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TAGLIATI ANCORA GLI INVESTIMENTI IN RICERCA... MA NON SE NE PARLA

Riceviamo da DISTI e volentieri rilanciamo alcune riflessioni del Prof. Roberto Vacca

Prof. Roberto Vacca
Foto: Maxperot su  Wikipedia
Il Governo italiano riduce ancora gli investimenti in ricerca. Tende ad allinearsi con il privato - gli industriali che investono in ricerca e sviluppo poco più di metà di quanto fanno in media i paesi europei - mentre finora il pubblico stava al 70% della media europea.

Dal 2000 al 2005 lo Stato investiva 130 milioni di € all’anno nel programma nazionale di investimenti in ricerche liberamente proposte in tutte le discipline da università e da enti pubblici di ricerca. I fondi per questo Programma di Ricerche di Interesse Nazionale (PRIN) scendevano a 106 milioni nel 2009, 85 nel 2011 e 38 nel 2012. Ora pare stiano per essere annullati e inglobati in quelli (minimi) per finanziare i ricercatori precari.

Di questa situazione “bestiale e indiscreta” (per usare le parole di un agiografo spagnolo medioevale) non parlano i giornali, né i politici. Menzionano più spesso i 14 milioni e mezzo che il Ministero per i Beni Artistici e Culturali ha trovato per comprare e iniziare a riparare la disastrata Reggia borbonica di Carditello. Questa iniziativa è certo meritoria, ma molto meno urgente di quelle per la ricerca. Sembra che sia considerato virtuoso l’ignorare che l’economia prospera e la disoccupazione cala nei paesi che investono in ricerca e sviluppo quattro o cinque volte più di noi.

Come dico sopra (nel primo capoverso), l’inadeguatezza degli imprenditori privati è ben maggiore di quella dei poteri pubblici. Anche di questo parlamentari e funzionari dei partiti non si rendono conto. Nei loro dibattiti e nelle loro consultazioni discutono d'altro (...) mentre è più vitale e urgente eliminare la vergogna nazionale - che dura da molti decenni- delle scarse risorse dedicate da istituzioni e imprenditori a università, scienza, ricerca e sviluppo. (...)

di redazione DISTI da fonte Roberto Vacca

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