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ENTRO IL 2015 IN EUROPA RIMARRANNO VACANTI 900 MILA POSTI DI LAVORO. LO DICE IL RAPPORTO GLOCUS

Quando poche settimane fa pubblicai l'articolo "I LAVORI NE NESSUNO VUOL FARE"  in effetti ci arrivarono email, ma di gente che protestava per i bassi stipendi, pur confessando di non avere alcuna esperienza di lavoro pregressa.

Teniamo infatti presente che questo non è un luogo di reclutamento e che nell'articolo non parlai mai di quanto ammontasse lo stipendio, limitandomi a dire che una azienda di mia conoscenza "intende assumere programmatori anche con poca esperienza" ma ad oggi non ne trova sul mercato.

Un autentico "zoo" italiano che ci offrì anche uno spaccato tra la scarsa capacità professionale posseduta da alcuni (ovviamente non generalizziamo) e la mancanza di assumersi le proprie responsabilità (la colpa è sempre di qualcun altro). Una carrellata di luoghi comuni, convinzioni e pregiudizi e falsi miti che diventano una trappola. Convinti infatti che il lavoro debba essere un diritto (sbagliato!) questi individui lottano per avere un contratto precario dietro l'altro con l'obiettivo di raggiungere il posto fisso, e se lo raggiungono probabilmente non lo lasciano più, anche se si lamentano ogni giorno della condizioni di lavoro cui devono sottostare.

Giovani (qualcuno li definirebbe bamboccioni) che considerano 1200 euro come primo impiego uno stipendio da disprezzare. Nonostante i dati economici dimostrino il contrario e a fronte di una generazione X precedente alla loro che ha percepito e percepisce tuttora come stipendio una cifra analoga anche dopo oltre 10 anni di anzianità.

Ora, a confermare ciò che su Gravità Zero abbiamo solo anticipato, c'è anche il dato che emerge dal rapporto «Professioni e Lavoro nel 21° secolo» curato dal think tank Glocus presentato stamattina a Roma

Entro il 2015 si prevede che in Europa ci saranno circa 900 mila posti di lavoro che si creeranno e che nessuno sarà in grado di occupare a causa della scarsità di figure professionali dell’information and communication technology. 

È una cifra enorme in un’area dove la crisi sta falcidiando senza pietà l’occupazione, ed è una cifra oltretutto che prevede uno sviluppo vicino nel tempo. Il carpentiere digitale, dunque. 

Ma non solo. Mancano all’appello: progettisti di sistemi informatici, consulenti di software, analisti e sviluppatori di applicazioni, esperti di usabilità e accessibilità, medici e operatori sanitari specializzati nell’assistenza domestica grazie alla domotica, ingegneri esperti nella tecnologie a basso impatto ambientale, esperti di sicurezza dei sistemi. «Competenze trasversali e aggiornamento continuo sono le parole chiave delle professioni nell’era 2.0, dove aggiornarsi non vuol dire modificare il proprio profilo professionale bensì aggiornare e potenziare le proprie competenze specifiche, ridisegnandole e arricchendole in funzione del nuovo ambiente digitale e del loro diverso impatto sui diversi settori», è scritto nel rapporto. 

Vuol dire che ad essere fatte fuori saranno  non tanto le figure professionali in sé ma quelle di chi non guarda dove va il mondo, chi non si apre alla rivoluzione già in corso.

Aggiornarsi è l’unica parola d’ordine esistente in tutt’Europa ma in alcuni Paesi in particolare. Infatti l’Internet Economy italiana contribuisce alla formazione del Pil appena per il 2%, circa 32 miliardi di euro, (studio McKinsey) rispetto alla media europea del 4% con picchi del 7% in paesi come Germania e Nord Europa. «Se raggiungessimo la media europea è come se avessimo ogni anno 4 finanziarie italiane», sottolinea il rapporto. 

In particolare in Italia si è «registrato un calo dell’occupazione relativa a posizioni di lavoro con competenze definite come «high skills», a fronte di un aumento medio europeo del 2%. A ciò si accompagna un aumento della domanda per professioni a qualifica più bassa (3% «low skills», cui si somma un minimo calo anche per le professioni a qualifica «medium»). 

Nel 2012 in Italia, infatti, solo il 4% delle imprese ha assunto o cercato di reclutare specialisti Ict, uno dei valori più bassi della Ue-27+, insieme con Romania e Portogallo, valore pari alla metà della media Ue (8%). 

Desidero concludere con un invito alla fiducia nel futuro: vediamo  questi dati anche come una opportunità. Rimanere immobili non fa bene a nessuno. Il mondo ha subito due grandi rivoluzioni, quella informatica e quella portata da Internet e stiamo per avventurarci in una terza più importante rivoluzione, quella dei big data, dell'accessibilità open. Insomma, per chi è preparato o intende prepararsi ci sono grandi opportunità, bisogna solo darsi da fare.  


 

2 commenti

Anonimo ha detto...

"Convinti infatti che il lavoro debba essere un diritto (sbagliato!)"

Che sciocchezza! "L'italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro" articolo 1 della costituzione. Il lavoro dovrebbe essere il primo e più fondamentale dei diritti degli italiani (senza contare che il lavoro precario non è lavoro, è sfruttamento)

Claudio Pasqua ha detto...

Mi spiace contraddirla ma sono proprio le convinzioni erronee come le sue che provocano immobilismo e persone con un futuro privo di vitalità e soddisfazioni.

Credere ad esempio che se abbandono gli studi, non mi dò da fare per migliorarmi culturalmente o professionalmente, non svolgo qualche lavoro (si precario ma che mi permette di apprendere un lavoro, un tempo si chiamava apprendistato), possa pretendere di rendermi appetibile a qualche azienda è una utopia.

Credere che sia lo Stato a dover bussare alla mia porta mentre io dormo fino alle 10 (tanto non trovo lavoro, che mi alzo a fare) e a offrirmi un lavoro solo perché sono simpatico, è una illusione.

Insomma parlare sempre e solo di diritti, senza parlare di doveri, è una delle tante falsità che ci raccontano sul mondo del lavoro da anni.

Legga la recensione del libro "Le palle che ci raccontano sul mondo del lavoro"

E poi magari acquisti il libro e se lo legga come ho fatto io.

Provengo da una famiglia di emigranti che hanno viaggiato all'estero per trovare lavoro, e non vedo molte differenze con la situazione attuale.

Provi ad andare negli States a fare richieste come la sua: negli USA chi non ci si rimbocca le maniche non si ha neppure la copertura sanitaria per se e per i propri figli. E guardi che lavoro in Italia, per chi vuole, c'è sempre stato. Solo che come ha visto in commenti di articoli precedenti, ci sono lavori che gli italiani si rifiutano di fare.