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LA TURCHIA BLOCCA TWITTER: IL PREMIER ERDOGAN CENSURA IL SOCIAL NETWORK

Erdogan - Wikipedia
"Noi sopprimeremo Twitter. Me ne frego di quello che potrà dire la comunità internazionale" - aveva dichiarato il premier Recep Tayyp Erdogan  davanti a migliaia di sostenitori -   "Estirperemo i social".

Il premier Erdogan aveva minacciato il blocco del social network dopo la pubblicazione di intercettazioni telefoniche  che coinvolgevano il primo ministro in un grosso scandalo di corruzione.
Erdogan aveva già minacciato di vietare YouTube e Facebook.

Detto fatto in poche ore. Secondo il sito turco Hurriyet, poco prima della mezzanotte (erano quasi le 23 di giovedì in Italia) molti account del social network  hanno iniziato a risultare irraggiungibili.

> SE SIETE IN TURCHIA ECCO COME CONTINUARE A USARE TWITTER

L’accesso alla piattaforma è stato progressivamente limitato  in buona parte del Paese, tanto che dal quartier generale del social network sono state diffuse informazioni utili ai circa 10 milioni di utenti del social per continuare a pubblicare cinguettii e immagini via sms.


La Tangentopoli turca che già lo scorso giugno era sfociata nelle manifestazioni di Gezi park a Istanbul e in un cambio ai vertici del potere, aveva irritato il premier turco che aveva definito la piattaforma di microblogging “una minaccia per la società”. Oltre che un ricettacolo “delle migliori bugie

La commissaria europea per le nuove tecnologie, Neelie Kroes, ha condannato l'iniziativa di Ankara. "L'interdizione di Twitter in Turchia è senza fondamento, inutile e vile - ha scritto la commissaria proprio sul social network -. Il popolo turco e la comunità internazionale vedranno questo come una censura. Cosa che è davvero".

LA LIBERTÀ DI STAMPA NEL MONDO


La Turchia era già al 154° posto nel mondo per libertà di stampa secondo reporter senza frontiere.
Un dato che la pone sotto Paesi come l'Iraq, la Russia e il Congo. Ma si può prevedere che dopo questa presa di mano del Governo turco, la posizione in classifica possa ulteriormente peggiorare.

Viste la progressiva affermazione delle nuove tecnologie e l’interdipendenza tra governi e popoli, la libertà di produrre e diffondere notizie e informazione anche attraverso i social network è sempre più vista come un diritto inalienabile.

“Nelle dittature, gli organi di informazione e le famiglie dei rispettivi staff sono esposti a rappresaglie spietate, mentre nelle democrazie i media devono fare i conti con le crisi economiche del settore e i conflitti di interesse. Le loro situazioni non sono sempre confrontabili, ma dovremmo ad ogni modo rendere omaggio a tutti coloro i quali resistono alla pressione, sia essa aggressivamente concentrata, individuale o generalizzata.” ha dichiarato il segretario generale di RSF Christophe Deloire.

LIBERTÀ DI ESPRESSIONE IN ITALIA

Anche in Italia (49° posto per libertà di stampa nel mondo) c'è infatti chi, a livello politico, ha cercato di porre un freno alla libertà di espressione. È il caso della cosiddetta legge ammazzablog, che vorre equiparare strumenti utilizzati dai liberi cittadini a testate registrate, con tutte le conseguenze legali e penali. Di fatto minando la libertà di parola dei cittadini.

L'IRONIA SI DIFFONDE PER LA RETE

I primi commenti non si sono fatti attendere. In rete scoppia l'ironia per una azione che ha le gambe corte. Se la Turchia vuole avere un futuro in Europa, non potrà impedire l'accesso ai social a lungo.







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