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AL BRITISH MUSEUM DI LONDRA LA MOSTRA "ICE AGE ART"

The arrival of the modern mind - approdo alla mente moderna

Entrata al British Museum
La mostra inaugurata il mese scorso al British Museum di Londra,  denominata "Ice Age Art", è un cammino nella creatività umana a partire dai nostri più lontani antenati vissuti  40.000 anni fa sino ai nostri parenti più prossimi di 10.000 anni fa.

Attraverso reperti archeologici che provengono da Francia, Germania, Italia, Austria e Russia si esplorano in profondità i manufatti artistici degli individui appartenenti al genere Homo che ci hanno preceduto nella loro esistenza su questo pianeta  durante l'ultima glaciazione europea.

L'esposizione fa scoprire molti piccoli tesori più o meno conosciuti, prodotti dall'uomo primitivo: sculture fatte in osso, disegni incisi su ossa d'animali, modelli in ceramica, vari oggetti decorati e gioielli.

L'archeologa Jill Cook, curatore della mostra, li ha esibiti non come reperti archeologici in relazione alla storia della loro scoperta delineando un corollario di conoscenze scientifiche che gli avrebbero incasellati in periodo storico preciso, ma secondo criteri di una mostra d'arte e difatto affiancati, con quadri e sculture moderni.

Entrando nelle sale si viene avvolti da un'atmosfera suggestiva in una oscurità liquida percepita dal rumore dello stillicidio presente nelle grotte. L'occhio si dirige in maniera unidirezionale immediatamente verso le bacheche illuminate a contenere questi esempi di arti figurative primitive.

Copia della Venere di Lespuege
Il primo reperto è una scultura di donna di poco più di 15 centimetri, scolpita 21.000 anni fa, in avorio, chiamata la "Venere di Lespuege" rinvenuta in Francia all'inizio del XX secolo. Questa figura femminile senza volto ma molto procace, si legge nelle spiegazioni sottostanti, ha affascinato Picasso. Una foto del suo laboratorio ci fa intravvedere due repliche di questa statuetta alla quale probabilmente si ispirava per i suoi capolavori. Al momento mi sono chiesta se il collegamento tra arte dell'era glaciale e arte moderna fosse possibile. Questo manufatto preistorico probabilmente non era stato creato per bellezza ma forse aveva uno scopo a noi sconosciuto quale forse simbolo per rituali.  


The Lion Man
Proseguendo nel buio ci si accorge che il reperto ritrovato in Germania nelle grotte di Stadel a Hohlenstein denominato "The Lion Man" raffigurante un uomo con la testa di leone, è stato affiancato ad un'immagine di uomo muscoloso con il capo leonino raffigurato in una pubblicitá di una marca d'acqua  diffusa in concomitanza con i giochi olimpici di Londra 2012. Chissà se il messaggio dei nostri antenati tramandato da questo reperto in avorio sia lo stesso della réclame " bevi questa acqua, così avrai una performance naturalmente superiore". Non ci sono prove a riguardo, ma forse il nostro Lion Man poteva essere un'immagine rituale di un sistema di credenza animistico appartenuto ad uno sciamano.


 Al centro di una sala si osservano delle inquietanti statuette senza volto chiamate "Veneri" con grandi seni, deretani sproporzionati, alcune gravide altre no, forse obese, provenienti da quasi tutta Europa. Quella più conosciuta è senz'altro la "Donna di Willendorf", proveniente dall'Austria, una figura di donna in sovrappeso, il cui corpo forse ha portato alla luce più bambini. Splendide a vedersi nelle loro forme poco attraenti ma femminili e materne, vengono paragonate ad un quadro di Henry Matisse, dal titolo molto esplicito "Gran nu".
Donna di Willendorf
Sex or symbol? E' mia opinione che i reperti archeologici avessero un significato sacro e spirituale nella mente degli uomini e delle donne primitivi e che rappresentassero il loro mondo interiore in una ricerca d'animo quasi religiosa. Queste sculture di donne primitive sono immagini di dee che tramandano, secondo alcuni, i misteri della gravidanza o dell'allattamento e che probabilmente simboleggiano giá dei rituali in seno alla nostra specie, segno di un qualche significato sacro e di dinamiche sociali matriarcali. Non sono di certo, evocativi di desideri maschili come sembra di percepire dal quadro dallo scultore francese.
Da reperti che idolatrano la magia della maternità si passa poi ai moltissimi manufatti dai quali si intravvedono oltre le nebbie del tempo gli antichi animali preistorici ormai scomparsi in Europa. Costituiti da ossa, zanne, corna, rocce o argilla raffigurano bisonti, renne, rinoceronti, cavalli, uccelli, leoni e mammut.

Tutti animali selvaggi, alcuni ormai  estinti, che probabilmente avevano un significato spirituale, rappresentanti di un precedente mondo interiore diverso dal nostro, molto simile a quello sciamanico di alcune popolazioni siberiane attuali. La curatrice della mostra suggerisce che gli individui che hanno prodotto questi oggetti primitivi avessero capacitá di astrazione simile a quella presente negli artisti odierni. Il sottotitolo della mostra rimarca proprio questo obiettivo: the arrival  in the modern mind. Forse non sappiamo che cosa realmente significassero questi reperti, possiamo soltanto speculare sul loro reale valore. Ma è fuori dubbio che riflettevano ciò che i nostri antenati consideravano divino o soprannaturale. In questo caso gli animali erano per loro il sostentamento dal quale erano dipendenti in un ambiente selvaggio e poco ospitale come quello del periodo glaciale.

È indubbiamente una mostra straordinaria, non fosse altro per la vasta quantitá di oggetti preistorici esposti tutti assieme in un unico luogo. Bensì la nuova prospettiva data da J. Cook, che mette in luce soltanto l'estetica di questi reperti archeologici nel distendersi del tempo negli ultimi 40.000 anni ai miei occhi è apparsa un po' forzata. È un nuovo punto di vista che ho condiviso solo in parte.

Per contatti ed informazioni
Info: Tel. +44 20 73 23 82 99

Costo biglietto 10 £

La mostra si può visitare fino al 2 giugno 2013





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