia Naturale di Comiso, in Sicilia sud Orientale. Già sono stati restaurati e preparati per esporli al pubblico. Stiamo provvedendo ad effettuare una vetrina nella Sezione paleontologica per dare a questa scoperta la giusta valenza scientifica e didattica, quest'ultima finalità di primaria importanza per questo museo, di cui dirigo la parte scientifica dal 1991.


Via degli Studi, 9
97013 Comiso, Ragusa, Italia

Dal Sasso C, Insacco G, Chiarenza AA, Di Franco D & Reitano A. 2014. FIRST RECORD OF ICHTHYOSAURS IN SICILY (UPPER TRIASSIC OF MONTE SCALPELLO, CATANIA PROVINCE). Rivista italiana di Paleontologia e Stratigrafia, 120(1): 71-82.

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