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CROLLO DI ISCRITTI NELLE UNIVERSITÀ: È ALLARME?

L'università italiana è in difficoltà. Lo denuncia il Cun (Consiglio universitario nazionale) in un documento rivolto all'attuale Governo e Parlamento, alle forze politiche impegnate nella competizione elettorale, «ma soprattutto a tutto il Paese».

A fronte dei dati precedenti, è particolarmente preoccupante la tendenza, emersa negli ultimi anni, a una non trascurabile flessione delle immatricolazioni. Secondo i dati MIUR (Anagrafe Nazionale degli Studenti), gli immatricolati sono scesi da 338.482 (nel 2003-2004) a 280.144 (nel 2011-2012), ciò che significa un calo di 58.000 studenti pari al 17% degli immatricolati del 2003, come se in un decennio fosse scomparso un Ateneo grande come la Statale di Milano con tutti i suoi iscritti. La diminuzione degli immatricolati è solo in minima parte compensata dalle iscrizioni di studenti stranieri, il cui numero, nel periodo 2003-2012, ha conosciuto una crescita costante, passando da 8.252 a 11.510.

Di diverso avviso è il rettore del Politecnico di Milano, il prof. Giovanni Azzone che afferma che i dati debbano essere letti in modo più razionale. Secondo il rettore c'è un riequilibrio in alcune regioni e una forte riduzione in altre regioni. L'università è poi sentita sempre più come un investimento: i dati a livello nazionale affermano che chi si laurea in una buona università ha un reddito iniziale e possibilità di impiego superiore. Soprattutto se il laureato è accompagnato da una buona competenza in una lingua straniera.

Purtroppo, il calo degli iscritti non è l'unico dato che bisognerebbe analizzare.

Ne parla anche il sito del ROARS  in "Calo degli immatricolati: Profumo minimizza, ma inciampa sui dati".



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