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La sanità digitale che funziona: come la tecnologia sta cambiando l'accesso alla salute

 


Dal cartaceo al digitale: una rivoluzione necessaria

Secondo l'Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano, oltre il 40% degli italiani ha utilizzato almeno una volta un servizio sanitario digitale, con una crescita significativa negli ultimi anni. Non stiamo parlando di semplici app per contare i passi o monitorare il sonno, ma di strumenti che stanno effettivamente ridisegnando il rapporto tra cittadini e sistema sanitario.

La pandemia ha accelerato un processo che era già in corso, ma che trovava resistenze culturali e burocratiche difficili da superare. Improvvisamente, medici che non avevano mai usato una videocall si sono ritrovati a fare teleconsulti, pazienti settantenni hanno imparato a usare piattaforme digitali per ricevere ricette, e il sistema nel suo complesso ha dovuto scoprire che la tecnologia non è un nemico della relazione medico-paziente, ma un abilitatore.

L'ecosistema digitale della salute: oltre la prenotazione online

Quando parliamo di sanità digitale, tendiamo a pensare principalmente alla prenotazione online di visite ed esami. Ed è certamente un passo fondamentale: evitare code telefoniche infinite e poter confrontare disponibilità e costi in modo trasparente rappresenta già un miglioramento significativo dell'esperienza utente. Ma l'innovazione va ben oltre.

Le piattaforme sanitarie digitali moderne stanno costruendo veri e propri ecosistemi integrati dove la prenotazione è solo il primo tassello. Pensiamo alla possibilità di comunicare direttamente con il proprio medico di famiglia via chat per richieste semplici, evitando accessi inutili allo studio. O alla gestione digitale delle ricette ripetitive per pazienti cronici, che non devono più recarsi fisicamente dal medico ogni mese solo per ottenere la prescrizione di un farmaco che assumono da anni.

Elty, ad esempio, rappresenta uno dei casi più interessanti di questo nuovo approccio alla sanità digitale. Nata sei anni fa da tre professionisti trentenni che avevano lavorato all'estero e volevano portare in Italia le migliori pratiche della digital health internazionale, la piattaforma offre oggi un ventaglio di servizi che vanno dalla prenotazione di visite specialistiche alla psicologia online, dalla comunicazione con il medico di base alla gestione delle richieste amministrative sanitarie. Non è un caso che sia diventata parte del Gruppo Unipol: la convergenza tra assicurazioni, sanità e tecnologia è uno dei trend più significativi del settore.

Il fattore umano nell'Innovazione tecnologica

Una delle critiche più comuni alla digitalizzazione della sanità riguarda il timore di una "disumanizzazione" del rapporto di cura. Come se sostituire una telefonata con una chat, o una visita in presenza con una videoconsulenza, significasse automaticamente impoverire la relazione terapeutica. Ma questa visione parte da un presupposto errato: che la tecnologia sostituisca l'umano invece che amplificarne le possibilità.

La realtà ci racconta una storia diversa. Un medico di base che può comunicare via app con i suoi pazienti per richieste semplici libera tempo prezioso per le visite che davvero richiedono presenza fisica. Un paziente che può prenotare una visita specialistica confrontando diversi professionisti, leggendo recensioni e scegliendo in base alle proprie esigenze specifiche, arriva all'appuntamento più informato e motivato. Una persona con disturbi d'ansia che non riesce a uscire di casa può accedere a supporto psicologico tramite videoconsulenza invece di rinunciare completamente alle cure.

La tecnologia non elimina la dimensione umana della cura: la redistribuisce in modo più efficiente e inclusivo. E questo è particolarmente rilevante in un paese come l'Italia, dove le diseguaglianze geografiche nell'accesso alle cure sono ancora profonde. Un paziente che vive in un piccolo paese dell'Appennino può oggi accedere agli stessi specialisti disponibili nelle grandi città, semplicemente aprendo un'app sullo smartphone.

Verso un sistema ibrido e inclusivo

La direzione, comunque, sembra tracciata. Il futuro della sanità non sarà né completamente analogico né interamente digitale, ma ibrido. Un sistema dove la tecnologia abilita nuove possibilità senza sostituire completamente le modalità tradizionali. Dove il teleconsulto non cancella la visita in presenza, ma ne riduce la necessità per casi che non la richiedono. Dove la chat con il medico non sostituisce la relazione faccia a faccia, ma la arricchisce garantendo continuità assistenziale tra un incontro e l'altro.

Elty è un esempio di piattaforma dove si sperimenta questo futuro ibrido. Osservarne l'evoluzione, analizzarne i risultati con rigore scientifico, individuarne i limiti e le potenzialità è compito di tutti noi: cittadini, professionisti sanitari, decisori politici, ricercatori. Perché la tecnologia di per sé non è né buona né cattiva: dipende da come la progettiamo, regoliamo e utilizziamo.

La vera innovazione non sta nell'avere un'app in più da scaricare, ma nel ripensare completamente il modo in cui organizziamo l'accesso alle cure, distribuiamo le risorse, concepiamo la relazione terapeutica. E in questo processo, la sanità digitale può essere uno strumento potente per costruire un sistema più efficiente, più equo e, sì, anche più umano. Perché rendere la salute più accessibile a tutti è forse l'atto più profondamente umano che una società possa compiere.

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