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DAGLI SCEMI DI GUERRA AL DISTURBO POST TRAUMATICO DA STRESS COMPLESSO (PTSDc)

Il Disturbo post traumatico da stress (PTSD) è stato osservato già nel XVI secolo quando in soldati esposti a combattimenti militari, furono segnalati quadri psicopatologici che presentavano sintomi analoghi a quelli che attualmente vengono identificati con il PTSD.

Il primo caso di sindrome post-traumatica, nella letteratura non militare, fu invece riportato nel 1666 in un cittadino londinese reduce dal “Grande Incendio di Londra”. Perfino lo scrittore Charles Dickens descrive in un suo scritto i sintomi provati in seguito ad un incidente ferroviario in cui era stato coinvolto.

All'epoca il trauma veniva interpretato come conseguenza di una lesione fisica. Fu Oppenheim nel XIX secolo a collegare questi sintomi ad uno choc emotivo e non fisico.
Ma è dopo la Grande guerra che si comincia a pensare che i sintomi riferiti dai soldati costituiscano una categoria diagnostica a sé e che essi si possano presentare anche in tempo di pace. All'epoca le persone afflitte venivano definite scemi di guerra.


Cosi nell’ “Introduzione alla Psicanalisi delle Nevrosi di Guerra” (1919) Freud sottolineò come “le nevrosi di guerra “sono delle nevrosi traumatiche che, com’è noto, si presentano anche in tempo di pace in seguito ad esperienze spaventose o a gravi incidenti, senza alcun rapporto con un conflitto dell’io”. Ma terminata la guerra tutto cadde nell'oblio. Nel 1974 il Vietnam Veterans Working Group, comprendente una serie di associazioni professionali ed umanitarie finalizzate al sostegno dei veterani di guerra, fornì lo stimolo iniziale ad effettuare gli studi che portarono ad una validazione empirica della Sindrome Post-Traumatica permettendone l’ingresso ufficiale nella nosografia psichiatrica moderna, e che veniva definita come “un evento che esula dalle esperienze umane comuni e che evoca sintomi di stress nella maggior parte degli individui” Vent'anni dopo la nuova definizione di agente traumatico viene introdotta nel DSM-IV. 

Il trauma è definito come “l'esperienza personale diretta di un evento che causa o può comportare morte, o lesioni gravi, o minaccia all'integrità fisica". Ma quali sono i sintomi del disturbo post traumatico da stress? 

I principali sintomi sono: 
1) rivivere in maniera intrusiva e involontaria l'evento traumatico 
2) sintomi di evitamento del trauma, come evitare il luogo o situazioni e persone che ricordano l'evento 
3) ottundimento emotivo 
4) sintomi da eccessiva attivazione, come stato di allarme, ipervigilanza, insonnia, irritabilità. 

Essendo stata questa categoria concepita per descrivere la rispostata a singoli eventi o a più eventi circoscritti nel tempo mal si adatta a descrivere le difficoltà psicologiche che presentano pazienti esposti a eventi in un ampio arco di tempo o oramai lontani nel tempo.

Judith Herman ha quindi introdotto il concetto di Disturbo post traumatico complesso (PTSDc) per distinguere le vittime di traumi complessi, cioè traumi multipli che avvengono in tempi prolungati, dai traumi singoli (incidente d'auto, catastrofi naturali, episodi isolati di violenza). I traumi complessi sono tipicamente di origine interpersonale, come gli abusi e i maltrattamenti a cui la vittima non può sottrarsi. 

Ne può soffrire chi è cresciuto con un genitore violento o umiliante. 

I criteri diagnostici per il PTSDc sono: 
1) alterazione nella regolazione delle emozioni e del comportamento come difficoltà a modulare la rabbia, comportamenti autolesivi (tagli, bruciature), scarsa capacità autoprotettiva (comportamenti a rischio) 
2) disturbi della coscienza e della concentrazione: amnesia, episodi dissociativi transitori, depersonalizzazione 
3) somatizzazioni 
4) alterazioni della percezione di sé: senso di colpa eccessivo, senso di impotenza, idea di non poter essere compresi, sentirsi sbagliati o difettosi 
5) alterazione della figura del maltrattante: protezione del maltrattante, idealizzazione, tendenza ad assumere la sua prospettiva 
6) disturbi relazionali: alterazione della fiducia negli altri, tendenza a vittimizzare gli altri o a essere vittimizzati 
7) alterazione nei significati personali: disperazione, senso di inutilità personale. Come si può notare l'essere esposti ad un singolo evento traumatico o a più eventi concentrati nel tempo, oppure l'essere esposti a più eventi traumatici in tempi prolungati porta allo sviluppo di patologie molto differenti tra loro. 

Attualmente per il PTSD l'OMS consiglia come trattamento di elezione l'utilizzo della tecnica terapeutica EMDR, mentre per quanto riguarda il PTSDc possiamo sperare che finalmente venga riconosciuto e inserito tra le patologie del DSM, in modo che possa essere utilizzato come categoria diagnostica e su di esso si possa avviare la ricerca, in odo da fornire agli psicoterapeuti strumenti adeguati di terapia.


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