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L'OCEANO DI PLASTICA: IL NOSTRO NON È IL PIANETA TERRA (parte 1 di 3)

Earth - Illustration Il nostro non è il pianeta Terra. Sul nostro pianeta il 67,7% dell'area è occupata dagli oceani. Il solo oceano Pacifico può contenere la superficie di tutte le terre emerse.

La metà degli abitanti della Terra vive in prossimità della costa, la maggior parte degli altri vive vicino a corsi d'acqua che sfociano in mare.

Sin dall'antichità l'umanità ha fermamente creduto che l'acqua servisse a pulire e a ripulire. Gli scarichi della civiltà sono sempre stati connessi con l'acqua.

Prima della rivoluzione industriale nei fiumi venivano riversati per lo più rifiuti organici. Come risultato, scoppiavano regolarmente focolai di colera e tifo. Ma il legame tra acque inquinate ed epidemie è stato dimostrato solo alla metà del 1800. Inoltre le rive dei fiumi sono sempre state il luogo ideale per la costruzione di fabbriche, mattatoi e fonderie. Fino al 1800 gli scarichi domestici, compresi gli escrementi, venivano gettati in strada dove maiali e cavalli se ne nutrivano, lasciando poi loro stessi le loro deiezioni nelle vie. C'è da dire che almeno questi rifiuti erano biodegradabili.
Alla fine del 1800 i fiumi erano così intasati di rifiuti da rendere impraticabile la navigazione. I pesci morivano e si riducevano le scorte alimentari generando allarme. E non era ancora arrivata l'industria chimica!

Oggi non inquiniamo più l'acqua con rifiuti organici, ma con rifiuti chimici non smaltibili dall'acqua.
Il rifiuto non organico per eccellenza che si ritrova in acqua è la plastica.
Ma da dove arriva tutto questo inquinamento e tutta questa plastica?

La prima fonte è la Marina militare americana, la seconda sono la pesca commerciale e le navi container, la terza sono le navi crociera e infine l'incuria dell'uomo.
La marina militare per sua stessa ammissione ha scaricato in mare 42.000 tonnellate di gas nervino, 400.000 bombe chimiche e 500.000 scorie radioattive.

Le navi container hanno un equipaggiamento ridotto a 10-20 lavoratori, ma capita che perdano dei container con tutto il loro contenuto.

Containers


All'opposto le 300 navi da crociera attive nel mondo trasportano tra equipaggio e passeggeri più di 14 milioni di passeggeri l'anno. La tipica nave da crociera genera in una settimana 50 tonnellate di rifiuti solidi. La maggior parte di questi rifiuti viene liquefatta, incenerita, compattata e stivata in attesa dello smaltimento.

Le navi per la pesca commerciale buttano in mare la loro plastica. Così gli oceani sono invasi di reti da pesca anche dell'estensione di 96 km, galleggianti a forma di banana che servono per far fluttuare le reti e bottiglioni di candeggina usata per pulire i ponti (a questi rifiuti si aggiungono accendini, flaconi vari, spazzolini e tappi di plastica).

Infine l'incuria dell'uomo che ha cestini per la spazzatura aperti (il vento ne porta via il contenuto) e che non si cura di fare la raccolta differenziata o di mettere nei cestini i suoi rifiuti.
Come sappiamo la plastica è non è biodegradabile, questo significa che resiste alla digestione degli esseri viventi. Ma è soggetta a degradazione ambientale, ovvero se lasciata al sole o in sostanze ossidanti comincia a spaccarsi, ma non a biodegradarsi. In pratica si frantuma in pezzi sempre più piccoli, ma le sue molecole restano intatte.


Il libro L’oceano di plastica scritto da C. Moore (con la collaborazione di C. Phillips) ci racconta tutto ciò ma non solo.

E’ il racconto personale e scientifico del viaggio nel mezzo del vortice del Pacifico nordoccidentale dove nel 1999 la plastica presente in acqua superava di sei volte il plancton.

Poichè quando un pesce come le salpe si ciba di zooplancton e fitoplancton ingoia anche tutto ciò che è intorno ad essi, si trova a ingerire acqua, alghe e plastica. Così fanno anche gli altri pesci.
Come si sa il pesce più grande mangia quello più piccolo e così la plastica arriva fin nello stomaco dei tonni, dei merluzzi e degli altri pesci di cui ci alimentiamo.
La plastica è entrata nella nostra catena alimentare.

Vedremo nel prossimo articolo cosa provoca nell'uomo e nell'ambiente la presenza di plastica nell'ambiente naturale.

L'oceano di plastica: il nostro non è il pianeta Terra (parte 2 di 3)

Dr.ssa Luigina Pugno

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