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TRA INTERNET E COSTELLAZIONI DI CREDENZE: COME SI FORMANO E SI FISSANO LE OPINIONI

Il World Economic Forum annovera le informazioni non verificate tra i pericoli più grandi per la nostra società al pari del terrorismo. Scopriremo come spesso tendiamo a cercare informazioni che conformano le nostre credenze rifiutando le contraddizioni. Questo forma gruppi polarizzati, dove si rinforza una certa visione del mondo. Quali sono le dinamiche sociali nell’era della credulità?





Commento a cura di Stefano Bossi  

Spesso la verità riceve più danno dall’ardore dei suoi difensori che dagli argomenti dei suoi avversari.
(William Penn)

Mai parole più veritiere e più attinenti ai tempi moderni vennero pronunciate.

Quattrociocchi è coordinatore del Laboratorio di Computational Social Science dell’IMT di Lucca ed ha dato vita ad un team multidisciplinare che, sfruttando leggi statistiche e di termodinamica, ha sviluppato un algoritmo che spiega il comportamento di diffusione delle notizie nei nuovi mezzi di comunicazione.

Ha anche scritto un libro, «Misinformation» assieme a Antonella Vicini.
Le sue scoperte fanno riflettere e, in alcuni frangenti, spaventano.
I presupposti di base del suo lavoro sono semplici e si basano sull’analisi del comportamento che tutte le notizie, che rientrano nella definizione di fake news, adottano inserite in rete.

L'analogia più semplice adottata fino a poco tempo fa assimilava la diffusione delle notizie fasulle a quella di un virus.

Quattrociocchi, in realtà, afferma che la volontà delle persone nei social network copre un ruolo da protagonista nella loro diffusione e chiama in causa il concetto del pregiudizio di conferma: si tratta del processo mentale che consiste nel ricercare, selezionare e interpretare informazioni in modo da porre maggiore attenzione, e quindi attribuire maggiore credibilità, a quelle che confermano le proprie convinzioni o ipotesi, e viceversa, ignorare o sminuire informazioni che le contraddicono.

Gli algoritmi con cui i social network funzionano mimano il comportamento della mente umana a cui il pregiudizio di conferma si adatta perfettamente.

Ecco che Twitter e Facebook si trasformano, da potenziali contenitori di libera circolazione delle idee e delle notizie, in strutture dove gli utenti si raggruppano in comunità (tribù sociali) chiuse o che interagiscono scontrandosi tra loro, che fanno da “cassa di risonanza” per le notizie che emanano dalla scienza ufficiale, ma anche per le informazioni che appartengono al mondo delle post-verità.

I risultati degli esperimenti fatti su un campione di utenti Facebook negli Stati Uniti ed in Italia sono ancora più affascinanti.

Nei test effettuati, l'informazione sbagliata, introdotta in questa cassa di risonanza, era stata poi successivamente smentita, in gergo debunked o “smontata”. L’aspetto curioso era costituito dal fatto che buona parte degli utenti che l’avevano inizialmente schedata come veritiera si fossero ravveduti, mentre un piccolo gruppo, ma statisticamente importante, si fosse radicalizzato, ritenendo la smentita non valida.

Le conseguenze di questa attitudine nella vita di tutti i giorni fanno riflettere, soprattutto quando questi mezzi fanno capolino in ambito politico.

Un esempio lampante sono state le elezioni negli Stati Uniti. Quattrociocchi afferma che è noto che gli staff di entrambi i contendenti abbiano immesso nei social network dei troll (come vengono definite le notizie fasulle in gergo) tesi a smontare la credibilità dell’avversario politico, ma l’entourage di Trump ha saputo sfruttare meglio le casse di risonanza e le polarizzazioni che ne sono scaturite, facendo leva sul malcontento generale della popolazione e sull’idea che l’esponente democratico facesse parte di una elite di potere che avrebbe fatto esclusivamente i propri interessi. Sono state così stimolate quelle tribù sociali influenti che hanno colto il messaggio difendendolo a spada tratta: la fortuna di questo presidente risiede nel fatto che queste hanno garantito a Trump il numero di grandi elettori che poteva permettergli di ambire al governo.

Il risultato di tutto questo è che, nonostante si sia sempre parlato bene di un possibile governo della Clinton, ha vinto l’avversario repubblicano sconvolgendo l’opinione benpensante.

E gli esempi fluiscono abbondantemente durante l’intervento del ricercatore.

Il senso della serata ruota intorno alla domanda di un signore del pubblico che, presa la parola al termine dell'intervento di Quattrociocchi, ha chiesto se alla fine il giorno più sicuro dell'anno non sia per caso il primo aprile, data in cui tutti soppesano bene ogni notizia ricevuta per paura delle bufale.

Insomma, una buona dose di scetticismo non fa mai male.

Stefano Bossi  

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