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DISORDINI DEL SONNO, UNA SPIA CHE PRECEDE IL PARKINSON?

Studi recenti dimostrano che l’insonnia e i disturbi del sonno possono precedere il morbo di Parkinson e l’Alzheimer. 



Lo studio americano. Alcuni specialisti hanno riscontrato che i disturbi del sonno, come l’insonnia e i disordini del ciclo del sonno e dei suoi naturali passaggi tra fase REM e non-REM, possono essere uno dei primi segni di un’infermità neurovegetativa. È lo studio di Erik Musiek e David Holtzman, pubblicato sulla rivista americana Science, dalla Facoltà di Medicina dell’Università di Washington, secondo il quale più dell’80% dei pazienti, che soffrono di un disturbo nella fase REM del sonno, manifestano nel tempo malattie neurovegetative come il morbo di Parkinson, l’Alzheimer o la demenza senile. Il collegamento tra ciclo del sonno e le malattie neurovegetative dipenderebbe da un nucleo cellulare del cervello che controlla i livelli di melatonina, ormone responsabile delle fasi del sonno. 
Come ben spiegato dagli esperti di Ideegreen, portale all’avanguardia sui rimedi naturali, la melatonina è una sostanza prodotta dall’epifisi, una ghiandola del cervello utile a regolare il ritmo circadiano, che definisce i rapporti tra il sonno e la veglia. L’alternanza tra il sonno e la veglia è influenzata dalle stimolazioni luminose che arrivano attraverso la retina, di giorno e dalla produzione di melatonina durante le ore di buio.
Nei pazienti osservati, si sarebbero notate concentrazioni elevate di proteine, nelle zone del cervello che regolano il movimento degli occhi, che si verifica nella fase REM: i disturbi del sonno sarebbero quindi un sintomi di una patologia celebrale, anche se allo stato attuale, non esistono prove certe di questa connessione. 

Melatonina, un aiuto contro il Parkinson. Buone notizie arrivano comunque dal mondo accademico riguardo la cura del Parkinson: uno studio dell’Università di Granada ha infatti dimostrato che la melatonina, ormone prodotto in modo naturale dal nostro organismo, può aiutare a recuperare la capacità di movimento e coordinazione che i pazienti affetti da Parkinson tendono a perdere. La melatonina può infatti essere sintetizzata chimicamente ed essere somministrata sotto forma di capsule, gocce o compresse. 
Lo studio dimostra che assumere melatonina non solo previene lo sviluppo dei processi fisiologici del Parkinson, ma aiuterebbe a ripristinare la normalità, contrastando i danni molecolari che ostacolano la mobilità e l’esecuzione di movimenti complessi.
Al momento tuttavia la sperimentazione è stata condotta solo sugli animali e non è certo che l’uomo reagisca allo stesso modo. 

Staremo a vedere. 

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