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FERTILITY DAY: GLI PSICOLOGI CONTRO LA LORENZIN

Non diminuiscono le polemiche sulla scelta della Ministra della Salute di promuovere il cosiddetto Fertility Day, una campagna per invitare a far figli il prima possibile.
Un gruppo di trenta psicologi appartenenti all'associazione "Diventare psicologo", ha scritto una lettera rivolta al ministro della salute Beatrice Lorenzin per esprimere il proprio stupore rispetto alla campagna lanciata nei giorni scorsi e di cui abbiamo parlato qui

In poche ore la lettera ha fatto il giro del web e un migliaio di psicologi l'hanno sottoscritta e condivisa sui profili personali, considerando che una campagna fatta in questo modo sia "oltraggiosa come donne, come uomini, come persone, ma soprattutto, come professionisti della salute, la troviamo pericolosa per una popolazione femminile, già vessata da condizioni estremamente difficoltose per la scelta di procreare, perché le cartoline potrebbero indurre ad un significativo vissuto di colpa patogeno".



Gentilissima Ministra Lorenzin, 
siamo un gruppo di psicologhe e psicologi e leggiamo con stupore dell'iniziativa del “Fertility Day”, stupore che si trasforma in sconcerto alla lettura del Piano Nazionale per la Fertilità. 

Troviamo poco comprensibile attribuire una responsabilità rispetto alla maternità tardiva alle donne e troviamo umiliante che la campagna sottolinei il ticchettio dell'orologio biologico, in una nazione in cui non esiste più stabilità lavorativa, non ci sono supporti validi alla maternità e alla genitorialità in generale, dove la gestione e l'accudimento dei figli vede per lo più attive iniziative private, peraltro costosissime, o nonni faticosamente disponibili, una nazione, inoltre, in cui i prerequisiti alla genitorialità sono assenti o assai precari: in primis difficoltà di reperimento del lavoro, difficolta di accesso alle case popolari ed anche difficoltà enormi di accedere a mutui, difficoltà ancora più accentuate dalla precarizzazione istituzionalizzata del lavoro.

Per quanto riteniamo condivisibile la volontà istituzionale di avviare una campagna di SALUTE sul tema della fertilità, troviamo QUESTA iniziativa confusiva e dannosa; pericolosa e depersonalizzante è l'affermazione che si legge in una delle cartoline proposte dalla campagna “la fertilità è un bene comune”, perché NO, la fertilità non è una performance pubblica, è un fatto privato e soggettivo che pertiene una cosa intima, il corpo delle donne è delle donne e il modo in cui decidono di disporne appartiene a loro.  
Lo stesso discorso, ovviamente, riguarda anche gli uomini e il loro diritto di disporre del proprio corpo e di decidere della propria fertilità secondo sentimenti e scelte personali. Questo tipo di comunicazione va ad aggravare, peraltro, una già osteggiata applicazione di una legge (Legge n.194/1978) che prevede libertà di scelta da parte della donna rispetto alla gravidanza e alla sua prosecuzione, nel rispetto dei limiti temporali e clinici previsti, poiché sottintende, a tratti in modo invasivo e giudicante, proprio questa eventuale scelta. Proviamo stupore e sconcerto nel leggere nel Piano Nazionale "Cosa fare, dunque, di fronte ad una società che ha scortato le donne fuori di casa, aprendo loro le porte nel mondo del lavoro sospingendole, però, verso ruoli maschili, che hanno comportato anche un allontanamento dal desiderio stesso di maternità? [...]



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