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venerdì 29 febbraio 2008

A FIRENZE SCIENZA E ARTE PER GLI STUDENTI


La nuova dimensione di produzione nel microcosmo realizzata dalle Nanoscienze e dalle Nanotecnologie (ne abbiamo parlato recentemente qui) genera un forte impatto nello sviluppo dei sistemi di informazione ed apprendimento.

Basti pensare che con le nanotecnologie una intera enciclopedia, ovvero, i quadri di un grande museo, potranno essere condensati nella dimensione equivalente alla cruna di un ago

E se l'opinione pubblica ha una visione alquanto approssimativa di quali siano le loro effettive possibilità di applicazione, dall'altro nascono iniziative per diffondere la conoscenza di questi promettenti settori e per fare divulgazione.

Così Firenze, durante la Settimana della Scienza 2008 organizzata da Egocreanet – Onns&A di Ricerca & Sviluppo della Società della Conoscenza, ci sarà un evento dedicato alle scuole.

L'appuntamento è presso l'Università di Firenze Polo Scientifico Sesto F.no - Aula Magna. Via Bernardini, 6 - 50019 Firenze (Giovedì 06/03/08 - ore 9,30-13 – 15-17,30)

- Prenotazioni possono essere indirizzate inviando un mail a Paolo Manzelli (pmanzelli@gmail.com – tel 055/4573135).

PROGRAMMA PRELIMINARE

Che rapporto esiste tra scienza e arte? Qual è il rapporto di entrambe con le «nano-tecnologie» e le loro applicazioni innovative nella produzione, incluse quelle del restauro del patrimonio artistico e culturale?

Coordinano il panel di discussione: Paolo Manzelli Presidente di Egocreanet, e Bruno Nati - Editor EGOCREANET.

Tema portante: L'importanza della Divulgazione della valutazione e valorizzazione della scienza;

Antonio Bianchi, direttore del dipartimento di Chimica parlerà di Chimica, Creatività ed Arte

verrà presentato un CD-ROM dell'artista Cristian Orfescu su:
Arte Nano Tecnologica. http://bits.blogs.nytimes.com/author/bfeder
http://www.nanotech-now.com/columns/?article=169.

Seguiranno le relazioni dei seguenti docenti della Università di Firenze e di Scienziati-Artisti:

1) Dante Gatteschi; www.instm.it; Le Nano Tecnologie stato dell'arte e sfide
2) Piero Baglioni - Luigi Dei; Nanotecnologie per la conservazione del patrimonio culturale
3) Emilio Castellucci; Il laser nella conservazione dei Beni Culturali
4) Vito Cappellini; (Ingegneria UniFi); Tecnologie dell'Informazione per i Beni Culturali
5) Pietro A. Bernabei; (Medico-Artista): Aspetti estetici dell'immagine Nano-Tecnologica
6) Stefano Raimondi; Nanarte: Oltre le colonne d'Ercole del visibile; www.nanoarte.it

Infine sarà aperto un dibattito su temi quali:

a) Condivisione e comunicazione tra Arte e Scienza per lo sviluppo della società della conoscenza.
b) Nuove pratiche scientifico-tecnologiche nell'arte contemporanea e loro impatto nella vita quotidiana.
c) New Scientific & Artistic Activism: creazione di un social-network Onns&A per la crescita di un movimento scientifico-culturale contemporaneo.

(Info: www.egocreanet.itwww.steppa.net/html/scienza_arte/scienza_arte.htm)

TERZA SCOPERTA IN UN MESE A CORTINA!


Non si era ancora spento l’eco per le recenti scoperte delle supernovae SN2008P ad opera di Alessandro Dimai e della SN2008ak da parte di Elisa Londero, la prima donna italiana ad individuare in totale autonomia una supernova [>], che lo scorso 27 febbraio una nuova scoperta ha allietato il gruppo sempre più numeroso dei ricercatori del CROSS. Una debole stella esplosa in una piccolissima galassia anonima, distante circa 220 milioni di anni luce da noi, è comparsa per la prima volta nelle immagini elettroniche riprese dall’osservatorio del Col Druscié.

Se pensiamo che, quando questa remotissima stella decise di esplodere, non era ancora apparso un solo mammifero sulla Terra e che solo da poco erano comparsi i primi fiori ad ingentilire le pianure desolate dell’era Giurassica, la cosa ci lascia sgomenti sulle reali dimensioni del nostro universo.

Tornando alla cronaca della scoperta, una volta confermata la presenza della “nuova” stella, le è stata assegnata la sigla SN2008ao e i suoi due scopritori sono ora molto orgogliosi di accoglierla nel loro bottino personale di successi. Elisa Londero, sì, sempre lei, è giunta così in due settimane al suo secondo successo personale, mentre Marco Migliardi, uno dei “pionieri” del CROSS, con questa individuazione ha raggiunto quota 13! Il che lo porta ad essere di gran lunga lo scopritore italiano più prolifico. A conferma della validità di questo progetto di ricerca c’è da dire che anche il secondo in classifica, Alessandro Dimai (9 scoperte), e il terzo, Mirco Villi (6 scoperte), fanno parte del sodalizio cortinese.

Inoltre con 24 supernovae complessive, il CROSS si situa al terzo posto in Europa e all’ottavo a livello mondiale per numero di scoperte in ambito non professionistico, eguagliando il numero di successi di un personaggio storico dell’Astronomia italiana, il compianto Prof. Leonida Rosino, direttore negli anni ‘60 e ’70 dell’Osservatorio Astrofisico di Asiago, nonché grande amico dell’Associazione Astronomica Cortina e autore di numerose e importanti pubblicazioni scientifiche note in tutto il mondo.

Immagini e informazioni sulla recente supernova si possono trovare nel sito web dell’Associazione Astronomica Cortina www.cortinastelle.it

giovedì 28 febbraio 2008

UNIVERSITA' ITALIANA LONTANA DALL'ECCELLENZA MONDIALE


L'Italia entra a fatica
nelle cinque classifiche delle 100 istituzioni universitarie top pubblicate dalla Jiao Tong University di Shangai, e dominate dagli Stati Uniti.

L’Italia è al quattordicesimo posto nella classifica complessiva per nazioni, senza avere però nessuna università nelle top 20, una sola tra le prime 50 (l’università di Milano che è quarantaseiesima nella classifica di medicina) e le altre cinque posizionate dopo il cinquantesimo posto.

La Sapienza di Roma in due classifiche (materie scientifiche ed ingegneria), l'università di Pisa, l'università degli studi di Milano, l'università Federico II di Napoli e il Politecnico di Torino: sono queste le cinque università italiane che figurano tra le top 100 del mondo, secondo le cinque classifiche per area di studio stilate dall'Institute of higher education dell'università di Shangai. Gli atenei sono stati considerati e giudicati in base a performance accademiche e di ricerca, numero di studenti e di membri che hanno conseguito premi Nobel, Medaglie Fields e altri riconoscimenti.

L'Italia non colloca, invece, nessun ateneo tra i primi venti posti al mondo. Posizioni dove stravince, come prevedibile, la presenza di università Usa e inglesi

[cp]

LE NANOTECNOLOGIE CI SALVERANNO!

Le nanotecnologie stanno vivendo in questi ultimi tempi un periodo di incredibile celebrità.

Ieri è stato presentato il calcolatore italo-spagnolo ad alto livello di parallelismo. Il nuovo supercomputer è stato pensato per accelerare gli studi nel campo della simulazione delle nanotecnologie. Il primo sistema completo verrà istallato presso il Dipartimento del Bifi (Spagna), e un altro Janus sarà utilizzato per attività di ricerca da Giorgio Parisi dell'Istituto nazionale per la fisica della materia (Infm-Cnr). [Se ne parla su Galileo]

Tra l'altro l'intervento in questo progetto di Giorgio Parisi [ne abbiamo parlato in questo articolo l'ottobre scorso], oltre a essere uno dei più importanti fisici italiani, mi ricorda da vicino un altro "periodo d'oro" dell'innovazione scientifica e tecnologica avvenuta proprio in Italia, e in Piemonte, grazie all'interessamento di un altro grande fisico italiano, Enrico Fermi, che avviò una attività di ricerca in settori ad alta innovazione presso l'Università di Pisa [ne abbiamo parlato qui].

E se negli USA i due terzi degli americani storcono il naso, [qui la notizia in italiano] ritenendo il nanotech qualcosa di moralmente inaccettabile (il che conferma i preconcetti religiosi che incidono sulle decisioni dell'americano medio), da Data Business apprendiamo che invece l’Ue, decisamente più laica nelle scelte del settore scientifico, spenderà 3 miliardi di euro per le nanotecnologie nei prossimi anni. La Commissione, infatti, ha deciso lo stanziamento per ricerche sulle nanotecnologie e di ulteriori 2,5 miliardi per i sistemi emunobedded nei prossimi dieci anni. Qui le iniziative Eniac e Artemis

Nascono anche i primi device commerciali realizzati grazie all'utilizzo delle nanotecnologie. Nokia ha annunciato due giorni fa Morph il primo dispositivo mobile funzionante realizzato grazie all'utilizzo della nanotecnologia. Presentato ieri l'altro al Museum of Modern Arto (MoMA) di New York in occasione dell'apertura della mostra "Design and the Elastic Mind.

Date uno sguardo a questo ottimo video che ne illustra l'uso.

E mentre aspettiamo il Convegno internazionale: nanotec 2008 previsto a marzo a Venezia su Nanomat uno studio di un gruppo di docenti di psicologia dell'Università di Torino evidenzia come la percezione degli italiani sulle nanotecnologie sia ancora molto confuso. La maggiorparte ancora non conosce le nanotecnologie ed ha un'idea distorta su quali siano le sue effettive possibilità di applicazione.

E così a livello locale il Piemonte, regione molto attiva sul fronte delle nuove tecnologie fa partire il progetto Nanomat, in collaborazione con la Camera di commercio di Torino e Unioncamere Piemonte, che presenta alla comunità scientifica e imprenditoriale le imprese e i centri di ricerca piemontesi attivi nel campo delle nanotecnologie.

Nasce anche un magazine semestrale dedicato alle piccole e medie imprese piemontesi e per iniziativa di AMMA e Nanomat è prevista la divulgazione della conoscenza delle nanotecnologie presso le imprese, per stimolare la nascita di nuove iniziative imprenditoriali. [www.nanomat.it]

Nulla sarà come prima, annuncia La Stampa in un articolo di poche ore fa, e secondo ChangeWaves - l’osservatorio sul futuro di Social Technologies - da qui al 2015 cambierà la nostra vita, rivoluzionando la medicina, l’agricoltura, la produzione energetica e la lotta ai gas serra.

Niente male per una sfida iniziata nel 1959 dal Nobel Richard Feynman [1].



Claudio Pasqua


[1] Feynman può essere considerato il padre delle nanotecnologie, con un noto discorso passato alla storia come "There's plenty of room at the bottom"[1] (1959), in cui per la prima volta si considerava la possibilità di manipolazione diretta degli atomi nella sintesi chimica.


mercoledì 27 febbraio 2008

ENCICLOPEDIA DELLA VITA


Oggi è su tutti i giornali [vedi], ma la notizia in realtà era già stata data da Claudio Pasqua a maggio dello scorso anno [leggi qui].

E' nato il primo archivio on-line dove si trovano catalogate già oltre 30.000 specie animali e vegetali. Il progetto, denominato Encyclopedia of Life, costato oltre 100 milioni di dollari prevede l'inserimento, nel giro di 10 anni, di tutte le specie che popolano o popoleranno la Terra.

Il problema è che se fino a qualche giorno fa era facilmente accessibile, oggi ancora il sito da diversi problemi di caricamento.

Per approfondire potete leggere l'articolo apparso sulla rivista The Daily Bit




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UN PIANETA ALIENO IN DIRETTA INTERNET!

Non perdete una prima mondiale!

Questa sera, per la prima volta al mondo, tutti potremo osservare un pianeta extrasolare: un pianeta cioè come la Terra ma lontano da noi e dal Sole circa 13000 miliardi di chilometri (ovvero 500 anni-luce), appartenente a un altro sistema stellare...
Non proprio dietro l'angolo dunque...

I pianeti extrasolari, spesso più simili a sfere gassose come Giove o Saturno, sono sotto osservazione almeno dal 1995, data di una delle prime scoperte (51 Pegasi b). e possono appartenere a sistemi idonei a ospitare la vita.

Dalle 21.00, dunque, insieme ad astronomi e scienziati di tutto il mondo, anche noi potremo collegarci sui siti che trasmetteranno l'iniziativa in diretta web.

Vedremo XO-2b scoperto, guarda un po', dai due italiani, il fisico Gianluca Masi e Franco Mallia.

Collegamenti all'evento sui siti: Coelum Astronomia, Virtual Telescope , Associazione Astrofili Alta Valdera, Crab Nebula Association,

UNA SUPERNOVA TARGATA ITALIA

Elisa Londero è ancora una giovane studentessa universitaria, ma è la prima donna italiana a scoprire una delle stelle più brillanti dell'universo: una supernova! [*]

Avevamo pubblicato una anticipazione della scoperta mercoledì 20 febbraio [qui il post]

Gabriella Bernardi pubblica una intervista con la giovane scopritrice su Astronomia.com [che potete leggere qui] e vi assicuriamo che intervistare Elisa Londero deve essere stata un'impresa ancora più difficile della sua scoperta!

Elisa, infatti, è una persona molto riservata e poco incline a lasciarsi suggestionare dai riflettori dei media, pur se con intenti divulgativi nobilissimi e utili per tutti i giovani che oggi si avvicinano agli studi scientifici. Pensate infatti che tutto è iniziato da giovanissima al Liceo, dove la sua professoressa di scienze l'aveva incoraggiata a prendere contatti con l'AFAM (Associazione Friulana di Astronomia e Meteorologia). Inoltre aveva svolto una tesina di ricerca proprio sulle supernove!

Tra poco concluderà il percorso di studi in Fisica della Materia a Trieste, e quindi quello dell’astronomia resterà più che altro un hobby entusiasmante.

Auguriamo dunque a Elisa una carriera scientifica ricca di emozioni e soddisfazioni!


Claudio Pasqua


[*] Ne scoprì una anche Edi di Dal Farra che però condivise la scoperta di SN2001dp con il suo compagno Marco Migliardi.
Elisa Londero è la prima ad effettuare la scoperta in modo del tutto autonomo.


OLTRE LA FRONTIERA QUANTISTICA: UNA STORIA APPASSIONANTE

Massimo Auci
OdisseoSpace

(Parte quarta)
4. – L’origine della quantizzazione

Dapprima non mi preoccupai troppo dell’accordo formale del modello con la teoria Quantistica ma preferii dedicarmi al calcolo dell’energia localizzata nella zona sorgente. L’energia prodotta risultava calcolabile a partire dalla conoscenza della funzione di struttura del campo elettromagnetico che circondava il dipolo e dalla durata della collisione tra le cariche.

All’epoca, la mia conoscenza della Meccanica Quantistica, per quanto non fosse approfondita, era sufficiente per permettermi di distinguere dei risultati promettenti da calcoli inutili. Considerando che la forma matematica dell’energia localizzata nell’intorno della sorgente era in accordo con l’energia di un fotone e che la quantizzazione era stata introdotta ai primi del 900’ solo come una comoda ipotesi per giustificare dei risultati sperimentali altrimenti non comprensibili, ma che nessun modello o teoria nota era in grado di prevedere e tanto meno di spiegare in termini fenomenologici, i risultati che stavo ottenendo erano sicuramente eccezionali.

Nell’intorno della sorgente si localizzava un’energia formalmente corrispondente a quella di un “quanto”, equivalente cioè all’energia di un fotone (particella di luce), proporzionale alla frequenza che caratterizzava l'emissione della sorgente elettromagnetica. La costante che compariva nell'espressione dell'energia, per quanto fosse numericamente determinabile, era da calcolare: aveva le dimensioni fisiche giuste, cioè quelle di un’energia per un tempo, e poteva essere a buona ragione considerata l’equivalente teorico del “quanto d’azione”, detta anche costante di Planck.

La costante di Planck è passata alla storia della fisica moderna per essere il primo degli elementi concettuali che hanno portato alla nascita e all’affermazione della Meccanica Quantistica, proprio la sua introduzione a opera di Max Planck e la successiva giustificazione in termini fenomenologici ad opera di Albert Einstein, hanno potuto spiegare il comportamento sino ad allora incomprensibile dello spettro della radiazione elettromagnetica in equilibrio termico con la materia, detto “spettro di corpo nero”. Come tutte le costanti fisiche fondamentali, proprio perché “fondamentale”, il suo valore ha sempre avuto il privilegio di non dover essere calcolato o giustificato a partire da alcuna teoria, ma solo misurato sperimentalmente.

Con grande emozione mi resi conto che l’energia della sorgente prodotta nella collisione tra le due cariche era equivalente a quella di un fotone e l’accordo con la Meccanica Quantistica sarebbe stato anche quantitativo oltre che formale, se la costante fosse stata proprio uguale a quella di Planck. Utilizzando come carica elettrica di prova quella dell’elettrone, la costante era equivalente alla costante di Planck pur non avendo ancora determinata. Un risultato sicuramente sperato ma anche inaspettato, soprattutto considerando l'origine elettromagnetica del modello. Ora bisognava calcolare il fattore numerico mancante dovuto alla struttura del campo.

Una delle costanti più enigmatiche della fisica moderna è la costante di struttura fine, detta costante “alfa”, solitamente la sua approssimazione è indicata come 1/137. Enigmatica non perché non si sappia da dove derivi, anzi nell’ambito della fisica atomica lo si sa molto bene, è definita a partire da un mixing di costanti fondamentali: il quadrato della carica dell’elettrone divisa per il prodotto della costante di Planck con la velocità della luce; ma perché è un numero puro, privo di unità di misura di cui non si conosce il perchè fisico del suo valore. Dovuta a Sommerfeld, è anche la costante d’accoppiamento tra carica e campo elettrico, quindi determinante nell’accoppiamento tra elettroni atomici e campi elettrici esterni. Nel 1980, a proposito della costante alfa, Dirac scrisse: “una teoria elettrodinamica valida dovrebbe poterne spiegare la natura” e ancora, Richard Feynman scrisse: ”sembra che sia stata scritta dalla mano di Dio, ma noi non sappiamo come egli abbia mosso la sua penna per ottenerla”.

Essendo la costante di struttura fine definita a partire da costanti fondamentali come la costante di Planck, la carica dell’elettrone e la velocità della luce, rovesciando la definizione è ovviamente possibile scrivere la costante di Planck a partire dal valore della costante di struttura fine, della carica elettrica e della velocità della luce, ma questa ridefinizione del quanto d'azione, non ha alcun senso fisico, perché alfa non è fondamentale, quindi sperimentalmente misurabile. Nonostante ciò, essendo presente nel modello un'espressione matematica ben precisa della costante alfa, dopo numerosi tentativi per calcolarne il valore, ben sapendo che perché i conti tornassero avrebbe dovuto essere uguale al valore noto, dovetti desistere a causa della lunghezza e delle difficoltà di calcolo. Pagine e pagine non bastavano a raggiungere il risultato. Dovetti ripiegare su metodi numerici, meno precisi ma sicuramente più agevoli. All’epoca i computer erano meno avanzati e veloci di quanto lo siano oggi. Per ottenere i primi risultati ci vollero quasi ventiquattro ore di tempo macchina. I risultati furono poco precisi ma incoraggianti. L’ordine di grandezza della costante di Planck era assolutamente rispettato, sussisteva tuttavia ancora un’arbitrarietà legata alla distanza d’interazione delle cariche all’interno della zona sorgente. Quale doveva essere il valore di distanza media d’interazione da considerare fisicamente corretto per il calcolo della costante? Dopo molti tentativi e revisioni del modello, compresi che l’arbitrarietà non poteva essere eliminata, ma solo aggirata attraverso l’uso di valori medi ponderati sulla base dell’evoluzione dinamica e spaziale delle cariche durante l’interazione, per questo, la conoscenza dei limiti spaziali della zona sorgente nel dipolo fu determinante. Non fu facile, ma quando il computer restituì il calcolo finale non credevo ai miei occhi. La costante alfa era lì, calcolata con una precisione di una parte per milione, cioè solo la sesta cifra presentava un’incertezza, e incredibilmente quel numero aveva un preciso significato fisico, dal suo valore dipendeva la capienza energetica della sorgente, quindi la quantità di energia elettromagnetica localizzabile durante la collisione. Ciò significava che ogni coppia di cariche interagendo produceva sempre una sorgente con la stessa capienza, e la cui energia effettiva dipendeva solo dalla durata della collisione o dalla minima distanza d’interazione. La cosa più incredibile fu però che per definire alfa non occorreva alcuna costante fondamentale, il suo valore era completamente calcolabile teoricamente a partire dalla conoscenza della struttura geometrica del campo elettromagnetico della sorgente.
Non solo il modello permetteva di prevedere il principio di quantizzazione dell’energia, ma permetteva anche di calcolare con una precisione elevatissima e per la prima volta, le costanti di struttura fine e di Planck, stabilendone la sua non fondamentalità. Ad ogni modo avevo provato che la quantizzazione dell’energia compariva come una diretta conseguenza della mancanza di simmetria sferica nel modo di emettere di una sorgente di dipolo; un effetto dovuto al divario tra il mondo microscopico dell’interazione a confronto con il mondo macroscopico degli osservatori.

L’analisi del modello di interazione dipolare, metteva in evidenza un ulteriore fenomenologia. Indipendentemente dalla loro distanza minima, una qualunque coppia di cariche era in grado di generare una sorgente di dipolo, quindi ogni carica era in grado di formare una sorgente con ogni altra carica di segno opposto nell’Universo, mettendo di fatto in correlazione tutta la materia in esso contenuta: due o più fotoni possono quindi essere correlati in quanto prodotti da particelle cariche di cui una in comune. I destini di ogni particella possono perciò non essere estranei, in quanto energeticamente legati per mezzo delle sorgenti. Questo aspetto, del tutto nuovo sull’orizzonte della fisica moderna, potrebbe perciò essere in grado di giustificare il legame esistente tra particelle identiche previsto da Jhon Bell e non ancora spiegato dalle attuali teorie standard. (continua)

Bibliografia
(1) M.Auci. “A Conjecture on the Physical meaning of the transversal component of the Poynting vector. III. Conjecture proof and physical nature of fine structure constant”. Phys. Lett. A 150 (1990) 143.
GIA' PUBBLICATE

martedì 26 febbraio 2008

PERCHE' I PANDA FANNO LA VERTICALE

La riflessione e la conoscenza possono arrivare anche in maniera "allegra".

"Perchè i Panda fanno la verticale", di Augustus Brown (Salani 2007), offre al lettore una breve pausa rilassante, divertente e istruttiva per distrarsi un po' dalla quotidianità grigia e nebbiosa, soprattutto di questi giorni!

In stile "lo sapevate che", il libro presenta molti aneddoti e dati interessanti sul mondo animale, dimostrando che "la vita animale è tutt'altro che noiosa".

Sapevate che le alci si possono ubriacare? O che i delfini e una specie di pinguino africano ragliano, mentre i bruchi possono ruggire? Gli animali fanno di tutto per attirare l'attenzione dei possibili partners, così come per difendersi dai predatori, ma possono anche soffrire, gioire e ridere.

Leggere per credere!

lunedì 25 febbraio 2008

E' MORTO PIERGIORGIO MERLI: REALIZZO' NEL 1974 L'ESPERIMENTO "PIU' BELLO DELLA STORIA"

Era uno dei ‘tre fisici bestiali’, come erano stati soprannominati nell’ambiente lui (a destra nella foto) e i professori Gianfranco Missiroli e Giulio Pozzi.

Piergiorgio Merli aveva 66 anni ed era uno dei fisici italiani più conosciuti a livello internazionale.

Un incidente avvenuto la notte tra sabato e domenica nel porto turistico di Marinara a Ravenna gli ha causato la morte per annegamento.

Lavorava al CNR di Bologna ed era specializzato in meccanica quantistica. Negli anni '70, assieme ai colleghi Pozzi e Missiroli, aveva portato una vera e propria rivoluzione "copernicana" compiendo un esperimento fino ad allora ritenuto impossibile.

Il trio Merli, Missiroli, Pozzi realizzò, nel 1974, l’esperimento denominato Interferenza di elettroni’ che, nel 2003, fu giudicato l’esperimento più bello della storia della fisica dall’autorevole rivista ‘Physics world’. Che inizialmente, sbagliando, ne attribuì il merito a uno scienziato giapponese che arrivò al medesimo risultato 15 anni più tardi. La rivista nel maggio 2003 è stata però costretta a pubblicare alcune lettere di smentita, in cui viene chiarito che furono tre italiani a portare a termine per primi l’esperimento con un singolo elettrone.

L'incredibile esperimento dei ricercatori bolognesi venne documentato con un filmato di 16 minuti, un cult per gli amanti delle materie scientifiche.

Sul sito del CNR il filmato di quell'esperimento

Giordano Cevolani, attuale responsabile dell’area ricerca del Cnr, ricorda il collega scomparso come "una persona molto brillante dal punto di vista scientifico e generosissimo dal punto di vista umano, che non amava molto mettersi sotto i riflettori".

Claudio Pasqua

LETTURE

L'esperimento "Interferenza di elettroni" su Torino Scienza

L'esperimento su Wikipedia

La fonte originale
tratta dall'American Journal of Physics -- Marzo 1976 -- Volume 44, Issue 3, pp. 306-307





QUANDO L'ACQUA ZAMPILLAVA SU MARTE

Un tempo l'acqua zampillava su Marte? Plausibile. Alcune fra le tante formazioni geologiche “a ventaglio” che si possono ormai osservare nel dettaglio sul pianeta infatti, mostrano la presenza di una sorta di “scalinatura”, una particolare struttura che si formerebbe in seguito all'azione erosiva di rapidi flussi d’acqua provenienti dal sottosuolo. A suggerirlo sono le simulazioni effettuate in laboratorio da ricercatori olandesi che collaborano con le università di Utrecht (Paesi Bassi) e della Virginia (Usa), i cui risultati sono stati pubblicati su Nature.

Per provare la propria ipotesi i geologi hanno ricostruito un modello in scala del suolo marziano delle dimensioni di 5 metri per 12, nel quale hanno scavato un cratere simulando il passaggio di un flusso di acqua al suo interno. “Appena l’acqua entra nel bacino, attraverso un canale, erode il sedimento”, spiega Erin R. Kraal, che ha coordinato lo studio. “L’acqua”, aggiunge Kraal, “nel defluire deposita i sedimenti, formando una struttura a delta caratterizzata dalla presenza di una serie di gradini”.

I ricercatori hanno creato dei modelli per descrivere il meccanismo di trasporto dei sedimenti a partire dalle immagini della superficie del pianeta raccolte dal Mars Orbiter Laser Altimeter (Mola), uno strumento che si trova a bordo della sonda Mars Global Surveyor. Basandosi sulle fotografie di formazioni della dimensione di circa 20 chilometri (all’interno di bacini molto più grandi, di cento chilometri), sono risaliti alle condizioni necessarie alla creazione dei ventagli a gradini.

Il fatto strabiliante, secondo gli autori, è che la creazione di queste strutture può richiedere solo qualche decina di anni (e non le centinaia di milioni stimate per altre formazioni), ed è necessaria una grande quantità di acqua che scorra velocemente per breve tempo (sulla superficie di Marte l'acqua non può comunque restare a lungo perché congela o evapora rapidamente). Presumibilmente all’origine ci sarebbe stato un singolo getto espulso dal sottosuolo, proprio come si verifica in una sorgente idrotermale. (s.s.)

fonte: http://www.galileonet.it/news/9509/quando-lacqua-zampillava-su-marte
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domenica 24 febbraio 2008

DR. JEKYLL E MR. POD - IL PODCAST DEL MASTER IN COMUNICAZIONE DELLA SCIENZA, SISSA


Realizzato dagli studenti del secondo anno nell'ambito del corso La scienza in podcast, Dr. Jekyll & Mr. Pod è un laboratorio per sperimentare nuovi linguaggi e nuovi modi per comunicare la scienza.

Gli studenti collezionano un caleidoscopio di voci: intervistando scienziati, podcaster, giornalisti, scrittori, esperti e non esperti, con spazio all’attualità scientifica e a riflessioni e approfondimenti su nuove forme di comunicazione tra radio, internet e social media. Proponendo anche originali racconti sonori, ispirati alla scienza.

Riviste scientifiche, istituti di ricerca, trasmissioni radiofoniche, appassionati di scienza: oggi sono sempre più numerosi i podcast che riempiono di suoni e parole la rete delle reti, amplificando le possibilità di comunicare e raggiungere pubblici diversi.

Con il podcast Dr. Jekyll & Mr. Pod, il Master in Comunicazione della scienza della Sissa diffonde in internet le voci della scienza: da Steve Mirsky di Scientific American, da più di 150 anni la rivista di divulgazione scientifica più diffusa e conosciuta al mondo, fino a Peppe Dell’Acqua, direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Trieste che in occasione del trentesimo anniversario dalla legge Basaglia pubblica in un'edizione rinnovata il libro Non ho l'arma che uccide il leone.

Il podcasting, insieme allo streaming, alla radio on demand e agli archivi on line, è infatti una delle nuove facce della radio, una realtà caleidoscopica in continua evoluzione. Questa nuova tecnologia non è però da intendersi solo come l'amplificatore del primo medium del Novecento: considerato come il nuovo fenomeno dell'era di internet, il podcasting ha molteplici usi sociali e sembra collocarsi a pieno titolo tra i media postmoderni per eccellenza. Se non è il caso di parlare di medium rivoluzionario, come spiega a Mr. Pod Peppino Ortoleva, professore di Storia dei mezzi di comunicazione all'Università di Torino, al podcast va però riconosciuto il ruolo da protagonista nella trasformazione della comunicazione orale. E come racconta Alberto Pian, insegnante di lettere e storia ed esperto di tecnologie didattiche, può rappresentare anche la nuova frontiera della didattica.


AGGIORNAMENTO: DAL 2009 IL PODCAST È NAUFRAGATO... 

Dr.Jekyll & Mr. Pod
http://medialab.sissa.it/mrpod

Per sottoscrivere l’abbonamento gratuito
http://medialab.sissa.it/mrpod/all/RSS2

venerdì 22 febbraio 2008

BARCAMP TORINO 2008 - WEBDAYS 2008


Oggi e domani saremo al WebDays e al Barcamp di Torino 2008.
Coloro che non potranno partecipare, potranno seguire la diretta video dell'evento su Mogulus.

Il BarCamp di WebDays è un evento test in previsione di Esof 2010, il grande forum europeo sulle frontiere della scienza e della tecnologia nel luglio 2010 - www.esof2010.org


vai al programma completo di WebDays

Info e aggiornamenti su www.webdays.it info@webdays.it
WIKI del Barcamp: http://barcamp.org/torinobarcamp2008
Centroscienza Onlus Tel. 011 8394713 info@centroscienza.it www.centroscienza.it

WebDays è una manifestazione organizzata da Città di Torino e CentroScienza Onlus con il sostegno della Compagnia di San Paolo, il contributo di Regione Piemonte e della Fondazione CRT e la collaborazione del Circolo dei Lettori, Top-IX.

Partner tecnici: CSI Piemonte, CSP – Innovazione nelle ICT, N3TV, WEDOO, Prontospesa, Fon, Dada e San Lorenzo.
Organizzazione: Extramuseum Divulgazione Scientifica.
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giovedì 21 febbraio 2008

INNOVACTION: UN SUCCESSO!







La terza edizione di Innovaction è stata un successo, oltre 45000 le presenze accreditate, oltre 600 gli stand distribuiti su una superficie espositiva di 21000 mq e 300 relatori, il tutto nei 4 giorni della manifestazione. Le conferenze spaziavano dal web, all'economia sostenibile, ai progetti universitari, alla definizione di "INNOVAZIONE", e non solo...

La manifestazione era articolata con diversi tipi di interventi culturali:

Torneo dei paradigmi: dibattiti su difficili temi attuali quale acqua, genomica, e riciclo.
Ospiti: convegni e tavole rotonde, ma anche occasioni culinarie (Cucina Molecolare), che hanno visto come protagonisti tra gli altri Ferruccio De Bortoli - dir. Il Sole 24 ore; Francesco Paolo Casavola - presidente del Comitato nazionale per la Bioetica; William Haseltine - Presidente della Haseltine Foundation for Medicals Science and Arts, e fondatore la Human Genome Sciences; Luca De Biase, direttore di Nova e Caporedattore de Il Sole 24 ore; Kathleen Kennedy, Jeremy Leggett, Philip Verleger, e molti altri.

Approfondimenti: seminari organizzati da associazioni di categoria, Enti e Aziende

Eventi culturali: occasioni di incontro tra le diverse espressioni di cultura, linguaggi innovativi, con performance, come Transient (narrazione per immagini e suoni di architetture, paesaggi e infrastrutture vengono rappresentate in tutte le possibili forme e combianzioni per rappresentare il mutare del paesaggio contemporaneo), concerti (Subsonica), ma anche occasioni di confronto tra gli operatori del settore per dare una definizione del rapporto tra cultura e innovazione.

Chiudevano poi l'offerta una serie di incontri interamente dedicati all'abitazione e qualità della vita, organizzati di AREA Science Park (Trieste) e riguardanti la domotica e alle soluzioni tecnologiche applicate all'ambiente domestico.

A questo era associata la msotra allestita nel padiglione 6, dove prosegue l’esposizione fino al 24 febbraio 2008 con orario continuato, tutti i giorni, dalle ore 9 alle ore 18, con ingresso libero.

Tutto, o quasi tutto, è ancora visionabile sul sito della manifestazione dove è possibile ancora scaricare in podcasts, molte interviste e anche molte conferenze.

BARCAMP TORINO 2008

Parte domani il Barcamp di Torino 2008, che verrà ospitato nelle due giornate di venerdi 22 e sabato 23 febbraio presso il bellissimo Circolo dei Lettori di via Bogino.

Se siete tra coloro che ancora non sanno cosa è un Barcamp, su Wikipedia una spiegazione in italiano e una, molto più completa, in inglese.

La prima giornata verrà dedicata a Webdays, manifestazione "tradizionale" (che si ripete dal 1999), un evento divulgativo rivolto ai cittadini in situazione di digital divide, quindi individui di tutte le età, con lacune di conoscenza rispetto all’uso delle nuove tecnologie e di Internet in particolare.

La seconda giornata sarà un Barcamp generalista non a tema, con eventi spontanei, nati con la partecipazione del pubblico e creati dal pubblico stesso.

Uno dei temi di Webdays sarà anche legato alla letteratura, alla scrittura e alla creatività in rete.

Il BarCamp di WebDays è un evento test in previsione di Esof 2010, il grande forum europeo sulle frontiere della scienza e della tecnologia nel luglio 2010 - www.esof2010.org

vai al programma completo di WebDays

Info e aggiornamenti su www.webdays.it info@webdays.it
WIKI del Barcamp: http://barcamp.org/torinobarcamp2008
Centroscienza Onlus Tel. 011 8394713 info@centroscienza.it www.centroscienza.it

WebDays è una manifestazione organizzata da Città di Torino e CentroScienza Onlus con il sostegno della Compagnia di San Paolo, il contributo di Regione Piemonte e della Fondazione CRT e la collaborazione del Circolo dei Lettori, Top-IX.

Partner tecnici: CSI Piemonte, CSP – Innovazione nelle ICT, N3TV, WEDOO, Prontospesa, Fon, Dada e San Lorenzo.
Organizzazione: Extramuseum Divulgazione Scientifica.
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Ed ora, per chi non conoscesse ancora il volto di Torino più legato all'innovazione, alla creatività e alla ricerca, lasciate che vi presenti questa incantevole città attraverso due video rivelatori: il primo è il Video da Rai Neapolis legato al Barcamp Torino svolto il 5 dicembre 2006:





Il secondo è la Torino raccontata da Carlo Massarini nella prima di 365 giornate di viaggio che raccontano l'Italia in altrettante clip;




Il barcamp di Torino 2008 sarà presente sul TV Channel di Mogulus
http://www.mogulus.com/barcamptorino2008


Claudio Pasqua

mercoledì 20 febbraio 2008

ELISA, STUDENTESSA FRIULANA, CATTURA UNA SUPERNOVA

Si chiama Elisa, ed è una studentessa di Gemona del Friuli la seconda italiana a scoprire una supernova, chiamata SN2008AK, presso l'Osservatorio astronomico di Cortina d'Ampezzo.

Elisa Londero, 26 anni iscritta a Fisica della Materia a Trieste, si era accorta nei giorni scorsi che qualcosa di strano era accaduto in una galassia circumpolare nella costellazione del Cefeo.

"Ho controllato - scrive lei stessa nel blog dell'Associazione - le prime immagini in modo autonomo il 21 Gennaio 2008 e il 13 Febbraio e ho avuto la fortuna di individuare una supernova nella galassia a spirale UGC 2519".

E pensare che il primo contatto con l'astronomia lo ha avuto in occasione della preparazione della tesina di maturità: l'argomento riguardava l'utilizzo delle supernovae di tipo "Ia" come indicatrici di distanze cosmologiche.

Elisa partecipa al CROSS (Col Druscié Remote Observatory Supernovae Search program), il programma di ricerca che l'Associazione Astronomica Cortina ha avviato già da oltre 8 anni con la finalità di scoprire le supernovae extragalattiche.

Immediatamente Internet ha diffuso la notizia in tutto il mondo e dopo poche ore è stata anche ufficializzata da parte del CBAT (Central Bureau for Astronomical Telegrams), il centro americano che ufficializza le scoperte astronomiche internazionali.

Elisa Londero è la seconda donna italiana, dopo Edi Dal Farra - sempre del CROSS - a scoprire una supernova. Tuttavia, mentre Edi Dal Farra condivise la scoperta di SN2001dp con il suo compagno Marco Migliardi, Elisa Londero è la prima ad effettuare la scoperta in modo del tutto autonomo.

Che dire: Super...Elisa! Continua così!

Claudio Pasqua


LO SHUTTLE ATLANTIS E' RIENTRATO SULLA TERRA


E' sempre uno spettacolo assistere in diretta all'atterraggio di uno Shuttle, soprattutto da quando su Nasa Television è possibile seguire tutte le fasi dal decollo, al volo, al rientro in diretta (la cui qualità video ed audio da questa missione è decisamente migliorata).

Mentre scrivo le immagini scorrono e lo Shuttle Atlantis viene trasportato dal luogo di atterraggio, la pista del Kennedy Space Center della Nasa in Florida, dopo la prima delle quattro possibilità previste per oggi, alle 15,07 italiane.

Si conclude così la missione Sts-122 che ha portato sulla Stazione Spaziale Internazionale (Iss) il laboratorio Columbus dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa). A bordo della shuttle rientra a Terra l'astronauta americano Daniel Tani, al termine di una missione di lunga durata. Al suo posto sulla Iss è rimasto il francese Leopold Eyharts, del corpo astronauti dell'Esa.

E dopo un piccolo giallo, tuttavia rientrato, dovuto al misterioso malore occorso a uno degli astronauti, il tedesco Hans Schlegel.






LA LUNA ROSSA DEL 20 - 21 FEBBRAIO 2008


Dopo quasi un anno dall'ultima eclisse totale di Luna, il suggestivo fenomeno si ripeterà fra pochi giorni nella notte tra il 20 ed il 21 febbraio: la Terra, interposta tra il Sole e la Luna, proietterà un cono d'ombra sulla superficie lunare oscurandola totalmente.

Quest'anno gli orari delle fasi dell´eclisse richiederanno un maggiore sacrificio agli appassionati dell´osservazione del cielo poiché per osservare il disco lunare intaccato dall´ombra terrestre dovremo attendere quasi le tre del mattino e la totalità avrà inizio un´ora più tardi. L'eclisse terminerà poco prima dell´alba. Osservare tutte le fasi sarà sicuramente un sacrificio, ma è da tener presente che la successiva eclisse totale di Luna sarà visibile dall´Italia solamente il 15 giugno del 2011!!
Nella tabella sono indicati gli orari delle fasi principali dell´eclisse:

FASE ORARIO
Inizio Eclisse ore 2:42
Inizio Totalità ore 4:00
Massimo dell'Eclisse ore 4:26
Fine Totalità ore 4:51
Fine Eclisse ore 6:09


Come di consueto, l´UAI promuoverà in questa occasione la manifestazione denominata "La Luna Rossa", una serata di osservazione pubblica nazionale dedicata a questo spettacolare fenomeno, organizzata nelle piazze delle città italiane attraverso le Associazioni di Astrofili locali. Per l'occasione sarà attivato anche un collegamento con Il Cielo in Diretta, l'iniziativa congiunta fra l'UAI e il Corriere della Sera, per mostrare attraverso Internet le fasi dell´eclisse riprese dal sistema di telescopi UAI a controllo remoto, posizionati sulle pendici dell´Etna, all´interno del progetto Skylive - GAC - UAI.

Chi non avesse quindi la possibilità di seguire l'eclisse dal vivo, potrà farlo comunque via Internet, dalle 1 alle 5 del mattino, collegandosi al Sito UAI, http://www.uai.it, al Sito del Corriere della Sera, http://www.corriere.it o direttamente alla chat del sito www.skylive.it richiedendo, in quest´ultimo caso, la password per l'accesso gratuito.

Il Cielo in Diretta, in occasioni passate, ha consentito a centinaia di migliaia di persone di osservare e gustare alcuni fra i più entusiasmanti fenomeni astronomici, come le eclissi di Sole e di Luna o i transiti e le occultazioni planetarie, riscuotendo un enorme interesse.

Ulteriori informazioni sull´evento sono disponibili sul Sito Internet http://divulgazione.uai.it e su http://astroiniziative.uai.it, dove è possibile consultare anche l'elenco delle iniziative organizzate sul territorio nazionale dalle Associazioni di astrofili.

Segnaliamo infine gli approfondimenti sugli oggetti della volta celeste osservabili in questo periodo raccolti nella rubrica periodica Il Cielo del Mese consultabile all´indirizzo http://scis.uai.it/cielomese/indicecielo.htm

fonte: U.A.I. - Unione Astrofili Italiani
Web Page: http://www.uai.it - Email: info@uai.it
Televideo RAI pagina 575

OLTRE LA FRONTIERA QUANTISTICA: UNA STORIA APPASSIONANTE

Massimo Auci
OdisseoSpace
(Parte terza)
3. – La sorgente reale: il modello

Un modello o una teoria che, a partire dall’elettromagnetismo, voglia tentare di descrivere unitariamente uno o più aspetti fisici peculiari di teorie fra loro molto differenti, come la Meccanica Quantistica e la teoria della Relatività di Einstein, per essere valido deve essere autoconsistente. Deve cioè permettere di ottenere per via teorica delle previsioni numeriche corrette, verificabili sperimentalmente e soprattutto che per essere ottenute non debbano richiedere l’uso di concetti estranei all’ambito teorico originale.

Per esempio, per descrivere l'interazione di una coppia di particelle cariche in interazione a partire dal solo elettromagnetismo, si devono descrivere aspetti fisici differenti come il comportamento corpuscolare, materiale e relativistico della materia, quello quantistico e in certi casi, anche gli effetti gravitazionali. Tutto però senza introdurre concetti estranei alla teoria elettromagnetica sulla quale si basa il modello. Impossibile? Roba da giocolieri? Forse, ma i fisici sono così, sono curiosi e amano l'avventura verso l'ignoto.

La prima idea la ebbi nel 1979; provai prima con semplici modelli dipolari, quelli consueti dell'elettrodinamica, ma per ottenere previsioni fisicamente corrette, dovevo considerare un modello di sorgente che avesse le stesse caratteristiche dipolari di un atomo di idrogeno e fosse di facile gestione teorico-formale, soprattutto impedendomi di mescolare inavvertitamente aspetti corpuscolari provenienti da modelli meccanico-relativistici della materia con aspetti ondulatori-quantistici.

In fisica, la semplicità del modello è un elemento essenziale, raggiungibile non mediante l’approssimazione della realtà, bensì con la riduzione del modello agli elementi fenomenologici fondamentali. In questo caso, bisognava tentare di descrivere per via matematica una sorgente elettromagnetica “reale” (vedi figura), non puntiforme, la cui energia prodotta dipendesse dall'interazione elettromagnetica e non dalle condizioni dinamiche iniziali delle particelle.

Decisi perciò di usare come modello una coppia di cariche prive di massa, due cariche “pure”, di segno opposto, non soggette alla legge d’inerzia e sensibili alla sola forza elettromagnetica. Inoltre, per evitare di imporre forzosamente condizioni derivanti da involontari mixing dei valori delle costanti elettromagnetiche fondamentali, che avrebbero potuto introdurre effetti estranei al modello elettromagnetico, preferii non assegnare alle cariche il consueto valore della carica elettrica dell’elettrone e ipotizzare che il moto relativo avvenisse solo a velocità inferiore a quella della luce nel vuoto.

Il modello così impostato, permetteva un’accurata analisi dei campi vettoriali elettromagnetici che circondavano la sorgente. Sotto queste condizioni, il modello si poteva adattare a descrivere numerose situazioni fisiche reali, come le interazioni tra protone ed elettrone, tra coppie di ioni e tra coppie di particelle elementari, offrendo il vantaggio di non dipendere dallo stato dinamico iniziale delle particelle, quindi da forze potenzialmente diverse da quella elettromagnetica. Il modello permetteva anche di affrontare situazioni meno classiche, un po' più speculative e non completamente aderenti alla consueta fenomenologia fisica.


L’analisi delle variabili dinamiche del modello, evidenziò subito una dipendenza dell’energia e della quantità di moto della sorgente dalla distanza minima raggiunta dalle cariche durante l'interazione. Per evitare quindi ogni possibile scelta arbitraria della distanza d’interazione, occorreva individuare l’eventuale esistenza di limiti fisici nell’estensione della sorgente di dipolo.

Analizzando il profilo emissivo della sorgente (vedi figura) in funzione della profondità di osservazione e della distanza d’interazione, che misurano in rapporto alla lunghezza d’onda d’emissione della sorgente quanto un osservatore immerso nel campo elettromagnetico è prossimo al centro del dipolo e quanto le due cariche sono reciprocamente distanti, trovai la prima sorpresa.

Il dipolo aveva un comportamento molto differente da quello di una sorgente ideale puntiforme (in blu). La correlazione
del profilo luminoso con la profondità di osservazione e con la distanza d’interazione, permetteva di individuare chiaramente la presenza di una zona sorgente.

Infatti, nella fase di avvicinamento delle cariche il profilo della luminosità variava partendo da zero, quando le cariche erano a distanza di 1,5 lunghezze d’onda (della sorgente in formazione), raggiungendo la massima luminosità alla distanza di una sola lunghezza d’onda: equivalente alla minima distanza d’interazione tra le cariche. Durante la fase di allontanamento delle cariche, il profilo emissivo diventava invece simile a quello di una sorgente puntiforme (in rosso).

I valori delle distanze d’interazione che caratterizzavano lo zero e il massimo della luminosità, potevano essere correlabili agli estremi della “zona sorgente” entro la quale il dipolo produceva energia e quantità di moto elettromagnetica. Invece, per distanze d’interazione corrispondenti all'inizio della formazione della zona sorgente, la luminosità negativa descriveva il dipolo come un assorbitore di energia.

Nella zona sorgente invece, la produzione di energia e di quantità di moto, era inversamente proporzionale alla minima distanza d’interazione raggiunta dalle cariche in avvicinamento.

Il dipolo "registrava” nella lunghezza d’onda le condizioni energetiche iniziali delle particelle in interazione: una sorta di “memoria” dell’evento originale.

L'esistenza di una zona sorgente significava che in una qualunque interazione elettromagnetica, il tempo associato alla durata e allo spazio occupato dalla “collisione”, con la quale si formava la sorgente di dipolo, non era illimitato come normalmente si riteneva, ma ben delimitato.

Se consideriamo poi l’evoluzione dinamica della sorgente nel caso di inversione temporale del moto delle cariche, per simmetria temporale, si dice anche per specularità, l’interazione elettromagnetica doveva avere complessivamente una durata doppia. Il tempo di collisione così calcolato, oltre a coincidere significativamente con quanto stabilito per via sperimentale in elettrodinamica, coincide con il periodo di emissione della sorgente ed è in effetti uguale al tempo necessario alla formazione del primo fronte dell'onda associato al segnale elettromagnetico emesso dalla sorgente.

La dipendenza del modello dalla sola carica elettrica, per definizione “puntuale”, cioè priva di estensione spaziale, suggeriva inoltre l’assenza di possibili effetti di schermo tra le cariche. Quindi nel caso che oltre ad una coppia di cariche fossero presenti anche altre cariche tutte di ugual segno, ogni carica è ugualmente "visibile" dalle altre di segno opposto, quindi per effetto del moto è possibile considerare la formazione di tante sorgenti elettromagnetiche contemporanee quante sono le combinazioni di cariche positiva-negativa. Per esempio, se un elettrone in moto interagisce con un nucleo di elio (due cariche positive), si formano due sorgenti distinte, ciascuna delle quali contribuisce a produrre e localizzare nel proprio intorno una certa quantità di energia.

Nel 1980, il modello, almeno nelle sue linee essenziali, era completo. Mancavano però informazioni precise sulla limitatezza della zona sorgente e questo mi impedii di ottenere valutazioni realmente attendibili sino al 1985. Più che qualche risultato formalmente buono, e qualche valutazione numerica di bassa precisione e troppo arbitraria, non mi fu possibile ottenere.

La curiosità di giungere ad un risultato corretto e dimostrabile, che mi desse soprattutto la possibilità di fare delle valutazioni numeriche esatte sul contenuto energetico della sorgente, era talmente tanta da darmi la forza giorno dopo giorno di lavorare ignorando caparbiamente ogni tipo di critica al mio lavoro, anche quelle illustri. (continua)


Bibliografia
(1) M.Auci. “A Conjecture on the physical meaning of the transversal component of the Poynting vector”. Phys. Lett. A 135 (1989) 86.
(2) M.Auci. “A Conjecture on the physical meaning of the transversal component of the Poynting vector. II. Bounds of a source zone and formal equivalence between the local energy and photon”. Phys. Lett. A 148 (1990) 399.

Le parti successive dell'articolo verranno pubblicate tutti i mercoledì.


GIA' PUBBLICATI

1. – Introduzione
2. – La frontiera


martedì 19 febbraio 2008

Cosmics: prendi il software per vedere i raggi cosmici

I raggi cosmici sono particelle extraterrestri, soprattutto protoni, che colpiscono la Terra. E i raggi cosmici ad alta energia sono uno tra i misteri più affascinanti dell'astrofisica: ne parliamo su Focus 184, in edicola il 15gennaio 2008. Dal sito potete scaricare il software Cosmics, un simulatore di raggi cosmici. I comandi per controllare l'animazione creata dall'Università di Chicago sono in inglese, ma sono pochi e semplici. Con Cosmics potete visualizzare gli sciami di particelle e radiazione - detti "air shower" - che provocano i raggi cosmici quando entrano a contatto con l'atmosfera terrestre. Gli sciami di particelle che appaionio nella grafica 3d cominciano a formarsi a 20 km di quota e si allargano fino a coprire un'area di alcuni chilometri quadrati quando arrivano a contatto con la superficie terrestre. La simulazione è 1 milione di volte più lenta della realtà (i raggi cosmici si muovono praticamente alla velocità della luce). La dimensione delle particelle che compongono l'air shower (ne sono rappresentate solo alcune), nell'elaborazione, è proporzionale alla loro energia, mentre il colore identifica il tipo di particella: raggi gamma (viola), elettroni e positroni (giallo), protoni (blu), neutroni (azzurro), muoni (rosso) e pioni (verde).

Attenzione: il programma, anche in formato compresso ("ZIP"), è piuttosto grande (oltre 30 MB), perciò potrebbe volerci un po' di tempo per scaricarlo nel vostro pc -in funzione del vostro collegamento a Internet. Al termine del download è sufficiente decomprimere la cartella Cosmic.zip. Non è necessario installare nulla: per usare subito Cosmic fate doppio clic sul file "fiveShowers.exe".

fonte: http://www.focus.it/Notizie_in_breve/default.aspx?idc=74777

I raggi cosmici nel cervello degli astronauti

Nei prossimi viaggi sulla Luna o su Marte, gli astronauti saranno esposti alle radiazioni cosmiche per diverso tempo, forse anche anni. Cosa potrebbe succedere nel loro organismo? Gli astronauti su Marte avranno difficili compiti scientifici da svolgere, ma potrebbero non essere capaci di compierli a causa delle radiazioni.

Prossimamente gli avventurosi astronauti diretti sulla Luna o su Marte avranno tute speciali e nuove e più efficienti navicelle spaziali, ma ancora sono molte le questioni aperte sulle prossime missioni. La più importante riguarda la loro salute.

Danni al cervello
Per la “conquista” di Marte, infatti, potrebbero volerci anche tre anni e cosa succederà al loro organismo, che non sarà protetto dai campi magnetici terresti come avviene adesso per le missioni nella stazione spaziale internazionale, dopo una così lunga esposizione alle radiazioni cosmiche? È quello su cui stanno lavorando diversi scienziati, con 12 progetti differenti, finanaziati dalla Nasa. Uno di questi riguarda i possibili problemi cognitivi: Bernard Rabin dell’università del Maryland lavorando sui ratti ha infatti scoperto che le particelle radioattive pesanti (contenenti ferro) che si trovano nello spazio, potrebbero danneggiare il cervello degli astronauti riducendo le loro capacità di apprendimento e aumentando lo stato di ansia in situazioni di stress.
Rimedi naturali
Per evitare questo tipo di “degenerazione” cerebrale, di cui gli scienziati non hanno ancora chiare le cause, sono allo studio possibili antidoti, come alcuni derivati dalle fragole e dai mirtilli, efficaci per ora solo sui topi molto probabilmente per le loro proprietà antiossidanti. Altri studi si soffermano invece sull’invecchiamento precoce e sui mutamenti genetici che le radiazioni potrebbero causare.

(Notizia aggiornata al 26 settembre 2006)

fonte: http://www.focus.it/Notizie/2006/settembre/I_raggi_cosmici_nel_cervello_degli_astronauti.aspx?idc=43932

STAGE COME GUIDA SCIENTIFICA PER STUDENTI DI BENI CULTURALI E FISICA


A Pisa dal 3 al 21 marzo per gli studenti sarà possibile svolgere uno stage e acquisire 3 crediti facendo da guida scientifica alla mostra “Gli strumenti della scienza dal XVII al XX secolo”, organizzata dal dipartimento di fisica dell’ateneo pisano, insieme alla Fondazione Galileo Galilei.

Nell’ambito di questa iniziativa è prevista, per gli studenti di Fisica e Beni Culturali, la possibilità di fare uno stage. Lo stage si compone di 75 ore complessive, delle quali 5 da dedicare alla lettura personale dei testi riguardanti la mostra, 70 di presenza alla mostra nelle vesti di guida scientifica.

L’iniziativa è aperta anche a studenti o laureati di altri corsi di laurea, che dovranno prendere accordi per il riconoscimento di 3 crediti o per un semplice attestato di partecipazione, in base alle necessità.
È previsto un piccolo rimborso spese.

La mostra, allestita nel Museo degli strumenti per il calcolo (presso l’area degli ex macelli in via Nicola Pisano 25) sarà aperta dalle 9.30 alle 13.30 nei giorni feriali, dalle 10 alle 17 nei festivi.

Informazioni:

dott Carlo Luperini
Tel.050-2215247 050-2215317
info@fondazionegalileogalilei.it

fonte: http://www.tafter.it/dettaglio.asp?id=4305

lunedì 18 febbraio 2008

UNA VIA PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE - PARTE I

L'anno scorso il WWF ci comunicava più o meno in questo periodo che alla Terra, o meglio a noi, specie umana, rimanevano circa 50 anni prima di scomparire definitivamente, a causa del surriscaldamento globale.

Nonostante ci sia ancora chi sostiene che non è vero, o addirittura è normale, il riscaldamento globale è un dato di fatto, comprovato da numerosi studi scientifici, analisi, comparazioni di dati. Il fatto certo è che se la temperatura media salirà di altri 2 gradi, non ci sarà più niente da fare, e ancora più allarmante è che secondo molti studiosi non abbiamo più tanto tempo, si parla di una decina di anni, non di più. A dirlo è stato il famoso geologo e ambientalista Jeremy Leggett durante il suo intervento conclusivo alla conferenza "Crescita economica e imperativo ambientale: quale via per lo sviluppo sostenibile" tenutasi a InnovAction lo scorso 15 Febbraio.

Davanti a una platea, purtroppo non numerosa, sono intervenuti oltre al professor Legget, anche Kathleen Kennedy e e Philip Verleger.

Dal dibattito è emerso chiaramente come, non si possa più basare la nostra economia sul petrolio, che molto probabilmente è già arrivato (e in alternativa, manca poco) al punto di massima produttività, oltre alla quale, la disponibilità di greggio diminuirà sempre più. L'unico modo per prevenire una catastrofe per la specie umana (la Terra, continuerebbe ad esserci) è quello di creare una politica mondiale comune coinvolgendo per primi i rappresentanti delle "classi importanti":politici, industriali, investitori...

Le innovazioni e le tecnologie per creare sistemi economici basati su fonti energetiche alternative esistono da anni, ma sono sempre stati ostacolati da interesse politici e economici. A volte invece, non si capisce cosa impedisca l'attuazione di "politiche verdi", basti pensare ai casi paradossali presenti in Italia, come faceva notare Marco Cattaneo (Direttore resp. di Le Scienze), per cui regioni fortemente ventose hanno una regolamentazione interna tale da impedire lo sviluppo e l'installazioni di impianti eolici.

E' possibile vedere e scaricare il video della conferenza su http://www.fvg.tv/primopiano.asp

GLI ITALIANI E LA SCIENZA

In quali settori di ricerca si dovrebbe investire di più secondo gli italiani? Come sono cambiati gli interessi dei cittadini sull’energia e sul clima? E di chi si fidano quando si tratta di questioni scientifiche?

Il livello di (an)alfabetismo scientifico degli italiani non è particolarmente elevato, ma vicino alla media europea: tre intervistati su quattro identificano il DNA come elemento caratteristico degli organismi viventi ma quattro su dieci sono convinti che il sole sia un pianeta!

Sono queste alcune dei temi che hanno avuto risposta in una pubblicazione presentata oggi a Torino dal titolo "Gli italiani e la scienza", Primo rapporto su scienza, tecnologia e opinione pubblica in Italia.
A cura di Observa-Science in Society, e con il sostegno della Compagnia di San Paolo
.



La conferenza di presentazione dell'opera si è tenuta alle ore 17.00 presso il Circolo dei Lettori, Palazzo Graneri della Roccia.

Nella foto da sinistra: Massimiano Bucchi (Observa – Science in Society), Gabriele Beccaria (TuttoScienze e Tecnologia - La Stampa), Enrico Predazzi (Presidente Associazione TopESOF), Piero Gastaldo (Segretario Generale Compagnia di San Paolo), Aldo Fasolo (Università di Torino, vicedirettore L’Indice)

L’immagine della scienza che prevale nell’opinione pubblica è generalmente positiva: la stragrande maggioranza ne riconosce i benefici e il ruolo centrale nello sviluppo economico. E gli scienziati spiccano come l’interlocutore più credibile, allorché scienza e tecnologia divengono socialmente rilevanti, seguiti da ambientalisti e associazioni civiche, mentre la politica appare su questi temi in grave deficit di credibilità.

La ricerca scientifica è una priorità in materia di investimenti pubblici per un italiano su sei, dopo assistenza sanitaria, istruzione e lotta alla criminalità, ma nettamente davanti a trasporti e viabilità. I settori di ricerca considerati da privilegiare sono soprattutto quelli legati all’ambiente: la ricerca sulle energie rinnovabili catalizza da sola il 45% delle risposte, seguita dagli studi sui mutamenti climatici (16,4%).

Gli orientamenti degli italiani non sono tuttavia esenti da ambivalenze, in particolare su aspetti più specifici dell’organizzazione della ricerca: un numero non trascurabile di italiani critica sia la permeabilità della ricerca nei confronti degli interessi economici, sia la poca trasparenza delle procedure di reclutamento: per il 64% “nel mondo della ricerca fa carriera solo chi è raccomandato”. Ancor più diffusa è la sensazione che la ricerca italiana sia penalizzata da un eccessivo condizionamento della politica.

Secondo Massimiano Bucchi, professore di Sociologia della Scienza all’Università di Trento e tra i curatori dell’indagine insieme a Valeria Arzenton, “emerge a diversi livelli una richiesta di maggiore partecipazione alle decisioni che riguardano scienza e tecnologia: oltre l’80% ritiene che i cittadini dovrebbero essere più coinvolti e il 43% afferma addirittura che anche le priorità della ricerca debbano essere definite con il concorso di ‘tutti i cittadini’. Ugualmente diffusa è l’aspettativa di un maggiore impegno, da parte dei ricercatori, per informare i cittadini sui risultati delle proprie ricerche”.

Nel complesso, gli atteggiamenti degli italiani verso la scienza possono essere riassunti in quattro tipi fondamentali: l’antiscientista disinformato (26,8%, poco attento e in generale scettico, più diffuso tra i meno istruiti e i più anziani), lo scientista informato (13,6%, il più interessato e fiducioso, prevalente giovane, maschio e molto istruito), il pragmatico informato (15,8%, ha una visione utilitaristica della scienza, che apprezza soprattutto per le sue implicazioni pratiche) e il critico ottimista (43,8%, ottimista sulle implicazioni della scienza, ma perplesso soprattutto sulle attuali logiche organizzative della ricerca).

Qui la sintesi [pdf] della ricerca
Per approfondimenti: www.observa.it


La ricerca Gli Italiani e la Scienza è un approfondimento della pubblicazione, giunta alla quarta edizione, "Annuario Scienza e Società", nella quale trovare i risultati di ricerche demografiche sui rapporti con le attività della scienza e risposte alle domande tra cui:

- Quali sono le città europee più attive in ricerca e innovazione?
- E le regioni italiane con gli studenti più bravi in scienze?
- In quali Paesi i ricercatori sono pagati meglio?
- Dove si trovano le migliori università del mondo?
- Quali aziende investono di più in R&S in Italia?
- A quali organizzazioni di ricerca gli italiani hanno destinato più contributi del 5 per mille?
- Chi sono i maggiori consumatori di energia?


Ulteriori approfondimenti sul sito www.observa.it/view_page.aspx?ID=418&LAN=ITA


ESPERIMENTO "LDX"



Si può produrre energia da fusione nucleare imitando i campi magnetici dei pianeti?

Procuratevi un chilometro e mezzo di cavo elettrico di materiale superconduttore e avvolgetelo 700 volte su un anello di circa un metro di diametro. Mettete l'anello superconduttore, del peso di circa mezza tonnellata, dentro una camera a vuoto di 5 metri di diametro. Adesso raffreddate l'avvolgimento a 270 gradi centigradi sottozero, mandateci dentro una corrente di un milione e mezzo di Ampere e fatelo levitare con un potente campo magnetico in mezzo alla camera. Spruzzate un po' di Deuterio (è un tipo particolare di Idrogeno e lo troverete facilmente nell'acqua) e riscaldate il gas finché le particelle di Deuterio cominciano a reagire tra loro in reazioni di fusione nucleare. I neutroni che si ottengono andranno a urtare contro la parete della camera a vuoto. Asportate il calore e azionate con esso una comune turbina producendo infine energia elettrica.

Questa e' la ricetta che stanno seguendo all'M.I.T. e in ciò consiste il "Levitated Dipole eXperiment" (LDX). Naturalmente LDX non è ne' il primo, ne' l'unico esperimento che si propone di ottenere energia da fusione - cioè l'energia che fa splendere le stelle - ma, a differenza di altre strade percorse negli ultimi 50 anni, sembra una via molto diretta che non implica lo sviluppo di tecnologie al momento inesistenti.

Si tratta di un esperimento che si discosta notevolmente dagli altri e dai costi assai contenuti. L'idea dell'LDX venne suggerita da alcune osservazioni compiute dalle sonde spaziali che esploravano i campi magnetici - le magnetosfere - che circondano pianeti come Giove e Urano e le particelle là intrappolate.

Ma LDX e' davvero la "pietra filosofale" capace di trasformare l'acqua in energia nucleare senza la produzione di scorie radioattive? Sarà davvero un anello levitante nel vuoto che imita i campi magnetici planetari, l'asso nella manica che abbiamo per contrastare il riscaldamento globale riducendo drasticamente, e alla svelta, le emissioni dei combustibili convenzionali?

Martedi' 19 febbraio 2008, alle ore 21.00 il Planetario di Milano si propone di portare a conoscenza del pubblico questo esperimento dalle incalcolabili potenzialità con l'intenzione di contribuire al dibattito sulle fonti di energia per il nostro Paese.


Per informazioni:
tel. 02 884 63 340 (dalle ore 9:00 alle ore 12:00)
fax 02 884 63 559
www.comune.milano.it/planetario
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