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COME ARGOMENTARE LE RISPOSTE AI NOVAX (GUIDA SERA E RAGIONATA)



Il dibattito sui vaccini è tornato centrale negli ultimi anni, alimentato da paure, disinformazione e diffidenza verso le istituzioni. Per dialogare con chi manifesta posizioni NoVax non basta “correggere” gli errori: occorre comprendere i meccanismi psicologici alla base delle loro convinzioni e utilizzare strategie comunicative efficaci, basate su empatia e dati solidi.

Questa guida propone un approccio strutturato per affrontare il confronto in modo costruttivo.


1. Partire dall’ascolto: la base di ogni confronto efficace

Molte convinzioni NoVax non derivano da ignoranza, ma da:

  • sfiducia nelle istituzioni sanitarie;
  • esperienze personali negative;
  • sensazione di non essere ascoltati;
  • esposizione continua a narrazioni emotive o complottistiche.

Prima di argomentare, è fondamentale ascoltare, fare domande e mostrare rispetto. Dire a una persona che “sbaglia” la porta solo a irrigidirsi.

Esempio utile:
«Capisco la tua preoccupazione. Mi interessa sapere da dove nasce questa convinzione.»


2. Evitare lo scontro frontale: la trappola del “mito da sfatare”

Le persone non cambiano idea se si sentono attaccate: al contrario, tendono a rafforzare la loro posizione (effetto backfire).
Per questo è più efficace:

  • non ripetere il mito (“il vaccino non causa X…”) ma iniziare direttamente dalla spiegazione corretta;
  • usare un tono calmo e non giudicante;
  • presentare la verità come un’aggiunta, non come una cancellazione della credenza altrui.


3. Usare dati chiari, non valanghe di numeri

Il linguaggio tecnico può generare diffidenza. Meglio:

  • usare numeri comprensibili (“1 su 1 milione”, “rischio 100 volte inferiore rispetto…”);
  • accompagnare i dati con esempi concreti;
  • spiegare il funzionamento scientifico senza eccessiva complessità.

Esempio:
Invece di dire: «L’mRNA non modifica il DNA»,
si può dire: «L’mRNA resta nel citoplasma e viene degradato in poche ore: non entra nel nucleo, dove si trova il DNA.»


4. Affrontare le paure più comuni con argomentazioni corrette

a) “I vaccini hanno effetti collaterali gravi”

  • Sì, come qualunque farmaco esiste un rischio, ma è estremamente raro. Anche l’aspirina riporta sul bugiardino effetti avversi gravi, pur rarissimi, persino il rischio di morte. Eppure è tra i farmaci più venduti e nessuno ne fa un caso.
  • Gli effetti gravi sono monitorati e i sistemi di farmacovigilanza servono proprio a identificarli rapidamente.
  • Il rischio della malattia è sempre molto più alto del rischio del vaccino.

b) “Le case farmaceutiche vogliono solo guadagnare”

  • È vero che le case farmaceutiche sono aziende e, come tali, puntano al profitto. Ma proprio per questo investirebbero mai miliardi in studi clinici senza aspettarsi un ritorno, spesso distribuito su molti anni? La ricerca costa, e senza un modello sostenibile nessuna azienda porterebbe nuovi farmaci sul mercato
  • Ma d'altro canto gli studi clinici sono valutati da enti regolatori indipendenti.
  • Le aziende non possono immettere sul mercato prodotti senza comprovata sicurezza.
  • In molti casi i vaccini sono venduti a prezzi calmierati o acquistati da governi e organizzazioni globali.

c) “Il corpo umano ha già le sue difese”

  • Il sistema immunitario funziona meglio quando è addestrato.
  • I vaccini sono, di fatto, un modo sicuro per “far fare esercizio” al sistema immunitario senza subire i danni della malattia.
  • Prendiamo il vaiolo, senza il vaccino non lo avremmo mai eradicato. La poliomielite è un altro virus terribile che mieteva molte vittime, per lo più bambini, anche in Italia fino agli anni '70. Con il vaccino la poliomielite in Europa è scomparsa (ma non il virus che non essendo ancora eradicato continua a trovarsi nelle acque infette anche dell'Italia). Senza vaccino ci sarebbero di nuovo migliaia di casi anche nel nostro paese. 

d) “Conosco un caso di persona danneggiata dal vaccino”

  • Le testimonianze personali hanno un peso emotivo molto forte.
  • È importante riconoscere il vissuto della persona, senza negarlo.
  • Poi si può spiegare che le storie individuali non riflettono le statistiche generali e che occorre valutare il quadro complessivo.

E che spesso tra due eventi (vaccini e morte) c'è solo correlazione, non causalità



5. Usare il metodo del “sandwich comunicativo”

Un modello efficace è:

Validare l’emozione

«Capisco perché questo dubbio può essere preoccupante.»

Fornire l’informazione corretta

«Ecco cosa sappiamo dalle evidenze scientifiche…»

Riconnettere alla sicurezza personale

«Questo è importante perché aiuta a proteggere te e le persone che ami.»

Si tratta di un approccio semplice ma potentissimo.


6. Spiegare come funziona la scienza: non verità assolute, ma metodo

Uno dei punti centrali del discorso è chiarire che la scienza:

  • cambia quando cambiano le prove;
  • non offre certezze assolute, ma livelli di probabilità molto alti;
  • si fonda su studi, controlli, revisioni indipendenti.

L’onestà della scienza sta proprio nella sua trasparenza e nella sua capacità di correggersi.


7. Non cercare di “vincere”: cercare di informare

  • Il confronto con un NoVax non è una gara.
  • L’obiettivo realistico non è far cambiare idea sul momento, ma piantare un seme di dubbio nella narrazione disinformativa a cui quella persona è esposta.
  • Sminuire, ironizzare o attaccare non funziona.
  • La calma e la chiarezza, sì.


8. Ricordare il ruolo dell'empatia

  • Molte persone esitano perché hanno paura.
  • L’empatia non significa essere d’accordo: significa riconoscere l’umanità dell’altro.
  • È più difficile convincere qualcuno se pensa che tu non ti interessi affatto ai suoi timori.


Argomentare con i NoVax non richiede solo competenze scientifiche, ma soprattutto capacità comunicative, empatia e conoscenza dei meccanismi psicologici che sostengono le convinzioni radicate.

Un dialogo costruttivo è possibile quando si uniscono ascolto, chiarezza e rispetto.

Con un approccio paziente e basato sulle evidenze, si può contribuire a ridurre la disinformazione e promuovere decisioni più consapevoli e sicure per la propria salute e quella collettiva.


 

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